lunedì 16 marzo 2015

La scoperta di una verità morale




Alba fatale (regista William A. Wellman, USA, 1943). Due cow boys, capitati in un paese appartato dopo anni d’assenza, sono costretti ad assistere a un linciaggio. Guidati da un signorotto, residuo delle armate sudiste, e da una virago sguaiata, i proprietari del luogo, infuriati per un furto di bestiame; mettono il laccio al collo a tre poveretti su cui gravano indizi solo apparentemente rivelatori. Invano il capo della piccola carovana, accusato di furto, supplica i manigoldi di soprassedere all’esecuzione in modo che egli possa provare la propria innocenza; invoca i figli ignari e la tenera moglie che lo attendono a casa: all’alba sarà impiccato con i suoi occasionali compagni, un vecchietto svanito e uno straniero indesiderabile. Sulla via del ritorno gli assassini verranno a sapere di avere ucciso tre innocenti. William A. Welhnan, un onesto e provato regista, ci ha dato con Alba fatale un capolavoro perché ha saputo rivelarci una evidente verità morale, cioè che a nessuno è lecito farsi giustizia da sé, accompagnandola con una rivelazione più insidiosa e sottile: di quanta crudeltà e perfidia sia capace certa gente sotto il manto della più virtuosa indignazione. Il racconto è rapido, serrato, per nulla sentimentale, con una apertura rustica all'inizio di assoluta efficacia.
1951
Petro Bianchi,op. cit.


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