Alba fatale
(regista William A. Wellman, USA, 1943). Due cow boys, capitati in un paese
appartato dopo anni d’assenza, sono costretti ad assistere a un linciaggio.
Guidati da un signorotto, residuo delle armate sudiste, e da una virago
sguaiata, i proprietari del luogo, infuriati per un furto di bestiame; mettono
il laccio al collo a tre poveretti su cui gravano indizi solo apparentemente
rivelatori. Invano il capo della piccola carovana, accusato di furto, supplica i
manigoldi di soprassedere all’esecuzione in modo che egli possa provare la
propria innocenza; invoca i figli ignari e la tenera moglie che lo attendono a
casa: all’alba sarà impiccato con i suoi occasionali compagni, un vecchietto
svanito e uno straniero indesiderabile. Sulla via del ritorno gli assassini
verranno a sapere di avere ucciso tre innocenti. William A. Welhnan, un onesto
e provato regista, ci ha dato con Alba fatale un capolavoro perché ha saputo rivelarci
una evidente verità morale, cioè che a nessuno è lecito farsi giustizia da sé,
accompagnandola con una rivelazione più insidiosa e sottile: di quanta crudeltà
e perfidia sia capace certa gente sotto il manto della più virtuosa indignazione.
Il racconto è rapido, serrato, per nulla sentimentale, con una apertura rustica
all'inizio di assoluta efficacia.
1951
Petro Bianchi,op. cit.
Nessun commento:
Posta un commento