Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 25 aprile 2012
giovedì 19 aprile 2012
Enzo Ungari
Sotto l’etichetta che porta la firma di Enzo Ungari, facendoli uscire dal limbo, andrò ricordando opere, di autori famosi o meno famosi, che hanno vissuto una sola stagione, se non dire la sola prima visione in un cinema d’essai, cineforum o circolo del cinema. Questi per altro pagavano caro il noleggio di questi film che nessuno voleva proiettare, dato il prevedibile scarso incasso da segnare sul borderò.
Li commenterà una breve citazione tratta dal libro di Enzo Ungari Schermo delle mie brame dato alle stampe nel 1978.
Vorrei anche ricordare che Enzo Ungari se fosse vissuto oggi sarebbe un nome notissimo per via de L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, ma non tutti sanno che proprio a Messina il buon Enzo trovò quanto cercava nelle biblioteche mondiali, e per bontà dell’altrettanto buona Giovannella Giordano.
Paulina s’en va di André Téchiné
è uno di quei film a cui si ha voglia di fare dei complimenti, a causa della sua fragilità e del suo essere senza protezione.
mercoledì 18 aprile 2012
Il massacro di Pompei
OGGI
Quest’opera porta la regia di Mario Bonnard. Solo per finta.
Quando furono iniziate le riprese Bonnard era stravecchio, e forse stramorto, come Stanley Kubrick quando si stavano ultimando le riprese d Eyes wide shut nel 1999, portato a termine non si sa da chi.
Lo presero in mano quattro giovani leoni: Ennio De Concini, Duccio Tessari, Sergio Corbucci e Sergio Leone. Questi partirono per la Spagna e a momenti vi rimanevano.
Il risultato è un guazzabuglio sgangherato per via della Commissione Episcopale Italiana e dell’Opus Dei spagnolo, con un contorno di musiche che irritano le orecchie di Angelo Francesco Lavagnino.
Ma non gliene vogliamo ai quattro baldi giovani, essi si fecero le ossa su quelle cadenti di Bonnard.
La fine: quella distruzione di Pompei sarà meglio rifatta sa Sergio Leone quando appronterà Il colosso di Rodi. L’inizio: beh, l’inizio è la partenza del western all’italiana, un manipolo di incappucciati a cavallo che oltrepassano di notte il fiume per compiere un massacro, è una scena delle future di Sergio Corbucci o Duccio Tessari ,sempre diretta da Sergio Leone, con quell’effetto notte, nuit américane o day for night che imperverserà in Per un pugno di dollari – d‘altra parte gli assalitori agiscono armati di frecce come gli apaches fordiani.
Tutto ciò lo si può notare nel filmato rimissato da me a cui ho inserito un frammento tratto dal corbucciano grande silenzio composto dal Maestro.
Su Steve Reeves meglio tacere per lui parlava l’ammasso di carne, è preferibile ricordare Mimmo Palmara giovanotto che se non ci fosse stato Giuliano Gemma … e una citazione merita Fernado Rey nelle vesti, per lui insolite, di cattivo.
Infine, Ennio De Concini diresse il suo unico film intitolato Gli ultimi 10 giorni di Hitler nel 1973
lunedì 16 aprile 2012
Harvest
Io arrivai all’E. inizialmente perché dopo la scuola per racimolare qualche lira e non gravare sempre su papà, ereditai un lavoretto, da mia sorella Maria, che consisteva nell’incassare per conto di una nota, a quei tempi, libreria. Una simpatica signora lavorava li dentro e vi ritornavo ben felice perché mi piacevano le sue gambe – quando divenimmo colleghi lo rivelai all’interessata, per nulla turbata, anche perché era divenuta come una sorella per me.
Dopo non ricordo se vi rimisi piede per Fabio Mollica o con Fabio, figlio del noto attore messinese Massimo, divenimmo amici lì dentro. Sta di fatto che lui aveva organizzato, ora si dice progettato, un corso per “Operatore Culturale”, a cui mi iscrissi. Ma forse, ora che ci penso, lo conobbi per via di un ciclo di film promosso da una cooperativa di cui lui faceva parte, proiettati al cinema Royal, e per il quale chiesero la mia consulenza e collaborazione.
Il docente di “Comunicazioni di Massa” per quel corso era Sebastiano Di Marco che veniva Reggio dove insegnava inglese in un liceo, ma era più conosciuto perché era la mente del circolo “Charlie Chaplin” in via Aschenez.
Il Natale di quell’anno, con Fabio e Filippo, un altro collega ed amico, lo passammo presso il suo circolo perché aveva allestito una retrospettiva su Sergej M. Ejzenstejn, cosa rarissima in quei tempi per i circoli calabro-siculi, e ogni sera con la 126 rossa della mamma di Fabio traghettavamo, via Villa San Giovanni, per andare al circolo reggino.
A Sebastiano Di Marco devo una riconoscenza che non ho mai potuto ricambiare a causa della sua prematura scomparsa: se sono diventato un lavoratore dell’E. lo devo al suo inaspettato e disinteressato sollecitamento presso il direttore. Lui capì subito quanto rappresentava il cinema per me e la preparazione acquisita frequentando i cinema e i circoli, per questo ogni tanto, durante le lezioni, mi chiamava a fare qualche intervento a supporto delle sue lezioni.
Al di fuori di questa mia attività lavorativa che mi impegnava abbastanza durante la settimana ,
sepolto il “Barbaro” non smisi di partecipare all’organizzazione di cicli cinematografici con altri circoli e in quegli anni si intensificò pure la collaborazione con la Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina e con la succeduta Taormina Arte.
Continuai a proiettare film presso un circolo ARCI, “Il Punto Rosso” – vi proiettai per qualche settimana Io sono un atutarchico di Nanni Moretti, allora al suo debutto -, partecipai e proiettai con la cooperativa Entr’Acte fondata dagli scissionisti barbari cui si era aggiunto Maurizio, Godard, Wenders, il Cinema Francese, proiettai pure presso il circolo socialista Officina e nelle feste dell’Unità.
venerdì 13 aprile 2012
mercoledì 11 aprile 2012
L'ultima bobina western
Siamo nel 1975, Sergio Leone produce Un genio, due compari, un pollo che dirige Damiano Damiani. Per sé riserva la parte iniziale, un film nel film. Finalmente rende omaggio, da par suo, ad un atro grande westerner,Sam Peckinpah, suo estimatore della prima ora, dato per morto ne Il mio nome è Nessuno. I silenzi le attese, i primi piani, il landscape, tutta una summa peckinpahiana e leoniana in circa otto minuti. Dovremo attendere dieci anni prima di un lunghissimo film e sarà la fine di tutto.
Sam Peckinpah, Giuseppe Rotunno, Sergio Leone, Monte Hellman
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