lunedì 9 gennaio 2012

domenica 8 gennaio 2012

Antoine Doinel-Leaud




Con I 400 colpi inizia questa retrospettiva che è dedicata ad un attore ed a un personaggio che via via vedremo crescere, anche fisicamente, quattro film e mezzo
Jean Pierre Leaud è stato l'attore simbolo di Francois Truffat sebbene Jean Luc Godard l'abbia sottratto, e stravolto, al suo amico Francois.
Il pregio di questo primo film sta tanto nella regia di Truffaut quanto nell'abile uso delle luci di Henri Decae, uno dei massimi fotografi d'oltralpe a cui fecero ricorso pure Malle Chabrol e Melville tra gli altri ed, infine, approdando qualche volta in America.
Il rapporto di Antoine con i genitori è difficile, per questo la sua vita sarà quella di far esplodere il suo mondo, unici mezzi per evadere saranno i luna park o i cinema dapprima, e le donne nei film successivi. Non vi svelo il finale, vi posso dire che Leo Carax l'ha ripreso nel suo Les amants du Pont-Neuf del 1991 così come l'aveva citato nel suo Boy Meets Girl del 1984.

mercoledì 4 gennaio 2012

Da Caulonia con Ardore


Mi leggerete poco, scrivendo di cinema, sulle opere contemporanee, specie di quelle nostrali. Ma imbattendomi per caso, sul blog di Carlo Bronson, in questi due film di Michelangelo Frammartino non ho potuto evitare di segnalarveli. E' vero si chiama Michelangelo, ma le opere dell'altro Michelangelo diventano piccoli drammi urbani al confronto con Il Dono e Le quattro volte, come  Nanni Moretti diventa uno Steven Spielberg caciaro ed il suo accolito Calopresti un Nunzio Malasomma dell'epoca del fascio.
Michelangelo Frammartino dipinge la Calabria per com'è: bella come Nastassja Rostova e terribile come Rogozin, e alle volte ci chiede del fegato per vedere le sue sequenze: non ci butta in faccia buste di sangue finto, no,  ma il bello e triste passaggio sulla terra di alberi, animali ed umani.





martedì 3 gennaio 2012

John Ford speaks


Il cinema migliore è quello in cui l'azione è lunga e i dialoghi brevi. Quando un film racconta la sua storia e ci descrive i suoi personaggi con una successione di piani semplici, belli e "attivi", allora sì che è cinema.

lunedì 2 gennaio 2012

Pina


Pina Bausch a Palermo ( foto Mittiga)

domenica 1 gennaio 2012

Harvest

Ero già stato qualche volta a Catania con Ubaldo per il Don Orione, con Parlagreco misi piede più frequentemente. A quei tempi Gianni girava con una Lancia Fulvia coupé verdolina, ed era la macchina che in quei tempi mi piaceva di più, quel coupé, per me, era lui, lo caratterizzava, nel senso che ne veniva fuori un personaggio borgataro come quelli dei film romani di Pasolini, del resto lui era di Camaro e i cammaroti lo ritenevano uno di loro, anche se aveva sposato una ragazza che veniva da fuori.
In via De Felice c’erano tutte le case di distribuzione cinematografica sia a carattere nazionale che regionale ed era lì che si faceva la programmazione dei cinema col conseguente noleggio.
Dapprima l’apparizione del leone della Metro, della volpe del Ventesimo secolo, del Titano o degli Artisti associati era come un biglietto da visita per il film che andavo a vedere, a volte anche una garanzia, ma entrare dentro l’ufficio delle case cinematografiche era quasi come andare a spiare dentro una famiglia.
Via De Felice era come via Condotti o come via Montenapoleone e quella prima volta che misi piede seriamente con Gianni feci un indigesto di cinema non sapendo dove indirizzare gli occhi al  richiamo e all’incanto di tutti quei manifesti con volti di attori o scene dei film pubblicizzati e l’incanto era doppio perché al film che ancora doveva arrivare nelle sale di prima visione si aggiungeva il film già datato: Barry Lyndon mescolato con Sentieri Selvaggi e Ultimo Tango.
Di colpo ammutolii quando entrammo dentro l’ufficio dell’Euro International Film, la casa degli ultimi western di Leone, ma anche di Pasolini, Elio Petri, Lina Wertmuller  e molti altri.





mercoledì 28 dicembre 2011

Rivoluzione?


Ultimo film di questo tributo a Sergio Corbucci. La rivoluzione si colora di commedia, diventa a tratti una farsa e i due guitti lo assecondano a dovere, come la colonna di maestro Morricone che richiama a seconda delle situazioni solo due temi riadatti di volta in volta.
Corbucci aveva un senso innato dello spettacolo e nei film qui comparsi lo da a vedere alla grande, forse gli possiamo incolpare uno smisurata incontinenza romana nei passaggi farseschi che non mancano mai nelle sue opere.