'Io
gli voglio un monte di bene, e quando su che in qualche minuscolo cinema c'è RIDOLINI
vado a trovarlo per farmi quattro risate naturali. Egli è un clown del circo
equestre, ha soltanto mutato il costume
fiabesco a pagliuzze d’oro per un abito dalla
comicità operaia, ma la cipria sul volto e il segno profondo di bistronegli occhi gli sono rimasti, e PER FAR RIDEREstrafàcon i suo colleghi in cappello a
cono. I suoi umani sentimenti sono cosi diafani che nessuno gli scorge; combatte
senza odiare, ama senza passione, ne buscasenza rancore; è dunque il vero pagliaccio passato dall’ arena al cinema.
Ma s'é portato dietro quel fondo magico che é dei personaggi del circo; anche
le sue bestie sono ammaestratee ilmodo in cui agisce è pieno dicandidi trucchi del mestiere secolare. Ridolini
è una specie di salta leone, di molla compressa, ogni volta che si tende mette
in moto un congegno. Il successo sta nella sorpresa, tutto quello che faè inaspettato e decisivo,non ha mai un gesto
che resti a metà, e fra lui e la macchina da presafanno a chi più corre, sicché le sue pellicole risultano vertiginose e
attanaglianti. Afferrano con la prima scena che è già a pieno dramma, tengono stretto bombardando dl
velocissimi paradossi, e lasciano
allucinati come un viaggio in tabogan.
Quando si accende la luce, ti guardi intorno e ti
sembra di aver preso terra dopo un volo
stregato ..
Paoio Cesarinl
(FilmrivistaIII. 8.15 maggio 1946) Ridolini pugilista (Horseshoes) 1923
Venerdì
27 febbraio 1998, la scuola media di Platì si è recata al cinema “ Vittoria “
di Locri per la visione del film “ Titanic “. A chiunque ci chiedesse cosa ne
pensiamo del film ripeteremmo che è stato un “ escursus “ di sentimenti,
emozioni, sensazioni che si sono susseguite dalla prima fino all’ultima scena.
Il Titanic, maestoso transatlantico mai visto prima per dimensioni e conforts,
affondò il 15 aprile del 1912, schiantato da un iceberg. Aveva a bordo 2200
persone, di queste solo 700 trovarono scampo e salvezza sulle scialuppe.
La
storia d’amore, che si intreccia nella trama tragica del film, tra due giovani
ragazzi di diversa estrazione sociale Jack e Rose, mette a nudo tanti sentimenti
che a volte elevano la dignità umana, altre la fanno “ affondare “ nel baratro
dell’egoismo e della prepotenza.
Sono
tante le scene, come prima dicevamo, cariche di emozioni: l’amore dei due
ragazzi, il coraggio di Ros di abbandonare la vita comoda e agiata dei ricchi;
la prepotenza del fidanzato di Rose; la boriosità della madre di lei, che pur
di salvare la propia posizione sociale, ormai al margine del fallimento,
costringe la figlia ad un fidanzamento senza amore; la solidarietà di Jack fino
al sacrificio estremo.
Ma
quello che profondamente ci ha colpito è la profonda differenza di trattamento
tra nobili e povera gente, che da tutto per tutto, pur di varcare l’oceano e
trovarsi “ nella ricca terra d’America “. La scena dei cancelli chiusi per salvare
prima i ricchi e poi, se fossero rimaste scialuppe, gli altri cioè i meno
fortunati, ci è rimasta impressa come una lama nel cuore e ci a fatto meditare:
“ Quando mai ci sarà uguaglianza tra gli uomini “? Gli scienziati, che erano alla ricerca del
famoso gioiello “ il cuore dell’Oceano “, rimangono esterrefatti sentendo il
racconto di Rose, dimenticano lo scopo primario delle loro ricerche; meditano e
fanno meditare anche noi spettatori.
Rose,
ormai centenaria, conclude il film, restituendo all’immensità dell’Oceano quel
gioiello che gelosamente insieme ai suoi
ricordi aveva custodito per tanto tempo. Questo film ha colpito soprattutto,
noi ragazze e ha suscitato profondi ripensamenti sulla caducità delle cose, e
sull’infinito valore di ogni creatura di Dio, ma ci ha fatto innamorare ancora
di più di quel bellissimo ragazzo che è Leonardo Di Caprio, che già avevamo
tanto ammirato e ritagliato da riviste e giornali per incollarlo sulle pagine
dei nostri diari.
Grazie
Signor Preside per averci permesso di rivedere il nostro idolo.
La III a C
tratto
da IL GIORNALINO numero unico
della
Scuola Media Statale “ D. Perri “
Platì
- Cirella a. s. 1997/98
Di mio non posso fare a meno che citare questa canzone di Francesco De Gregori quando ancora non nascondeva la nuca con cappelli e cappellini
Siamo
sul finire degli anni cinquanta del secolo scorso. Ancora devono venire fuori
alcuni giovani autori che cambieranno la faccia al Cinema per Eccellenza: il
western. In quei tempi John Sturgess,
uno dei massimi direttori per questo genere, confeziona un film che visto oggi
presenta delle attrattive che definiamo, con un’espressione dei giorni nostri,
intriganti.
Tutto
merito di un paesaggio quanto mai selvaggio e di due attori, Robert Taylor e
Richard Widmark, recuperati ormai avanti con gli anni. Era consueto in quel periodo
affiancare una giovane e bella ragazza con un maturo eroe degli anni andati. Qui sono Robert Taylor e Patricia
Owens, altrove Gary Cooper con Julie London, per non tacere del “ duca “ John
Wayne con Angie Dickinson. Aggiungete a questi due vecchi infantilmente
innamorati qualche altro caratterista con problemi freudiani e il soggetto
galoppa fino alla resa finale.
Il
35 mm impresso col cinemascope, ancora di più con le luci date da Robert
Surtees, sul grande schermo del cinema Garden
di via Antonio Martino o dell’ Odeon
sul “ Viale “ di certo facevano bella
mostra di sé; il piacere era sedersi nella prima fila sotto lo schermo
possibilmente nella poltrona centrale.
In
Sfida neIla città morta ( The Law and Jack Wade, 1958) i tre del
nostro titolo incattiviti tra di loro partono per recuperare un bottino sepolto
in un cimitero. Non è la fossa anonima accanto a quella di Archie Stanton resa
celebre a causa di tre altri sciagurati che si contendono il contenuto sepolto
sotto la sabbia. Nel titolo di quel film fu oscurata la Bella e messo in mezzo
il Brutto che andava per nome: Tuco, Benedicto, Pacifico, Juan Maria Ramirez.
Amore
mio, anche ì miei pensieri sono sempre con te. lo sono sempre con te. Non devo
neppure chiudere gli occhi per sentirti vicino, è come se bastasse allungare una mano. Amo la
tua mano, le tue braccia.
Amore, amore mio grande, non importa che tu non mi
possa parlare, conosco bene la tua voce.
E anche se non puoi starmi vicino, posso parlare con
te. Possiamo parlarci, dirci tutto.
Amore, è già autunno? Sono distesa vicino a te
sull'erba. Ci sono tante foglie rosse. Tra poco pioverà.
Mi riparerai dalla pioggia, coprirai i miei capelli. Cammino
nel fango e non ci sono foglie.
Amore, e tu? E' un bene che tu esista. Bacio le tue
labbra perché non siano tristi. Bacio i tuoi occhi