Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
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mercoledì 8 novembre 2017
martedì 17 ottobre 2017
Acque smosse: dedicato a Gino Mauro e Pompeo Oliva
Rassegna: parole solo parole
Mantenendo la promessa fatta, il presidente dell'EPT Eugenio
Longo ha organizzato nei locali della Camera di Commercio, l`11 settembre scorso,
la seconda riunione con i circoli cinematografici allargata agli altri componenti
del mondo politico e culturale.
Assente qualsiasi rappresentante del Municipio, assente
Sandro Anastasi, erano presenti alla riunione, oltre naturalmente al Presidente,
al prof. Carmelo Cavallaro ed al capo ufficio stampa della Rassegna Stelio
Vitale Modica, i rappresentanti dei tre maggiori partiti politici (D.C., P.C.I.
e P.S.I.) e quelli del circolo di cultura cinematografica “U. Barbaro” aderente
all'ARCI e dell`ARCI stessa, dei Cineforum “Orione”, “Lorenzo Milani” e
“Ganzirri” aderenti al CINIT, tutti di Messina e, tra i circoli della
provincia, il “Vittorini” di Taormina aderente all'ARCI e “Nuova Presenza” di
Santa Teresa Riva.
In particolare, il “Vittorini” ha parlato di legame con la realtà
sociale e culturale e di spostamento della Rassegna d'inverno al Palazzo dei
congressi a Taormina; il “Barbaro” ha rinnovato le sue proposte relative alla
gestione diretta della Rassegna da parte dei circoli cinematografici, all’istituzione
di una cineteca e di una biblioteca, l”ARCI ha affermato che bisogna pervenire ad
un superamento della scissione tra turismo e cultura, e che il discorso sulla
Rassegna deve coinvolgere in maniera diretta, le forze politiche e gli enti
locali; Gino Mauro, che ha detto di intervenire a titolo personale anche se è
responsabile della D.C. (e del “Lorenzo Milani”), ha parlato di mancanza di
credibilità della Rassegna rispetto, per es., a Venezia (ma, ci chiediamo, se
ciò è vero, a chi è da imputare questa mancanza di credibilità?) ed ha proposto
ancora una volta la creazione di un Ente stabile Regionale, a cui invece il
rappresentante del P.S.I., Pompeo Oliva, ha contrapposto la creazione di un
consorzio di enti, (perché un ente stabile comporterebbe una dotazione di fondi
eccessiva rispetto al finanziamento regionale); al contrario Mario Bolognari
del P.C.I. si è dichiarato
diffidente verso strutture nuove, siano esse Ente o Consorzio,
proponendo che i due miliardi a disposizione dell’Assessorato al Turismo della
Regione Siciliana siano concentrati su quelle dieci-quindici manifestazioni,
tra cui in primo luogo la Rassegna, più ricche dal punto di vista qualitativo e
culturale.
Tutto è apparso comunque molto vago, confuso, nebuloso e
tale è apparsa anche la relazione introduttiva del Presidente E. Longo che ha
tenuto a precisare come le responsabilità principali del decadimento della
Rassegna siano da addebitarsi alle forze politiche e sociali messinesi e soprattutto
a quelle regionali alle quali spetta il compito di decidere in merito al futuro
della manifestazione, che l'EPT peró, senza le dovute garanzie, non è più
disposta a gestire.
A conclusione della seduta, nel riprendere la parola egli ha
detto che la riunione è servita, se non altro, “a smuovere le acque”, rinnovando
il suo invito ai cinecircoli all’impegno ed alla collaborazione.
E doveroso però precisare che le acque sono state smosse già
prima proprio dalle associazioni culturali di base e dai loro documenti di
protesta, che l’impegno a collaborare seriamente per “salvare” la rassegna i
Circoli l`hanno già offerto da anni, rimanendo inascoltati,
ma che essi non intendono nel modo più assoluto né essere strumentalizzati, né,
tanto meno, offrire il “paravento” culturale a “manovre” poco chiare.
Al Presidente, comunque, è da ascrivere, per ora, il merito
indiscusso di aver recepito nel loro giusto significato le salutari critiche
dei Cinecircoli e di non essersi dimostrato “insensibile” al grido di dolore
che
da tante parti giungeva alle sue orecchie.
A quando la prossima riunione (possibilmente però con meno
parole e più fatti concreti)?
Nino Genovese
settimanale ilPunto, 1979
La foto è di mastru Vizzini
mercoledì 4 ottobre 2017
giovedì 28 settembre 2017
mercoledì 13 settembre 2017
mercoledì 24 maggio 2017
Il "Barbaro", il Cile e l'"Orientale" a Camaro
Torna il Circolo del cinema « U. Barbaro »
Spazi culturali nuovi
Finalmente una nota positiva nello stanco panorama
cinematografico e culturale messinese: il 1978 segna la ripresa di attività del
circolo di cultura cinematografica «Umberto Barbaro». Nonostante ii circolo,
intitolato al grande teorico (siciliano e marxista) del linguaggio
cinematografico, non abbia funzionato per alcuni anni, in tutti gli ex-soci era
sempre rimasta la speranza di rivederlo. Il «Barbaro» si eri infatti subito
messo in evidenza per le sue rigorose e puntuali scelte
politiche ed artistiche, che avevano fatto sì che in una stagione si mancò di
poco la cifra clamorosa di tremila soci. Purtroppo dopo quella eccezionale
stagione, non si e saputo ripetere lo stesso successo, anzi è seguito un
pauroso declino.
Ma c'è stato anche il coraggio di analizzare decisamente le ragioni
del fallimento e trarne le dovute conseguenze. Ecco che quindi il circolo si
presenta con un gruppo responsabile completamente rinnovato e deciso a non
farsi scoraggiare da ostacoli di sorta. Una delle maggiori difficoltà del «Barbaro»
e stata quella di non poter disporre di una sede propria, ma l'ostacolo
quest'anno è stato aggirato. Le sale del centro ormai si sono trasformate tutte
in prime visioni e chiedono cifre esorbitanti per l`affitto (anche se nei
giorni feriali godono di poche decine di spettatori), quindi la scelta è dovuta
cadere su una sala periferica, nella convinzione che la maturità dei cittadini
saprà comprenderne la necessità. E' anzi questo uno degli aspetti più interessanti
del sesto anno di attività dell'«Umberto Barbaro», avere il coraggio di
programmare il ciclo al cinema «Orientale» di Camaro Inferiore. Per altro
dobbiamo dire che la sala, come struttura e collocazione, e più che dignitosa e
di conseguenza debbono essere superati molti luoghi comuni. Non e giusto
sfruttare solo le strutture esistenti nel centro urbano, emarginando con sdegno
quelle periferiche (oltre tutto la zona di Camaro ormai è perfettamente
inserita nel nucleo urbano). E' un discorso che si ricollega a quello più vasto
della riappropriazione degli «spazi» culturali, che abbiamo fatto già altre
volte e che molti, a parole, condividono. Ecco un'occasione per dimostrare
fattivamente la propria volontà concreta: è una sfida a certa mentalità che
deve essere vinta.
Passiamo ad un esame del programma. Si inizia il 18 gennaio
col primo di quattro film dedicati alla lotta che il Cile sta conducendo per la
propria liberazione. Si vuole sottolineare come sia sbagliato l’atteggiamento
di molti di occuparsi intensamente per un certo periodo di un problema e poi
lasciarlo perdere, completamente irrisolto. La vicenda del Cile è un esempio
classico: dopo anni di slogan, Inti
Illimani, ecc., adesso quasi non se ne parla più mentre i Cileni continuano
a languire in piena dittatura. E' opportuno quindi proporre i film di Miguel
Littin, grande regista cileno in esilio, di cui alcuni avranno già visto la «Tierra prometida», mentre l'ottimo «Actas de Marusia›› (col nostro Gian
Maria Volontè) ed «El chacal de Nahueltoro››
sono in prima visione. Conclude il ciclo sul Cile un formidabile documentario
sulla repressione in quel paese girato da Tedeschi dell’Est.
IL SOLDO 15 gennaio 1978
lunedì 27 marzo 2017
Espressionismo sullo Stretto
Oggi al Royal, per il ciclo organizzato dal circolo <<Barbaro» e
dal Gruppo siciliano del Sncci, con il concorso dell‘amministrazione comunale,
saranno proiettate le due parti del film di Fritz Lang.
Il dottor Mabuse é un dominatore senza scrupoli che guida una banda di
assassini, falsari e altri criminali e con il loro aiuto terrorizza la società.
Egli. Procedendo scientificamente, ipnotizza le vittime predestinate e sfugge
all’identificazione assumendo identità diverse.
Lang girò questo film nel I922 ed è forse il suo primo film importante
dopo <<Destino».
Le scene notturne di <<Mabuse»
furono girate in studio. II treno sopraelevato, che allora emozionò il
pubblico, era un treno giocattolo fotografato in studio e sovrimpresso alla
scena, girata precedentemente, della strada di notte.
IL SOLDO, 12 aprile 1980
Organizzato dal circolo <<Barbaro»
Da oggi a Messina un ciclo
dei film
dell’espressionismo
tedesco
di Alfonso Moscato
C’è un film famoso <<Il
gabinetto del dott. Caligari» (Das
Cabinet des Dr. Caligari,1920) che a detta degli storici sarebbe
l'iniziatore dell’espressionismo cinematografico tedesco. Oggi lo si può vedere
come un giallo di discreta forza narrativa immerso in una congerie di elementi
scenografici da baraccone da fiera. Ma può essere visto — ed è stato visto —
anche in maniera differente. Sarebbe
un'archetipo, perché lo sforzo fatto nel film di coordinare scenari, interpreti,
illuminazione e azione è sintomatico del senso di organicità strutturale che da
questo film in poi si manifesta sullo schermo tedesco». Sarebbe anche un' anticipatore,
essendo il personaggio di Caligari “il tipico precursore di Hitler in quanto
usa il potere ipnotico per piegare al suo volere il suo strumento”.
Le frasi tra virgolette sono del sociologo Siegfried Kracauer, tratte
dal suo Cinema tedesco dal <<Gabinetto
del dottor Calegari» a Hitler pubblicato in America nel 1947. Secondo
Kracauer i film rispecchiano quei profondi strati della mentalità collettiva che
giacciono più o meno sotto il livello della coscienza. Per cui l’indagine
critica sul cinema tedesco degli anni 20 permette di approfondire la conoscenza
della Germania prehitleriana, rivelando che all'origine dei film espressionisti
c'è un morboso disamore dei tedeschi per la propria epoca: incapace di
risolvere le proprie contraddizioni la borghesia tedesca si ridusse
all’evasione in un universo fantastico.
Queste affermazioni di Kracauer furono ampiamente ironizzate da Umberto
Barbaro il quale, nel suo <<Il cinema tedesco» mise in dubbio,
addirittura, l'esistenza in Germania di un espressionismo cinematografico. Più
drastici di Barbaro, tanti hanno detto che o tutto il cinema (migliore) è,
anche oggi, espressionista o niente lo è. La discussione continua.
Pero alcune caratteristiche si possono evidenziare che, pur non essendo
esclusive dei film attribuiti all'espressionismo, ci si trovano sempre e spesso
tutte insieme; la caratterizzazione non realistica degli attori (ottenuta a
volte con truccature orripilanti) l’importanza dell‘architettura, non di rado
geometrizzante o bizzarra’; il demonismo; il misticismo.
L’espressionismo cinematografico tedesco si pub considerare una parte
di quel più ampio movimento che si diffuse in Europa centrale tra il 1907 e il
1927, protraendosi, per lo spettacolo, fino al 1933. Fondandosi sull'inconscio
o esplorandolo, l‘espressionismo cercava di forzare i limiti della
<<normalità» per andare alle radici delle angosce delle aure o delle
esaltazioni. L'espressionismo cinematografico si sviluppò soprattutto in
Germania dal 1920 in poi. Quello che è curioso - ma non tanto- constatare come
l’espressionismo trionfò nelle varie arti prima della guerra, nel cinema invece
dopo la guerra. Il cinema al solito arrivava in ritardo arrancando dietro alle
novità. (Un caso simile l’abbiamo avuto in Italia con il Neorealismo).
Non per nulla si formò, negli stessi anni, un movimento di reazione
all'espressionismo visto come un'esperienza anacronistica e non popolare: la
<<Nuova oggettività» i cui autori portarono sullo schermo la strada e i
suoi personaggi e ci fu una pubblicistica di sinistra che cercò di interessare
gli strati popolari a questo tipo di cinema-per-il-popolo.
Stranamente — come è piena di stranezze la storiografia - si è parlato
più dell’espressionismo cinematografico che della <<Nuova oggettività» o
anche del <<Cinema da camera» che, sempre in reazione al barocchismo estetico
e morale dell’espressionismo, metteva in scena pochi personaggi e ambienti
ristretti e realistici. Comunque, i nomi di sceneggiatori, registi, scenografi,
attori abitualmente citati come espressionisti sono tanti e meritevoli.
Il ciclo che all'espr'essionismo tedesco dedica il circolo
<<Umberto Barbaro» di Messina si ferma ad alcuni dei più noti, principalmente
ai registi Fritz Lang e Friedrich Murnau dei quali vengono proiettati i film
più significativi degli anni 20. Però Murnau si pose a un certo punto fuori, se
non contro, la corrente espressionista, piegando verso il <<cinema da
camera» di cui il suo <<L'ultima
risata» è considerato il risultato migliore. Come si vede, i veri autori
difficilmente si lasciano integrare in una prospettiva unica e unitaria.
Gazzetta del Sud / Anno
20 n. 96 / Giovedì 10 Aprile 1980
Ancora una volta il Don Orione va incontro al Barbaro.
E sì, perché Alfonso Moscato è stata la mente, come Ubaldo Vinci il braccio,
del cineforum Don Orione.
lunedì 27 febbraio 2017
Orione o Don Orione
Nei tempi che furono ci fu una lotta cruenta tra quanti (i preti dell'istituto ed il il famigerato Trupianoi) che sostenevano, a ragione, l'insegna DON ORIONE ed i giovani cadetti, c'ero io in mezzo, che alzavano il vessillo ORIONE.
lunedì 30 gennaio 2017
Espressionismo a Messina
Oggi al Royal, per il ciclo organizzato dal circolo <<Barbaro» e
dal Gruppo siciliano del Sncci, con il concorso dell‘amministrazione comunale,
saranno proiettate le due parti del film di Fritz Lang.
Il dottor Mabuse é un dominatore senza scrupoli che guida una banda di
assassini, falsari e altri criminali e con il loro aiuto terrorizza la società.
Egli. Procedendo scientificamente, ipnotizza le vittime predestinate e sfugge
all’identificazione assumendo identità diverse.
Lang girò questo film nel I922 ed è forse il suo primo film importante
dopo <<Destino».
Le scene notturne di <<Mabuse»
furono girate in studio. II treno sopraelevato, che allora emozionò il
pubblico, era un treno giocattolo fotografato in studio e sovrimpresso alla
scena, girata precedentemente, della strada di notte.
Organizzato dal circolo <<Barbaro»
Da oggi a Messina un ciclo
dei film
dell’espressionismo
tedesco
di Alfonso Moscato
C’è un film famoso <<Il
gabinetto del dott. Caligari» (Das Cabinet
des Dr. Caligari,1920) che a detta degli storici sarebbe l'iniziatore
dell’espressionismo cinematografico tedesco. Oggi lo si può vedere come un
giallo di discreta forza narrativa immerso in una congerie di elementi
scenografici da baraccone da fiera. Ma può essere visto — ed è stato visto —
anche in maniera differente. Sarebbe
un'archetipo, perché lo sforzo fatto nel film di coordinare scenari, interpreti,
illuminazione e azione è sintomatico del senso di organicità strutturale che da
questo film in poi si manifesta sullo schermo tedesco». Sarebbe anche un' anticipatore,
essendo il personaggio di Caligari “il tipico precursore di Hitler in quanto
usa il potere ipnotico per piegare al suo volere il suo strumento”.
Le frasi tra virgolette sono del sociologo Siegfried Kracauer, tratte
dal suo Cinema tedesco dal <<Gabinetto
del dottor Calegari» a Hitler pubblicato in America nel 1947. Secondo
Kracauer i film rispecchiano quei profondi strati della mentalità collettiva che
giacciono più o meno sotto il livello della coscienza. Per cui l’indagine
critica sul cinema tedesco degli anni 20 permette di approfondire la conoscenza
della Germania prehitleriana, rivelando che all'origine dei film espressionisti
c'è un morboso disamore dei tedeschi per la propria epoca: incapace di
risolvere le proprie contraddizioni la borghesia tedesca si ridusse all’evasione
in un universo fantastico.
Queste affermazioni di Kracauer furono ampiamente ironizzate da Umberto
Barbaro il quale, nel suo <<Il cinema tedesco» mise in dubbio,
addirittura, l'esistenza in Germania di un espressionismo cinematografico. Più
drastici di Barbaro, tanti hanno detto che o tutto il cinema (migliore) è,
anche oggi, espressionista o niente lo è. La discussione continua.
Pero alcune caratteristiche si possono evidenziare che, pur non essendo
esclusive dei film attribuiti all'espressionismo, ci si trovano sempre e spesso
tutte insieme; la caratterizzazione non realistica degli attori (ottenuta a
volte con truccature orripilanti) l’importanza dell‘architettura, non di rado
geometrizzante o bizzarra’; il demonismo; il misticismo.
L’espressionismo cinematografico tedesco si pub considerare una parte
di quel più ampio movimento che si diffuse in Europa centrale tra il 1907 e il
1927, protraendosi, per lo spettacolo, fino al 1933. Fondandosi sull'inconscio
o esplorandolo, l‘espressionismo cercava di forzare i limiti della
<<normalità» per andare alle radici delle angosce delle aure o delle esaltazioni.
L'espressionismo cinematografico si sviluppò soprattutto in Germania dal 1920
in poi. Quello che è curioso - ma non tanto- constatare come l’espressionismo
trionfò nelle varie arti prima della guerra, nel cinema invece dopo la guerra.
Il cinema al solito arrivava in ritardo arrancando dietro alle novità. (Un caso
simile l’abbiamo avuto in Italia con il Neorealismo).
Non per nulla si formò, negli stessi anni, un movimento di reazione
all'espressionismo visto come un'esperienza anacronistica e non popolare: la
<<Nuova oggettività» i cui autori portarono sullo schermo la strada e i
suoi personaggi e ci fu una pubblicistica di sinistra che cercò di interessare
gli strati popolari a questo tipo di cinema-per-il-popolo.
Stranamente — come è piena di stranezze la storiografia - si è parlato
più dell’espressionismo cinematografico che della <<Nuova oggettività» o
anche del <<Cinema da camera» che, sempre in reazione al barocchismo estetico
e morale dell’espressionismo, metteva in scena pochi personaggi e ambienti
ristretti e realistici. Comunque, i nomi di sceneggiatori, registi, scenografi,
attori abitualmente citati come espressionisti sono tanti e meritevoli.
Il ciclo che all'espressionismo tedesco dedica il circolo
<<Umberto Barbaro» di Messina si ferma ad alcuni dei più noti,
principalmente ai registi Fritz Lang e Friedrich Murnau dei quali vengono
proiettati i film più significativi degli anni 20. Però Murnau si pose a un
certo punto fuori, se non contro, la corrente espressionista, piegando verso il
<<cinema da camera» di cui il suo <<L'ultima risata» è considerato il risultato migliore. Come si vede,
i veri autori difficilmente si lasciano integrare in una prospettiva unica e
unitaria.
Gazzetta del Sud / Anno
20 n. 96 / Giovedì 10 Aprile 1980
Ancora una volta il Don Orione va incontro al Barbaro.
E sì, perché Alfonso Moscato è stata la mente, come Ubaldo Vinci il braccio,
del cineforum Don Orione.
domenica 29 gennaio 2017
giovedì 26 gennaio 2017
Don Orione vs U. Barbaro
Alla fine degli anni sessanta del secolo della bomba atomica
le manifestazioni per lo più studentesche andarono a colpire anche il cinema
non solo come fase produttiva ma anche culturale. I cineforum ed i Circoli del
Cinema unitamente alle Associazioni di cui facevano parte attraversarono una fase
burrascosa che portò a scissioni intestine da cui vennero fuori nuove sigle che
favorirono un diverso approccio con le opere e gli autori. Da tutto ciò non
rimase indietro il Cineforum “Don Orione” allora legato con la parrocchia e l’istituto
dentro cui agiva. Parte dei dirigenti quel circolo si staccarono per dare vita
al Circolo di Cultura Cinematografica “Umberto Barbaro”. A portare avanti le
iniziative del “Barbaro” fino alla metà degli anni settanta fu il professor
Guerrera e dopo una pausa di qualche anno da un gruppo di cinefili usciti anch'essi
dal vecchio “Don Orione”. Le prime programmazioni del “Barbaro”, avvenivano al
cinema Aurora in via XXVII Luglio,
riflettevano l’ideologia degli ideatori i programmi e le opere dei fratelli
Taviani o della Cavani non mancavano mai dagli schermi accanto ai meno noti
registi dell’America Latina. Successivamente, negli anni dei cinefili, si
andarono a divulgare generi ed autori considerati di culto cosicché accanto a
Monte Hellman si accostava Sergio Citti. I più intellettuali di quei cinefili
diedero vita anche ad un evento abbastanza unico per la città dello Stretto,
che portò il nome di “Saggi dell’Espressionismo Tedesco”. Le programmazioni di
questi anni avvenivano al cinema Royal
di via Palermo come anche al cinema Orientale
di Gianni Parlagreco a Camaro. Quella del “Barbaro” è una storia breve, legata
alla stagione in cui ancora nella città le sale erano abbastanza numerose, connessa
anche al desiderio di portare gli autori esclusi da quel circuito ormai
dissolto.
lunedì 17 ottobre 2016
Cinema TRINACRIA
L’improvvisa
chiusura del “ Cinema Trinacria “
Vampiri e sciacalli
Messina,11
Via Maddalena è a lutto. Da qualche giorno, in essa, non brillano più i
globi elettrici annunzianti la continuità di spettacoli che il più bel ritrovo
cittadino, il Cinema Teatro Trinacria,offriva al pubblico messinese.
Ieri, con la rapidità di diffusione caratteristica delle cattive nuove,
si propalava la notizia che ad istanza dei creditori all’elegante ritrovo di
Giovanni Schepis erano stati apposti i suggelli.
Tale dichiarazione fallimentare, per quanto fosse notoria la precaria
condizione finanziaria dell’azienda, specie in questi ultimi tempi, ha destato
un senso di stupore, nel pubblico, poiché non ignora vasi che, mercé trattative
condotte con alcuni importanti aziende bancarie, si sperava una radicale e
benevola soluzione della crisi.
La sorte è stata madrigna verso la tradizionale impresa che la dimane
del disastro, a furia di sacrifici e con audacia effettivamente poco comuni –
ci perdonino i capitalisti messinesi – dotava la nostra città di un ritrovo
modesto dapprima che ha prosperato sino
al punto da trasformarsi in un locale affatto secondo ai migliori del genere. E
la “ debacle “ attuale è una evidente prova del cattivo apprezzamento di ogni
iniziativa che esca dal normale e che avrebbe diritto a maggiore
incoraggiamento e non ad opera annientatrice.
Il bilancio dell’azienda “ Cinema Teatro Trinacria “ a quanto risulta da
una recente convocazione di creditori, potrebbe essere compendiato nelle
seguenti cifre:
Attività £. 4.591.815.13
Passività ipotec. £. 1.587.000.00
Passività chirograf. £. 2.756.907.95
Non vogliamo entrare in merito se finanziariamente la dichiarazione
fallimentare possa essere vantaggiosa o meno per la massa creditrice. La
risoluzione dell’attuale crisi d’altro canto, presenta delle difficoltà enormi:
infatti il prosieguo della procedura fallimentare ed una conseguente
liquidazione porterebbero allo sfacelo, a nostro modo di vedere, in quantoché un curatore dottore in scienze commerciali o avvocato che esso sia, non
potrebbe trasformarsi da un giorno all’altro in impresario teatrale.
Certo che, ci furono i vampiri (intendiamo parlare degli strozzini che
dal Cinema Trinacria attingevano senza pudore come dal pozzo di S. Patrizio) vi
saranno gli sciacalli, ma vogliamo augurarci ed in ciò abbiamo fiducia
nell’Autorità Giudiziaria che un esatta valutazione dei crediti ed una perfetta
conoscenza di alcuni creditori non sconosciuti alla P: S: porti, nell’interesse
stesso dei creditori onesti, ad una perfetta chiarezza di situazione…
Corriere di Calabria e di
Messina 11, 12 Luglio 1927
giovedì 6 ottobre 2016
mercoledì 6 maggio 2015
L'uomo nuovo
Quand'ero Stakanov
Angelo
Federico
A distanza di quarant'anni e passa, Angelo si merita l'affetto di sempre e un " GRAZIE DI TUTTO "
"Chi crede e vuol far credere alla globalità e all'unità, è il
potere; è il potere che per natura opera delle totalizzazioni. Frammentazione,localizzazione
e deterritorializzazione non sono perciò delle scelte puramente teoriche;sono
anche mezzi di lotta contro il potere;contro la globalità e la paranoia del
potere."
Dopo la riunione del I5 settembre sento il bisogno di rivolgere ai componenti
del direttivo Umberto Barbaro alcune considerazioni che nello stesso tempo
spiegano la mia decisione di "uscire dalla scena".
Naturalmente non si tratta di una risibile (come certo sarebbe se fosse
tale) lettera di "dimissioni ufficiali",né io,né le persone a cui mi rivolgo,almeno
spero,abbiamo mai avuto voglia di ricalcare in piccolo certi stupidi modelli. E'
solo un tentativo di comunicazione,di vedere nella giusta luce le cose. Nella
riunione,di cui sopra dicevo,è stato giudicato e rigettato il comportamento da
me tenuto in occasione della Settimana del Film-nuovo. Si è detto,che io,avendo
agito mentre nessuno agiva,avendo preso certe decisioni,quando quasi tutti
erano"assenti"sarei andato contro l'interesse del Circolo in quanto
tale. Implicitamente insomma,che correo di Chimenz avrei screditato il Circolo
come unità,come globalità.
A parte quello che ci sarebbe da dire su questa maniera di impostare le
cose che è ipocrita e verticistica,quindi cattolica e stalinista al tempo
stesso,ritengo che avvenimenti ben più gravi (leggi sovven-
zioni per l'Espressionismo) e ai confini dell'onestà e della correttezza
(leggi l'affaire Citti) avrebbero dovuto essere respinti daun collettivo che ai
tempi in cui era sorto,troppo velleitariamente, alcuni di noi ci eravamo
affrettati a definire: "struttura aperta, strumento disponibile per i
bisogni e le sollecitazioni della comunità in cui opera."
Credo che più coerente sarebbe stato,rinnegare il ciclo
sull'Espressionismo tedesco,anche quello organizzato nella latitanza più
assoluta e a volte con l'ostruzionismo della maggior parte del direttivo,anche
quello quindi non attribuibile all’Umberto Barbaro in quanto tale.
Solo che allora,dopo l'avventato ciclo iniziale,allestito dal nostro Stakanov
Mittiga,in beata solitudo e di cui tutti eravamo stati avvertiti a cose
fatte,bisognava rimpinguare a tutti i costi le magre o meglio deficitarie casse
sociali. ! '
Allora dunque i "contributi"dell'Espressionismo servivano e
come! La decisione quella drastica,quella tra virgolette con minaccia di dimissioni
ufficiali da parte del presidente è venuta al momento
opportuno naturalmente e non è altro che una prova di forza,una inutile
dimostrazione di autorità.
La partecipazione infatti,alla Settimana del Film-nuovo,a quanto pare non
dell'U.Barbaro,ma di componenti del suo direttivo,non è stata di copertura alla
gestione tecnico-organizzativo della Rassegna,cui è rimasta estranea,ma,solo di
operazione culturale e si è tradotta per quanto riguarda l'esterno unicamente:
›
I- Nella preparazione del materiale informativo inerente alla Settimana.....
' .
2- Nella gestione di un incontro-dibattito su "Cinema e
Storia".
3- Nella stesura di un documento fortemente critico verso la Rassegna
tout court e rivendicativo di una serie di proposte orientate verso la
trasformazione della squallida realtà attuale della Rassegna di Messina e
Taormina.
In questa direzione,senza le contraddizioni di cui parla e sparla Mittiga,quella
stessa per cui mi è piaciuto imparare che l'uomo nuovo,prodotto dallo sviluppo
capitalistico,non può e non deve limitarsi a contemplare la realtà,ma deve
lottare per trasformarla, sono stato spinto a prendere certe posizioni in un
momento in cui il collettivo, ma forse è meglio chiamarlo,il direttivo,
sembrava non esistere più.
Tutto il male non viene per nuocere,però, se determinate "circostanze",gli hanno dato la forza per risorgere,come si dice,dalle sue ceneri e per dire
"l'Umberto Barbaro non c'era":il materiale informativo non siamo
stati noi a farlo,il Convegno neanche ce lo siamo sognato di organizzarlo,ad
esprimere le forti riserve verso l’organizzazione neanche a parlarne,il nostro
impegno per cercare di fare
della Rassegna qualcosa di culturalmente serio men che meno.
"Io non c'ero" dice dunque l’Umberto
Barbaro,che poi è la verità, non c'è stato,e quel che è peggio credo che
neanche ora ci sia,ma spero che in futuro ci sarà,e per costruire.
Questo è il mio augurio più sincero,quanto a me
sebbene grandi pregi io non abbia,i King consultati hanno risposto: "Il nobile sa cosa fare in simili circostanze,nasconde,i
suoi pregi e si ritira in segretezza."
A distanza di quarant'anni e passa, Angelo si merita l'affetto di sempre e un " GRAZIE DI TUTTO "
domenica 15 marzo 2015
Una volta avevano i secoli davanti
Oggi
la città di Noto, quella del film di Antonioni, rivive grazie alle immagini di
Salvatore Carannante già citato nella precedente pubblicazione. Un atto dovuto
visto che il buon Carannante ha aperto le vie della fotografia a parecchi di
noi.
La veritiera citazione d'apertura è pronunciata nel film da Gabriele Ferzetti.
Sceenshot Aldo Scavarda cinematographer
Foto a colori Salvatore Carannante
domenica 8 febbraio 2015
Grazie di tutto, Nigel
Non mi va che mi guardi
mentre muoio. (Cheyenne)
Se ne andato come Jason Robards in C’era
una volta il West, colpito da un destino burlone, come se fosse lui stesso
a canzonarsi. Nigel (Haynes) non tornerà più a Messina. Una folla folle di ricordi si scopre, e tutti
richiamano il Maestro Morricone. Nigel ha speso i suoi stipendi comprando
qualsiasi incisione, dal vinile, dapprima, ai compact disc. Poi
venivano Bob Dylan e Neil Young; hai voglia a dirgli che c’era anche Paul
Weller. Quando ebbe modo di esternare questa sua passione ad Ennio, in Catania,
quest'ultimo a sentire la quantità dei lavori posseduti disse a Nigel: “
risparmi il suo denaro “. A Reggio, la prima volta che lo vide, il Maestro era
irritato per la poca attenzione del pubblico, Nigel ribolliva d’amore.
mercoledì 26 settembre 2012
Harvest ... FINE
L’amore per Sergio Leone si intensificò irrimediabilmente dopo la visione di Giù la testa al Garden.
Prima di questo film, il regista cercò in vari modi di realizzare C’era una volta in America con viaggi inconcludenti negli States - posso dire di aver seguito passo dopo passo la gestazione di questo capolavoro del tempo perduto -le sceneggiature si susseguivano con gli sceneggiatori: la prima versione che doveva essere prodotta da Alberto Grimaldi portava il nome di Norman Mailer ed era completamente diversa e prevedeva tutt’altri attori.
Agli inizi degli anni ottanta il progetto si concretizzò, gli sceneggiatori erano quelli giusti, il nuovo produttore era ansioso di lavorare con Leone e l’attore era l’ideale per quel copione. Riuscite a immaginare quell’opera senza l’attore di Taxi Driver e Il cacciatore ?. Robert De Niro si può annoverare con tutti i diritti tra gli sceneggiatori del film senza aver preso parte alla sua stesura.
Il film arrivò nelle sale italiane in autunno. Lo vidi per tre volte all’Aurora di Gianni Parlagreco, lui conosceva la mia idolatria per Leone, e dopo lo rividi ancora per tre volte in altre sale. Misurando la sua durata posso dire di aver speso una giornata di ventiquatt’ore per la sua visione.
Il cinema era morto e sepolto e C’era una volta in America il suo necrologio.
Nel luglio del 1985, a Taormina il sogno diverrà realtà: una sera al Tout va, su segnalazione di Carlo Fichera, proprietario con i fratelli del locale, dove mi recavo con Adolfo per delle video proiezioni, potei incontrare Sergio Leone. Emozionato, come davanti al Messia, al momento di lasciare il locale, vi era giunto con la famiglia; avvicinandomi, gli sussurrai “Maestro!” e lui con un leggero schiaffo sulla guancia destra mi impresse il sacramento della cresima che ancora non avevo avuto, con buona pace dello zio Ernesto, dicendomi: “ come va caro ?”.
La sera successiva, al Teatro Greco, l’emozione si rinnovò: sempre per Carlo Fichera, riuscii ad avere il pass di fotografo e stando sotto il palco potei avvicinare, la prima di una serie di volte, maestro Morricone, dove assieme a Leone, Tonino Delli Colli e Carlo Simi, doveva ritirare il Nastro d’Argento per quel capolavoro.
Ci saranno ancora molti film da vedere, non più nella prima fila, al centro della sala.
Accanto alla persona amata ero un’altro, che stava per diventare un altro ancora, diverso dal bambino che entrava al cinema Loreto come per andare in chiesa, pieno di aspettative su quanto avrebbe visto sullo schermo e uscendone, correva per le vie del paese per giocare al film visto.
Il cinema era l’immaterialità, era l’anima, l’amore e chi lo innescava mi hanno catapultato nella materialità della terra. Amore è la terra. Quella vaghezza delle immagini mosse che creava spiriti non esisteva più, oggi è ora, dove non esistono anime e non ne esisteranno. Domani saremo niente e niente rimarrà di noi, peggio, perché chiusi in una cassa di zinco non potremo scomporci, anche per l’immane ingestione di sostanze conservanti contenute nei cibi preconfezionati, e ritornare nuovi, come il film che arrivato alla fine, viene riportato, dal proiezionista, all’inizio di una nuova proiezione.
E’ stato bello sognare di sognare il sogno di Noodles.
Non ho smesso di andare a letto presto.
“Di notte gli anni tornano e si mettono
appollaiati attorno al mio letto”
Walker Percy L’uomo che andava al cinena
domenica 29 aprile 2012
Harvest
Come ho ricordato prima ho prestato mano d’opera con Taormina Arte, e in quella sede con i circoli messinesi si organizzarono retrospettive su Roger Corman, Brian De Palma, Peter Weir e il cinema australiano.
Già negli anni del mio apprendistato al Cineforum Don Orione per mezzo di Ubaldo avevo timidamente collaborato alla “Settimana del Filmnuovo” una sezione della Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina affidata al professor Sandro Anastasi, critico cinematografico della Gazzetta del Sud, creata negli anni della contestazione per tacitare i turbolenti giovani – un pallido scopiazzamento tutto buddace di quanto era accaduto a Cannes e a Venezia dove a scendere nella strada era gente come Godard, Truffaut, Malle, Pasolini, Bertolucci provocando turbolenze davanti al Palais e al Lido – che si opponevano a quanto gestiva dispoticamente Gian Luigi Rondi.
Le proiezioni della “Settimana”, si svolgevano nella varie sale messinesi affittate di anno in anno; il Trinacria e il suo Giardino, l’Odeon, il Garden e il Giardino Corallo. Più avanti dopo l’abbandono da parte mia del Cineforum continuai, chiedendo, assieme a Franco Cingari, al gentilissimo professor Anastasi di poter dare una mano, soprattutto per la retribuzione che ci veniva accordata, poca cosa di fronte a quanto percepivano impiegati e dirigenti dell’E.P.T di allora. Questa partecipazione mi diede comunque l’occasione, talvolta, di mettere piede a Taormina, con la macchina e l’autista, Silvio, della Rassegna, e recarmi al San Domenico dove c’era la vera e propria organizzazione e intravedere nell’andirivieni di quelle stanze qualche personaggio famoso.
Nel frattempo giunse il 1984, non quello di Orwell ma quello di Leone con l’arrivo nelle sale di C’era una volta in America, per dirla con Walker Percy “sono un uomo giovane, ventinovenne, ma sono pieno di sogni, quanti potrebbe averne un vecchio”, il mio ideale di bellezza ha finalmente un volto e un corpo e per giunta si chiama il suo cognome è come nonna Mariuzza.
lunedì 16 aprile 2012
Harvest
Io arrivai all’E. inizialmente perché dopo la scuola per racimolare qualche lira e non gravare sempre su papà, ereditai un lavoretto, da mia sorella Maria, che consisteva nell’incassare per conto di una nota, a quei tempi, libreria. Una simpatica signora lavorava li dentro e vi ritornavo ben felice perché mi piacevano le sue gambe – quando divenimmo colleghi lo rivelai all’interessata, per nulla turbata, anche perché era divenuta come una sorella per me.
Dopo non ricordo se vi rimisi piede per Fabio Mollica o con Fabio, figlio del noto attore messinese Massimo, divenimmo amici lì dentro. Sta di fatto che lui aveva organizzato, ora si dice progettato, un corso per “Operatore Culturale”, a cui mi iscrissi. Ma forse, ora che ci penso, lo conobbi per via di un ciclo di film promosso da una cooperativa di cui lui faceva parte, proiettati al cinema Royal, e per il quale chiesero la mia consulenza e collaborazione.
Il docente di “Comunicazioni di Massa” per quel corso era Sebastiano Di Marco che veniva Reggio dove insegnava inglese in un liceo, ma era più conosciuto perché era la mente del circolo “Charlie Chaplin” in via Aschenez.
Il Natale di quell’anno, con Fabio e Filippo, un altro collega ed amico, lo passammo presso il suo circolo perché aveva allestito una retrospettiva su Sergej M. Ejzenstejn, cosa rarissima in quei tempi per i circoli calabro-siculi, e ogni sera con la 126 rossa della mamma di Fabio traghettavamo, via Villa San Giovanni, per andare al circolo reggino.
A Sebastiano Di Marco devo una riconoscenza che non ho mai potuto ricambiare a causa della sua prematura scomparsa: se sono diventato un lavoratore dell’E. lo devo al suo inaspettato e disinteressato sollecitamento presso il direttore. Lui capì subito quanto rappresentava il cinema per me e la preparazione acquisita frequentando i cinema e i circoli, per questo ogni tanto, durante le lezioni, mi chiamava a fare qualche intervento a supporto delle sue lezioni.
Al di fuori di questa mia attività lavorativa che mi impegnava abbastanza durante la settimana ,
sepolto il “Barbaro” non smisi di partecipare all’organizzazione di cicli cinematografici con altri circoli e in quegli anni si intensificò pure la collaborazione con la Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina e con la succeduta Taormina Arte.
Continuai a proiettare film presso un circolo ARCI, “Il Punto Rosso” – vi proiettai per qualche settimana Io sono un atutarchico di Nanni Moretti, allora al suo debutto -, partecipai e proiettai con la cooperativa Entr’Acte fondata dagli scissionisti barbari cui si era aggiunto Maurizio, Godard, Wenders, il Cinema Francese, proiettai pure presso il circolo socialista Officina e nelle feste dell’Unità.
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