Il silenzio di Pier Paolo era particolare, bizzarro. Popolato di ritmi
segreti, racconti di vita, vita, vita. Che invadevano il suo corpo immobile e
mai fermo.
Vivere con lui, nel suo silenzio, significava vivere di attese, di
meravigliose rivelazioni che lampeggiavano sugli occhiali neri e sulle sottili
labbra serrate, quali certi spaghetti alla panna o una mano affondala nella
tasca dei pantaloni o un piede di bimbo che scalcia le conchiglie e le ributta
in mare o le rondini stupide che mulinellano dentro e fuori i merli della torre
di Chia. E ogni attesa, ogni rivelazione suonava una musica ben precisa, mai casuale.
Quella musica e non quell’altra.
Direi quasi che il suo vivere in silenzio altro non era se non una
necessità, per non perdere nessuna nota nessun violino nessun flauto magari
nascosti dietro ad un camion, in un prato in mezzo alle pecore o davanti ad una
scrivania pulita con mucchi di bella corta bianca da riempire o nella macchina
ferma davanti ad un passaggio a livello.
La musica lo intimoriva, lo possedeva completamente. Spesso la chiamava
"Sua Maestà!”.
E perché tutto fosse musica, ero riuscito o convincere Mozart e anche
Bach che Amado mio era una bellissima
canzone e anche Con ventiquattromila baci
e anche, e anche...
Lauro Betti
Nota allegata all’album GM del 1983 Morricone – La musica nel cinema
di Pasolini
L'originale della foto in apertura è qui:
http://www.dagospia.com/mediagallery/Dago_fotogallery-193108/939103.htm
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