domenica 7 gennaio 2018

Film Noir - Il naturalismo da Stroheim a Sternberg

Dopo che Samuel Goldfisih I°(Goldwyn) aveva acquistato i diritti del romanzo « Mc Teague » di Frank Norris, più o meno direttamente ispirato a « L'assommoir ›› di Emilio Zola (il triangolo Trina-Marcus-Mc Teague ricorda quello formato da Gervaise-Coupeau-Lantier), nell’accingersi a trasporlo sullo schermo, Erich von Stroheim ebbe a dichiarare: « È possibile raccontare una grande storia per mezzo del cinema in maniera tale che lo spettatore venga portato la considerare reale lo spettacolo che si svolge davanti ai suoi occhi. È in questo modo che Dickens, Maupassant, Zola e Frank Norris hanno colto e rispecchiato la vita nei loro romanzi. È in questo stesso spirito che intendo adattare « Mc Teague » di Frank Norris ››.
 Assieme a Theodore Dreiser, Hamlin Garland, William Dean Howells, Frank Norris (il cui vero nome era Benjamin Franklin Norris) è stato uno dei più grandi rappresentanti del naturalismo nella letteratura americana. Norris era diventato scrittore naturalista grazie allo stesso odio nei confronti della letteratura pura che in Europa aveva dato origine agli studi sociali di Emilio Zola e negli Stati Uniti alla ribellione di tutti quegli autori che consideravano Henry James uno smorfioso o una « vecchietta ››, dopo che questi aveva spietatamente liquidato ogni finalità « morale » del romanzo. Pure, il progetto letterario di Henry James non era cosi diverso da quello degli scrittori naturalisti. Ai romanzieri del futuro James si era rivolto con queste parole: « Godetela [la liberta del romanziere] come va goduta: prendetene possesso, esploratela fino ai limiti delle sue possibilità, pubblicatela, sentitene la gioia. Tutta la vita vi appartiene: non date ascolto né a chi vorrebbe persuadervi che questa messaggera celeste aleggi addirittura al di fuori della vita, respirando un'aria rarefatta e distogliendo lo sguardo dalla verità delle cose. Non vi è impressione della vita, non vi è modo di vederla o di sentirla, che non trovi il suo posto nell'opera del romanziere ». L'unica differenza semmai era data dall'estensione che essi assegnavano all'esperienza e alla sua possibile intelligibilità. In realtà Henry James condusse la sua campagna per il romanzo su di un piano che nessun scrittore naturalista avrebbe mai raggiunto. Ogni suo romanzo non era che l’esplorazione di successivi mutamenti di punti di vista. La sfilata di tutta una serie di personaggi, nella coscienza dei quali a turno si calava quella dell'autore, non aveva che lo scopo di contemplare con occhi differenti un oggetto che per conto suo rimaneva impenetrabilmente lo stesso. Così suonava «la legge degli aspetti successivi ›› di cui molti suoi romanzi sono applicazioni molto precise. Senza aggirarsi nei meandri e nei labirinti delle fusioni e delle relazioni, nella « terribile fluidità della rivelazione di se ››, in una moltitudine vibratile, cangiante, fatta di contatti ripetuti, di tenui contiguità, di avvenimenti cosi serrati da sfidare lo spirito ad enumerarli ed esaurirli, gli scrittori naturalisti raggianti di indignazione e di scontento sociale, taccuino alla mano, preferirono cacciarsi nei miasmi della metropoli, nel fetore degli obitori, nelle fogne, nei bassifondi, nelle infermerie delle prigioni, nei gabinetti da dentista. nei bordelli, nelle miniere e nelle fabbriche, convinti anch'essi che non dovessero esserci limiti alla loro esperienza. Il pericolo implicito in una posizione del genere era dato da una congenita arrendevolezza nei confronti di quel gretto materialismo e buon senso calcolatore che miravano a svergognare. Non era lontano il giorno in cui il naturalismo venne a trovarsi schiacciato sotto il peso del culto del dato di fatto.
Greed e Salvation Hunters evitarono questo pericolo e si posero come tentativi autonomi di mediazione tra il punito di vista (anzi, i punti di vista) di Henry James e quello dei naturalisti. (continua
Franco Ferrini, I GENERI CLASSICI DEL CINEMA AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾

Nessun commento:

Posta un commento