Luigi Comencini
1916 - 2002
Al tramonto della vita Comencini conserva intatta tutta la sua vitalità. Intraprende due opere ambiziose intimamente legate
al suo universo stilistico ed emotivo, Un ragazzo
di Calabria (1987) e La Boheme
(1987), poi, dopo una riflessione sulla
vecchiaia con Buon Natale - Buon anno (1989), gira un'ultima elegia sull’infanzia e il suo assoluto
bisogno di amore con Marcellino pane e vino (1992).
Un ragazzo di Calabria, 1987
Abbonato al Festival di
Venezia, Comencini riceve un Leone
d'orno alla carriera nell'edizione
del 1987. In quell’occasione presenta Un ragazzo di Calabria.
Uomo del nord, Comencini ha privilegiato nella sua opera la rappresentazione
delle grandi metropoli urbane , Roma in
primo luogo ma anche Milano, Torino fa Napoli. Il sud agricolo è relativamente assente dal suo
lavoro, se si eccettuano film quali i Pane amore,
Mio Dio, come sono caduta in
basso! e, ovviamente, alcuni episodi
delle inchieste televisive, I bambini e
noi e L’amore in Italia. Il matrimonio di Caterina è
ambientato in Campania ma si ispirava
già a un racconto di Mario La Cava nel
quale la storia di svolgeva in Calabria, la regione natia della scrittore.
Così, il cineasta, con l'intento di
allargare il suo universo figurativo, si
è naturalmente interessato a una sceneggiatura sulla Calabria miserabile, invischiata nelle pratiche mafiose. Comencini, un po' come aveva
fatto Rosi per la Basilicata di Cristo si è fermato a Eboli,
da un'immagine abbagliante di colori e
di luce. Insiste cosi sulla bellezza di una natura generosa che,
diversamente sfruttata, potrebbe rendere
quel luogo una terra fiorente e non una
zona di arretratezza economica e di
esclusione sociale. Il suo "ragazzo di Calabria' è un bambino che pensa
solo a correre per-ché quando, a piedi
nudi, batte la campagna con la sua rabbiosa falcata, non pensa più a niente, sogna. Per Mimì, la
solitudine del corridore di fondo
rappresenta una porta aperta verso un
mondo dal quale viene cancellata ogni sofferenza. Contro il volere del padre che preferirebbe vederlo studiare. Mimi coltiva la sua passione marinando
la scuola. Appoggiato da un vecchio
autista di autobus che ha visto in lui
la stoffa del campione,partecipa a delle corse regionali che poco a poco lo conducono alla prova suprema,
i Giochi della gioventù organizzati a Roma. La sua volontà ha spazzato via
tutti gli ostacoli. In una visione
ottimista che attraversa tutta la sua opera, Comencini ribadisce la sua fiducia in questi bambini ostinati che sono
i protagonisti dl tanti suoi film. Un ragazzo di Calabria accoglie serenamente
il partito di un cinema romanzato dotato
di una dimensione di suspense. La precisione della regia, la sicurezza della
direzione degli attori (in particolare
Gian Maria Volontè), la scelta sempre
felice del giovane protagonista [Santo
Polimeno] permettono al regista di superare tutti gli ostacoli e di fare del suo film una
sorta di classico dei film sull'infanzia.
Mimi corre attraverso la campagna per
sfuggire alla sua condizione di bambino povero diviso tra la tenerezza
della madre e |'ambizione del padre - un modesto impiegato d'ospedale nella cittadina vicina - che
spera, facendolo studiare, che egli
possa salire qualche gradino nella scala sociale. Durante quelle lunghe fughe
campestri, Mimì dimentica i vincoli
quotidiani. L'incontro con un vecchio
autista di autobus, un uomo respinto dalla comunità perché comunista in
una società dominata dalla Chiesa, gli
fa scoprire i suoi doni, la possibilità
di investire nella competizione una
speranza di realizzazione, altrimenti decisamente illusoria. Mimi partecipa a
delle gare regionali senza risparmiarsi,
pagando a volte con il fallimento un
dispendio di energia che non viene
incanalata da nessuna strategia di gara:
Mimi e un essere generoso che corre per
piacere; dovrà imparare a dosare i suoi sforzi se vuole vincere. Con i saggi consigli dell’
autista e nonostante gli impedimenti che il padre cerca di mettere sulla sua strada – l’uomo
tenta di spezzare una determinazione che gli pare assurda - Mimi poco a poco si
afferma. E’ il corridore povero che
senza nessun equipaggiamento comincia a battere i figli dei ricchi: ha imparato a gestire le sue forze e, meglio preparato degli altri e sicuramente più
motivato, sa soffrire per affrontare le
corse di fondo. Cosi, selezionato per i Giochi della gioventù, arriva nella
capitale con nella testa il trionfo
appena intravisto alla televisione -
siamo nel 1960 - di Abebe Bikila alla maratona dei Giochi Olimpici di
Roma: Bikilia è il corridore di una
povertà e di un sud ancora più lontano,
l'Etiopia, un corridore eccezionale
che,anche lui, faceva le sue galoppate a piedi
nudi prima di trionfare nella capitale dell'ex potenza coloniale. Come Bikila, Mimi
vincerà anche per far parlare della
Calabria. Si vede bene quale elemento di
questa storia ha sedotto Comencini: la volontà di un bambino di affermare la sua autonomia
nei confronti degli adulti, la volontà di
far riconoscere la sua identità il lungo offuscata da secoli di bambini sottomessi
ai propri genitori che decidevano al
posto loro, la volontà di sottrarsi alla
condizione di bestia da soma alla quale
lo si voleva ridurre. A questo proposito.
la scena del lavoro di Mimi in una corderia, laboratorio che assomiglia
più a un luogo di esilio e di lavori
forzati the a un’impresa creata per offrire un lavoro a degli essere
umani, la dice lunga sul desiderio di
Comencini di denunciare uno scandalo: il lavoro dei bambini che si sostituisce alla scolarizzazione,
problema tipico di un Italia meridionale sottosviluppata e di un'economia
sommaria che considera già il bambino dal punto di vista delle me capacità produttive. Per seguire l'affermazione del bambino,
la cinepresa dl Comencini si fa di una
sorprendente leggerezza: segue le lunghe corse di Mimì nella campagna o per strade tortuose.,
poi le gare nelle città su terreni o in riva al
mare con una serena precisione e una scelta sempre azzeccata del paesaggio.
Comencini passa dai corridori agli
accompagnatori, in particolare il
vecchio che aiuta Mimi a portare a
termine la sua impresa. La corsa decisiva dove è in palio la selezione per i
Giochi della gioventù e un grande
momento di cinema con l’autista che
interviene di tanto in tanto per frenare
l'ardore di Mimi: quando il ragazzo passa la selezione, il vecchio accenna
un gesto di gioia nel quale - lui. lo
storpio - si prende una rivincita per
tutta una vita fatta di amarezze e di
frustrazioni. Una misurata emozione
invade lo schermo, come sarà per il
finale con la vittoria a Roma e la sobrietà di un racconto che si chiude all’improvviso, sottraendosi
alla scena successiva del ritorno
trionfante del ragazzo nel tuo paese natale. La notte cade sulla città eterna, lo speaker
alla televisione annuncia la vittoria di Mimì e
dato che non sa niente del vincitore, si limita a dire che si tratta di “un ragazzo di
Calabria”.
Tratto da Luigi
Comencini, Jean Gili, Gremese
ed., 2003
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