Numerosi sono stati i soggettisti e sceneggiatori che hanno scritto esclusivamente per Clint Eastwood. Il primo, Jo Heims – Brivido nella notte -, l’ultimo, Randy Brown – l’ancora inedito Trouble with curve.
Michael Cimino è stato il secondo, con John Milius scrisse Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan del 1973. L’anno dopo Cimino fece il suo felice debutto con il film che tutt’ora per me rimane il suo capolavoro ed uno dei migliori film dell’uomo senza nome Leoniano e dei Hogan, Callaghan, Frank Morris ed altri Siegeliani.
Eastwood regista ed Eastwood attore nella sua lunga carriera si è mantenuto identico dal primo all’ultimo istante, questa e la sua vera forza. Nelle mani e nella mente di Cimino non si è spostato più di tanto.
Thunderbolt, l’Artigliere, è un eroe disilluso che con sguardo distaccato guarda la scaltrezza e bontà di Lightfoot, così come è disilluso e distaccato davanti alla morte di quest’ultimo che aveva trovato in lui l’unico suo vero amico. Questo discorso vale anche di fronte ai suoi ex amici e compari - Gary Busey, Geoffrey Lewis, Gerorge Kennedy -, che lo cercano per fargli la pelle. L’amicizia virile, l’aveva capito bene Cimino è uno dei fulcri su cui si basa il cinema dell’attore come del regista Eastwood.
Tutto questo discorso lo applico alla regia di Cimino che costruisce immagini dense di pathos quando ci conduce nello svolgersi della sua prima opera.
Infine voglio fare notare una costante del cinema di Cimino: il landscape. Il suo e un modo di riprodurre l’ambiente che mi riporta alle trasposizioni su tela fatte da Edward Hopper con l’aggiunta di carrelli e gru su cui è montata la Panavision dotata di lente anamorfica.
Dal Cacciatore in poi sarà tutto questo ed ancora un altro Cimino, e altro sarà il suo cinema!
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