Michael Cimino ha diretto fino ad ora sette film, come Andrej Tarkovskij e Sergio Leone: Verso il sud (The Sunchaser) è del 19996 e come l’ultimo film del maestro italiano e stato prodotto da Arnon Miilchan.
A prima vista , era accaduto anche a me, sembra un soggetto che segue la moda New Age, in quegli anni molto in voga, come Grand Canyon di mastro Lawrence Kasdan. Non è così.
E’ un viaggio di purificazione ed è un incontro, come spesso è accaduto nel cinema di Cimino, tra due opposte culture; un incontro scontro con l’altro: qui un nativo, altrove uno slavo o un asiatico.
E’ pure una fuga, come Big Jane, verso territori ancora salvi dalla massificazione: le Montagne Rocciose ed i territori Navajo, dove per anni Edward Abbey, di cui ho parlato nei giorni precedenti, aveva svolto il suo lavoro di ranger.
Possa la bellezza essere davanti a te!
Possa la bellezza essere dietro di te!
Possa la bellezza essere sopra di te!
Possa la bellezza essere sotto di te!
Possa la bellezza essere tutt’intorno a te!
Questo che sembra essere un salmo viene ripetuto varie volte durante il corso del film da Blue un mezzosangue, ripresa sicuramente da quella che ripeteva spesso il principe Miskin nell’Idiota di Dostoevskij: “ la bellezza salverà il mondo “.
Per non diventar e noioso terminerò ricordando una scena molto significativa a tal proposito: accade quando i due protagonisti a bordo di una Cadillac che ha tutto il sapore di un brano spingsteeniano, per sfuggite all’inseguimento della polizia, sulle note della suite Appalachian Spring di Arnon Copland scritta per un balletto di Martha Graham, il bianco chiede aiuto ad un gruppo di Navajo che portavano al pascolo un branco di cavalli: mimetizzati dalla nuvola di polvere sollevata da questi riuscirà a sfuggire alla cattura e portare il compagno mezzosangue verso la montagna sacra, dove si dissolverà nella sua corsa verso la rinascita.
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