OGGI
Una storia mitica aggiornata ai nostri tempi con un'abile regia di Pino Mercanti. Girato nelle Aci, dalla parte di Catania , e sotto l' Etna, con i soldi del principe Francesco Alliata - un vero Gattopardo - e i colori della Ferrania.
Forse si è ancora in tempo per fare un giro delle Aci, prima che tutto sparisca sotto il cemento, il vero pericolo, non la lava, che purifica.
Forse si è ancora in tempo per fare un giro delle Aci, prima che tutto sparisca sotto il cemento, il vero pericolo, non la lava, che purifica.
Ovidio
Metamorfosi, XIII-XIVGlauco e Scilla Il Dio marino Glauco, innamorato della ninfa Scilla, decide di ricorrere alle arti magiche della Maga Circe. Dalla Sicilia … con valide braccia poscia solcando il Tirreno pervenne all'erbose colline ed al palazzo di Circe, la figlia del Sole, ripieno tutto di belve. La salutò nel vederla, risultato, dicendo: "Pietà, ti scongiuro, d'un Dio! Poiché tu sola, se degno ti sembro, mi puoi alleviare la passione amorosa. Nessuno sa meglio di Glauco quanto sia grande la forza dell'erbe, che m'hanno mutato. … non farmaco chiedo che la ferita mi sani: non questo m'occorre; ella senta parte del fuoco che m'arde! "Ma Circe (nessuna di lei è meglio adatta agli amori improvvisi)… … così gli rispose: "Faresti meglio a seguire qualcuna che voglia te pure, infiammata dalla medesima passione"… ecco io stessa, una diva, la figlia del nitido Sole, che tanto posso con carmi e pur anche con l'erbe, vorrei essere tua. Lei sprezza che spregia e seconda chi t'ama; e in un tratto soltanto fa' la vendetta di due". Glauco così rispondeva alla diva che lo lusingava: "Prima le fronde nel mar nasceranno o su l'alte montagne l'alghe, ch'io muti, vivendo, l'amore che nutro per Scilla". Ne fu sdegnata la Dea, che nuocere non gli potendo e non volendo, perché n'era presa, s'adira con quella che l'è preposta; ed offesa per tale rifiuto d'amore, subito trita erbacce d'orribili succhi, e, nel tritarle, sussurra dei carmi acatei; un'azzurra veste si mette e, tra mezzo alle belve che fannole festa, esce dall'atrio e va verso Reggio, di fronte a Messina… In un'insenatura, dove Scilla è solita bagnarsi, Circe infetta le acque del mare con veleni spremuti da radici ripetendo parole magiche. Scilla poco dopo entra nell'acqua e subito si vede la parte inferiore del corpo bruttata da cani ringhiosi; in seguito viene mutata in rupe. |
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