Motivi
di critica sull’opera di Emilio Fernandez
Nell'ambito del cinema messicano, per lo più legato
agli schemi e metodi di Hollywood, l'opera di Emilio Fernandez rappresenta finora un fenomeno isolato e, in
un certo senso, di avanguardia. I suoi film riscuotono nel Messico uno
scarsissimo successo di cassetta (André Camp ci informa (1) che La perla
ha tenuto più a lungo il cartellone a New York che a Città del Messico).
In sostanza l’opera di Fernandez è un fenomeno di cultura
che traspone nel cinema i motivi di una ricerca spirituale che impronta oggi
tutto il panorama dell’arte e della cultura messicane, Questa ricerca, che si
presenta con caratteri tipicamente nazionali, tende a individuare nella storia
millenaria del Messico gli elementi personificatori di una tradizione
spirituale e di una sensibilità espressiva. L'arte messicana di oggi trae
ispirazione dalla terra e dal popolo del Messico, riallacciandosi deliberatamente
alle antiche e primitive manifestazioni indigene precolombiane (aggiornate
però, sia pure polemicamente, ai risultati della cultura moderna).
Emilio Fernandez, di razza india, è nato a Hondo,
stato di Coahuila, confederazione del Messico, il 26 marzo 1904. Frequentò
l’accademia militare e seguì la carriera delle armi come ufficiale
d'artiglieria. Come tale combatté nella rivoluzione.
Dimessosi dall'esercito fu attore di teatro e di
cinema (come i suoi quattro fratelli: Fernando - che è uno dei più noti
cantanti messicani, Augustin, Rogelio e Jaime). Come attore lavorò per qualche
tempo anche a Hollywood dove conobbe John Ford che l’incoraggiò alla regia.
Fernandez ha conservato per Ford – che egli considera suo maestro - una sincera
e profonda amicizia.
Diresse il suo primo film nel 1941. Ecco, in ordine
progressivo, l'elenco completo dei films da lui diretti: Isla de la passión, Soy puro
Mexicano, Flor silvestre, Las abandonàdas, Maria Candelaria, Bugambília,
La perla, Pepita Jiménez, Enamorada
(versione messicana), Salon Mexico, Maclovia, Río Escondido, Pueblerina,
La malquerida, Enamorada (versione inglese con Paulette Goddard), Un dia dè vida, Victímes del pecado.
Tranne i primi due films in tutti gli altri ebbe come
operatore Gabriel Fígueroa. Da Maclovía in poi Colomba Dominguez, sua moglie,
ha partecipato a tutti i suoi films. Fernandez preferisce lavorare con collaboratori
fissi che garantiscano l’affiatamento della troupe. Segue un metodo di lavoro
piuttosto estemporaneo e gira senza una sceneggiatura rigorosamente stabilita.
Politicamente Femandez e Figueroa sono a sinistra.
Devo queste ed altre notizie contenute in questo
studio alla cortesia di Ruth Rivera e di Jaime Fernandez. (continua)
(1) André Camp:
“Aperçus sur le cinéma mexicain” in «La revue du cinéma, n. 5, luglio 1948.
Franco Venturini in
BIANCO E NERO ANNO XII – N. 4 - APRILE
1951
Nella foto: Emilio Fernandez e Rodolfo Acosta sul set di Vittime del peccato (1950)