Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 22 novembre 2017
lunedì 20 novembre 2017
A meadow in my perfect world
There is a meadow in
my perfect world
Where wind dances the
branches of a tree,
Casting leopard puts
of light across the the face of a pond.
The tree stands tall
and grand and alone,
Shading the world
beneath it.
There will come a day
when I rest
Against its spine and
look out over a valley
Where the sun warms,
but never urns …
I will watch leaves
turn.
Green, then amber,
then crimson.
Then no leaves at all…
But the tree will not
die.
For in this place,
winter never comes …
It is here, in the
cradle of all I hold dear,
I ward every memory of
you.
And when I find myself
frozen in the mud of the real
Far from your loving
eyes, I will return to this place,
Close mine, and take
solace in the single perfection
Of knowing you.
Emily Lambert
Taylor Sheridan, Wind River, 2017
domenica 19 novembre 2017
giovedì 16 novembre 2017
Conscience & humanity
My dear wife: Mr.
Davies will tell you what's happening here.
He's a good man and has
done everything he can for me.
There are some other
good men too, only they don't realize what they're doing.
They're the ones I
feel sorry for, because it'll be over for me . . . but they'll have to go on
remembering for the rest of their lives.
A man just can't take
the law into his own hands and hang people . . . without hurting everybody in
the world . . . because then he's not just breaking one law, but all laws.
Law is a lot more than
words you put in a book . . . or judges or lawyers or sheriffs you hire to
carry it out.
It's everything people
ever have found out about justice . . . and what's right and wrong.
It's the very
conscience of humanity.
There can't be any
such thing as civilization . . . unless people have a conscience. . . because
if people
touch God anywhere . .
. where is it except through their conscience?
And what is anybody's
conscience . . . except a little piece of the conscience of all men that ever
lived?
I guess that's all I've
got to say, kiss the babies for me, and God bless you.
Your husband, Donald.
°°°°°°°°°°°
Mia cara moglie. Mr.
Davies ti dirà quello che è successo stanotte.
È un uomo buono e ha
fatto di tutto per salvarci.
Credo che ci siano altri buoni uomini qui, ma forse non sanno quel che
fanno.
Sono loro di cui ho compassione, perché per me sarà finita fra poco
mentre essi dovranno ricordarsene per tutta la vita.
Un uomo non può farsi la legge
da sé e uccidere senza far male a tutto il genere umano, poiché cosi ha violato
non una sola legge ma tutte le leggi del mondo.
La legge è qualcosa di più grande che non le parole … del codice, o i
giudici o gli avvocati che la mettono in atto.
E tutto quanto il mondo ha imparato circa la giustizia è il bene e il
male.
E' la coscienza stessa dell'umanità.
Non può essere di quella che chiamiamo civiltà se gli uomini non hanno
coscienza. . .
E se vogliono mettersi a contatto con Dio? Come possono se non con la coscienza?
E che cos’è la coscienza di ognuno se non una piccola parte della
coscienza di tutti gli uomini del mondo!
Non mi resta altro da dirti che di baciare i bambini e che Dio ti benedica.
Tuo marito Donald
William A. Wellman, The OxBow Incident (Alba Fatale), 1943
lunedì 13 novembre 2017
COSA MANCA AI NOSTRI FILMS
La buona parte dei cinematografisti italiani mi sono sempre parsi come quel tal signor provincialotto che invitato ad una grande soiré per non fare brutte figure seguiva la moda di un presente scelto mentalmente a caso. E finì... ubbriaco.
I cinematografisti italiani in buona parte hanno sempre seguito di corsa le iniziative, spesso errate, di qualche uomo in voce di grande sapienza. Venne la moda di portare allo schermo le grandi opere del teatro straniero? E allora tutti non pensarono ad altro che a rompere il sonno glorioso di illustri ormai passati. A romperlo, notate, nella forma più terrificante se ne ebbe di conseguenza che fuori d'Italia, negli stessi luoghi dove le opere adattate erano nate, e perciò conosciute, molte films nostre si meritarono scarsi complimenti.
Venne la moda dei giganti? Ed allora non si videro mai tanti sedicenti uomini forti attorno. Se ne trovarono in ogni angolo. A grandi colpi molti si sforzarono di dare lustro al prima facchino giunto dalle nuvole. E si ebbe per conseguenza la serie diabolica delle più orrende stupidità. Le tasche del pubblico ne furono piene ed oggi straboccano di storie mal condite di giganti.
Venne la moda dei maledetti drammi all'americana? Apriti cielo! Piovvero i tipi americani, i soggetti americani, le messe in scena americane e le sciocchezze... non americane. Tutti gridammo alla fortuna trovata. E si videro schiere di oche cinematografiche seguire le oche... più vecchie. La moda americana segnò il principio del più inverosimile baccanale le cui vittime erano e sono ancora la logica e la prudenza.
Nel numero scorso FIGURE MUTE parlava, a proposito di una corrispondenza brasiliana di L0 SPETTACOLO di Roma, delle condizioni in cui versa la cinematografia italiana laggiù. Parlava di films venduti a prezzi esagerati ed a condizioni non fatte certamente per incoraggiare i brasiliani a comperare films italiane.
FIGURE MUTE prometteva allora di parlare in seguito delle cause cognite ed incognite che purtroppo rendono poi così discutibili le nostre films al Brasile e non soltanto al Brasile.
Le cause cognite o incognite? Principiavo a dirlo più addietro. La Causa principale è che i cinematografisti italiani sono sempre stati le vittime della moda cioè dei morti illustri, dei facchini piovuti dalle nuvole, delle donne belle e dell'America... E... della moda americana!
Perché noi non abbiamo l'onore di avere una cinematografia nazionale che contrapponga ai grattacieli di New York i palazzi di Roma o Torino se volete, alla costa del Pacifico il golfo di Napoli o quello di Genova, alle Ande i massicci marmorei di Massa Carrara... alla California la Maremma romana o le montagne di Calabria...
Già! ... Da noi sembra che tipi non ne esistano. Così sembra almeno poiché i cinematografisti crederebbero alla rovina se non andassero a cercare malamente i loro tipi in tutte le terre meno che in quella d’Italia. È chiaro: mania di esotismo.
E per questo solamente le nostre films, nella loro quasi totalità, mancano di sincerità, mancano di umanità.
Per questo solamente in terra straniera le nostre films non ottengono tutto quel successo che meriterebbero.
Non mancano in Italia i buoni direttori artistici; non mancano buoni artisti ed eccellenti artiste; non mancano dei buoni operatori. Mancano solamente uomini che una volta tanto si decidano a capire che la cinematografia italiana, per degnamente imporsi sui grandi mercati ha bisogno di avere una caratteristica puramente nazionale.
E per dare un'impronta nazionale alla cinematografia italiana bisogna che i nostri capi, i nostri grandi direttori si ricordino di essere in Italia e guardino i lunghi c la gente d'Italia.
Se cui faranno vi troveranno tanto da creare una cinematografia più degna, una cinematografia che in terra straniera si conoscerà come cinematografia italiana e non come una produzione che sente troppo di copiature mal eseguite, di regole mal definite per quanto riguarda il soggetto, e di grande confusione. Crederlo bisogna, questo: i cinematografisti italiani, solo che Io vogliano, possono dare alla loro produzione una fisionomia che serva a mostrare sui grandi mercati stranieri la loro anima che non è certamente disprezzabile.
È facile. Basta un attimo di riflessione.
Figure Mute.
Figure Mute, Anno I- N. VI, 15 ottobre-15 novembre 1919
I cinematografisti italiani in buona parte hanno sempre seguito di corsa le iniziative, spesso errate, di qualche uomo in voce di grande sapienza. Venne la moda di portare allo schermo le grandi opere del teatro straniero? E allora tutti non pensarono ad altro che a rompere il sonno glorioso di illustri ormai passati. A romperlo, notate, nella forma più terrificante se ne ebbe di conseguenza che fuori d'Italia, negli stessi luoghi dove le opere adattate erano nate, e perciò conosciute, molte films nostre si meritarono scarsi complimenti.
Venne la moda dei giganti? Ed allora non si videro mai tanti sedicenti uomini forti attorno. Se ne trovarono in ogni angolo. A grandi colpi molti si sforzarono di dare lustro al prima facchino giunto dalle nuvole. E si ebbe per conseguenza la serie diabolica delle più orrende stupidità. Le tasche del pubblico ne furono piene ed oggi straboccano di storie mal condite di giganti.
Venne la moda dei maledetti drammi all'americana? Apriti cielo! Piovvero i tipi americani, i soggetti americani, le messe in scena americane e le sciocchezze... non americane. Tutti gridammo alla fortuna trovata. E si videro schiere di oche cinematografiche seguire le oche... più vecchie. La moda americana segnò il principio del più inverosimile baccanale le cui vittime erano e sono ancora la logica e la prudenza.
Nel numero scorso FIGURE MUTE parlava, a proposito di una corrispondenza brasiliana di L0 SPETTACOLO di Roma, delle condizioni in cui versa la cinematografia italiana laggiù. Parlava di films venduti a prezzi esagerati ed a condizioni non fatte certamente per incoraggiare i brasiliani a comperare films italiane.
FIGURE MUTE prometteva allora di parlare in seguito delle cause cognite ed incognite che purtroppo rendono poi così discutibili le nostre films al Brasile e non soltanto al Brasile.
Le cause cognite o incognite? Principiavo a dirlo più addietro. La Causa principale è che i cinematografisti italiani sono sempre stati le vittime della moda cioè dei morti illustri, dei facchini piovuti dalle nuvole, delle donne belle e dell'America... E... della moda americana!
Perché noi non abbiamo l'onore di avere una cinematografia nazionale che contrapponga ai grattacieli di New York i palazzi di Roma o Torino se volete, alla costa del Pacifico il golfo di Napoli o quello di Genova, alle Ande i massicci marmorei di Massa Carrara... alla California la Maremma romana o le montagne di Calabria...
Già! ... Da noi sembra che tipi non ne esistano. Così sembra almeno poiché i cinematografisti crederebbero alla rovina se non andassero a cercare malamente i loro tipi in tutte le terre meno che in quella d’Italia. È chiaro: mania di esotismo.
E per questo solamente le nostre films, nella loro quasi totalità, mancano di sincerità, mancano di umanità.
Per questo solamente in terra straniera le nostre films non ottengono tutto quel successo che meriterebbero.
Non mancano in Italia i buoni direttori artistici; non mancano buoni artisti ed eccellenti artiste; non mancano dei buoni operatori. Mancano solamente uomini che una volta tanto si decidano a capire che la cinematografia italiana, per degnamente imporsi sui grandi mercati ha bisogno di avere una caratteristica puramente nazionale.
E per dare un'impronta nazionale alla cinematografia italiana bisogna che i nostri capi, i nostri grandi direttori si ricordino di essere in Italia e guardino i lunghi c la gente d'Italia.
Se cui faranno vi troveranno tanto da creare una cinematografia più degna, una cinematografia che in terra straniera si conoscerà come cinematografia italiana e non come una produzione che sente troppo di copiature mal eseguite, di regole mal definite per quanto riguarda il soggetto, e di grande confusione. Crederlo bisogna, questo: i cinematografisti italiani, solo che Io vogliano, possono dare alla loro produzione una fisionomia che serva a mostrare sui grandi mercati stranieri la loro anima che non è certamente disprezzabile.
È facile. Basta un attimo di riflessione.
Figure Mute.
Figure Mute, Anno I- N. VI, 15 ottobre-15 novembre 1919
domenica 12 novembre 2017
10,000 feet of hard luck
-I
wanted to make you something outstanding... something you could be proud of,
something that
would realize the potentialities of film... as the sociological and
artistic medium that it is. With a little
sex in it. Something like...
-Something
like Capra. I know.
-What's the matter with Capra?
-You want
to grind 10,000 feet of hard luck, and all I'm asking you is, what do you know
about hard luck?
-Io volevo fare per voi un’opera duratura,
un’opera da esserne fieri, un’opera che fosse la prova che
il cinema forza sociale artistica di
prim’ordine, con un po’ di sesso, ho capito;
- un’opera alla Capra, lo so
- che c’è non vi va Capra …
- tu vuoi girare 2000 metri di miseria. Ti
domando tu che ne sai della miseria?
Preston Sturgers, Sullivan’s Travels (I
Dimenticati), 1941
giovedì 9 novembre 2017
May beauty be
May beauty be before
me
May beauty be behind
me
May beauty be above me
May beauty be below me
May beauty be all
around me
Possa la bellezza essere davanti a me
Possa la bellezza essere dentro di me
Possa la bellezza essere sopra di me
Possa la bellezza essere sotto di me
Possa la bellezza essere intorno a me
Michael Cimino, The Sunchaser (Verso il sole),
1996
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