È nota in Italia da parecchi anni. L’abbiamo vista, graziosissima,
attraente, in due films di Douglas nel Segno di Zorro e in Douglas inventore per burla. E’ nata a Duluth negli Stati Uniti nel
1903 da genitori di orgine francese e giovanissima si dedicò alla danza.
Douglas apprezzò presto le sue qualità e l’ingaggiò per alune films;
successivamente vedendo in lei un’artista di grande avvenire, le affidò parti
di maggiore importanza ed eccola a fianco di Zorro nel film famoso che diede,
anche a lei, fama ed onori. Bionda, intelligente, alta, amante della musica e
compositrice, Margherita de la Motte ha un sicuro avvenire innanzi a sé. Per la
storia diciamo pure che non è maritata.
Nell’industria cinematografica la contaminazione è una consuetudine o
per meglio dire una soluzione. Che ne dite della contaminazione più estrema: la
cineteca italiana per stornare il pubblico anziano dalla televisione e quello
più giovanile dal web fa salire in cattedra accanto ad un critico d’assalto o
un pantofolaio alla Canova gli italici registi del B Movie se non dell’ultra b
movie. Uno di questi fu Antonio Margheriti alias Anthony Dawson alias Antony M.
Dawson. Altresì ad omaggiarlo ci pensano Tarantino ed i suoi “ bastardi senza
gloria”. Per la verità dapprima, ed in vita, aveva provveduto il Maestro dei
Piccoli Maestri quando, nel 1972, gli affidò la seconda unità e gli effetti
speciali di Giù la Testa.
Nelle contaminazioni cinematografiche Antonio Margheriti era un
gentlman garbato, prova ne è Ursus il
terrore dei kirghisi del 1964. Per farla breve, capita spesso che un
genere, o se preferite un filone, quando va ad esaurirsi lo si innesta con
altro più fresco. In questo caso il mitologico, il peplum, Margheriti lo riattiva con l’horror alla
Edgar Allan Poe e la suspence hitchcockiana; ancora, il maestro della suspence
viene derubato anche delle sue incursioni nella psicanalisi presenti in Io ti salverò. Ecco, Ursus per mezzo
delle sue trasformazioni orrorifiche vuole salvare la fanciulla che lo ama
facendole riacquistare la memoria perduta, causa un delitto quando non era che
una infante.
Per confezionare questa
ragguardevole messa in scena Antonio Margheriti ricorre alla sapienza nelle
luci di Gabor Pogany e per dare un lustro più intellettuale alle azioni ad
Ettore Manni che in quegli anni si destreggiava tra Antonioni, Cottafavi e Tony
Richardson. Vi partecipa anche il cattivone Furio Meniconi che a tratti ci
ricorda Livio Lorenzon a tratti Orson Welles.FINE
Il fidanzamento di Clara Bow, l’attrice dalle curve molli,
radiante l’ " It ” che l‘ha resa
famosa, con l'attore Harry Bichman, é stato rotto, a quanto si asserisce in
ambienti bene informati.
La stessa rottura fu minacciata tempo fa e Clara al pensiero
di dover perdere il son Harry, inscenò a quanto si disse, un vero suicidio
fuori scena.
Poi la faccenda si accomodò. Clara portò a New York il suo “
It “ e Harry recandosi a riceverla,
le offri come pegno di pace, una meravigliosa “ lsotta Fraschini “ nella quale
si proponevano di compiere l’imminente viaggio di nozze.
L’attrice posò col suo Harry per mille e una fotografia non
lesinando il suo famoso sorriso travolgente e le incitanti fossette delle
guance e delle ginocchia.
La felicità della stella fu di breve durata, poiché,
ripetiamo, a quanto si dice, il suo Harry sta per metterla definitivamente da
parte.
Sembra che l’attore, spinto da uno scetticismo mostruoso ad
onta delle tante dimostrazioni d’amore e del presunto tentato suicidio
dell’amante, le abbia messo alle costole due “ detectives “ privati i cui
segreti rapporti lo indurrebbero a rompere il fidanzamento.
Richman nega d’aver incaricato dei “ detectives “di spiare
l’irresistibile Clara; ma ammette d’aver data tale incarico alla cameriera di
lei.
Secondo un'altra versione, il fidanzamento sarebbe stato
rotto perché una nuova scrittura dell‘attrice con la Paramount porta la clausola
ch’ella non deve maritarsi. (1).
(1) Secondo corrispondenze da Hollywood, invece, laParamount non avrebbe più rinnovato il contratto con l’attrice per il semplice motivo
ch’ella non possiede le qualità occorrenti per essere attrice del “ parlante “.
Cine sorriso
illustrato, 13 Aprile 1930, ANNO VI – N. 15
Per approntare questo "prossimamente qui" per il film del 1970 di Giuliano Carmineo noto anche come Anthony Ascot, Iginio Lardani ha saccheggiato tutto il suo curiculum, pardon, la sua filmografia, accreditata e non, per chi riesce a individuarlo vi compare anche Giuliano Gemma. La Panta Cinematografica a Messina era un'esclusività del cinema Odeon sul viale San Martino, le proiezioni cominciavano alle 10,30 antimeridiane e costavano 500 lire di quel tempo.
ANCHE PER I REGISTI
ITALIANI UN ANNO DI LAVORO IN LIBERTA’
L’ESTATE VIOLENTA
Parlare dell'« Estate violenta ››, mi precipita in un grave imbarazzo. Un po' sono contrario a parlare dei films, allorché sono ancora ad uno stato, seppure avanzatissimo, di progetto. C'e chi dice che porta male. (Delia « ragazza con la valigia» ho parlato tanto, hanno parlato tanto e il copione e ancora nel mio cassetto).
C'è però una considerazione interessante da fare, circa il film La Titanus lo ha accettato così come è, senza forzarmi la mano in nulla, disposta a correre certi rischi che non sono poi tanto lievi.
E' un sintomo molto importante, perché significa un ritorno alla fiducia nelle idee contro le formule e un tentativo di battere strade nuove lontane dalla sicurezza del conformismo. E' importante perché questo coraggio non è mecenatismo, ma disegno industriale: finalmente anche i produttori sembrano aver capito che senza un rischio o una decisione audace non sarebbero nati i missili, i reattori, e i manoscritti di James Joyce ammuffirebbero in un cassetto.
Questo discorso è generale perché so di non essere l'eccezione fortunata: quest’anno, alla Titanus e altrove, i registi saranno liberi di esprimersi; sono tutti impegnati in opere ideate da loro, volute da loro, difese e imposte da loro. Una «nouvelle vogue» non legata a miracolismi, a età, a scandali.
Ovviamente le nostre responsabilità sono aumentate in proporzione geometrica. Guai se a questa posizione produttiva dovesse corrispondere un insuccesso, o un successo solamente parziale, o un riconoscimento di élites.
Non arrivo a dire che presupposto della validità di un film sia il suo
risultato commerciale, ma sostengo
che un'opera pensata e realizzata con sincerità ed amore trova sempre
il suo pubblico e i suoi riconoscimenti.
Potrà non avvenire in patria, poiché «nemo est propheta ››; potra non
avvenire subito, poiché spesso il valore di un film sta proprio nella ma forza
di anticipo sui tempi; potrà avvenire con lenta e sottile penetrazione e non di
schianto, poiché il pubblico è restio, recalcitrante, va un po' preso e guidato
a riconoscere i valori meno evidenti... Ma avviene. Avviene sempre.
Cosi tocca a noi. Dato però che riconosciamo sempre cosi scarsi meriti
al nostri produttori mi sembra giusto
sottolineare come questa volta non abbiano contrastato questo sforzo di
rinnovamento ma si siano allineati anche ai tentativi più nuovi e coraggiosi.