giovedì 3 dicembre 2015

Una lupara per Lardani

Questo lavoro su Iginio "Gigi" Lardani è diventato come se fosse una paleografia applicata alle immagini cinematografiche, non avendo a disposizione che pochi indizi, sempre gli stessi. Succede così anche con i titoli di questo film di Luigi Petrini del 1967


mercoledì 2 dicembre 2015

Setsuko Hara

Vari post addietro, senza nessuna coscienza, abbiamo definito L’idiota (1951) di Akira Kurosawa il più bel film della storia del cinema. Oggi ritorniamo a Kurosawa e a quel film per ricordare Setsuko Hara. Il cinema di Akira Kurosawa è essenzialmente un cinema di uomini, ciò non toglie che le due principali figure femminili uscite fuori dalle sue opere siano state interpretate da Setsuko Hara. La prima volta con Non rimpiango la mia giovinezza del 1946 e successivamente con L’idiota. Nel primo Setsuko Hara vi interpreta il ruolo di una giovane donna benestante che per rimanere fedele ai suoi ideali ed al suo innamorato, alla morte di questi, rinuncia a tutto e si confina nelle montagne per stare accanto ai genitori, coltivatori di riso, del suo amato. Il secondo ruolo è il più difficile per la carriera di un’attrice: portare il volto, con la sua forza devastante, del personaggio letterario, secondo solo ad Anna Karerina, della Nastas’ja Filippovna uscita dalla penna di Fëdor Michajlovič Dostoevskij. E qui ci giungono utili le parole a proposito della bellezza  “ che può salvare il mondo “,sconfinanti nel volto di Setsuko Hara. Fin qui Kurosawa.

Setsuko Hara è citata molto più spesso per le sue collaborazioni con Yasujiro Ozu e Mikio Naruse e per brevità non continuiamo col lungo elenco dei registi. Il mondo femminile nel cinema è fatto di seni, cosce e … continuate voi il vostro elenco personale. Quelle che hanno la testa sulle spalle vengono ricordate meno. L’unico accostamento che possiamo fare con l’attrice giapponese  è Alida Valli, se non altro per essere andate davanti alla cinepresa nello stesso anno, badando a stare sempre lontane dai flash e dai cortili. Per trovare protagoniste di questo calibro bisogna risalire agli anni del muto e non vale nessun elenco di bravura per ricordarle, tutte belle, tutte brave, tutte immortali, dalle svedesi che presero parte ai film di Victor Sjostrom a Francesca Bertini, da Lilian e Dororthy Gish a Lil Dagover, da Louise Brooks a Pina Menichelli.
Tornando a Setsuko Hara la ricordiamo, per finire, ne Il ballo nella casa degli Anjo  (1947) di Kōzaburō Yoshimura: qui lei porta le fattezze di tutta la sua vita: fedele a chi le sta vicino, verginale fino alla morte.

qui di seguito un breve estratto da Il tempo del raccolto del grano (麦秋, Bakushū) del 1951 diretto da Yasujiro Ozu


lunedì 30 novembre 2015

Per sempre giovane, per sempre bella




SETSUKO HARA
1920 - 2015



Colei che è stata la più grande attrice del cinema mondiale è venuta a mancare il 5 settembre scorso, viene qui ricordata con questo, quanto mai a noi, pertinente omaggio, resole assieme ad un’altra icona del cinema giapponese Hideko Takamine.



domenica 29 novembre 2015

Nel mondo dei cinecircoli ( quand'ero un factotum)


                     LUIGI MITTIGA
             del Cinecircolo “U. Barbaro


Per incominciare, i lettori sicuramente vorranno avere delle notizie precise sul tuo cinecircolo puoi farne una breve storia?
ll Circolo di cultura cinematografica “Umberto Barbaro” è nato nel 1972 per iniziativa dell”ARCl che è un`associazione a carattere nazionale che opera in vari campi, dalla cultura, allo sport, al tempo libero. L`area in cui si è sempre collocato il Circolo, che aderisce pertanto alla Unione Circoli Cinematografici dell`ARCI, è quella della sinistra in genere; gli scopi che esso si prefigge sono, come dice lo Statuto, “la diffusione della cultura cinematografica, contribuire con tutte le sue possibilità allo sviluppo e alla diffusione dell'arte e della tecnica cinematografica."

Quali sono i programmi immediati e quale, in breve, il ciclo di proiezione relativo all”anno in corso?
Il nostro cinecircolo vorrebbe costituire una via di mezzo tra il cineclub, caratterizzato da opere di autori sconosciuti al grosso pubblico, e il cinema d`art e d'essai, la cui vera finalità non deve essere quella di proiettare opere, seppur degne, ormai consacrate dal successo commerciale, ma opere di grandi autori molte volte rifiutate dal mercato cinematografico. Sulla scorta di queste idee abbiamo preparato un programma vario ed interessante, costituito da ben 25 film di ottimo livello che, ad eccezione dell`ultimo (“Interiors” di Woody Allen) che sta a sè, come degna conclusione dell`intero ciclo, risultano divisi in cinque sezioni: due di esse sono dedicate a due registi veramente importanti come Sergio Citti e Louis Malle i cui films a Messina si sono visti sporadicamente; altre due sezioni sono dedicate a due generi tra i più antichi della storia del cinema: il western e l`horror; infine un ciclo di sci interessanti films di prima visione. Le proiezioni avvengono al Royal.

Quali sono, secondo te, i problemi che attanagliano il cinema in generale e quali, in particolare, quelli del cinema a Messina?

Per farla breve, io penso che il male più grosso di cui soffre oggi il cinema italiano sia da ascriversi principalmente alla mancanza di una nuova legge adatta ai tempi ed alla crisi che lo percorre, la quale non faccia però gli interessi di una piccola categoria, ma riguardi il cinema nel suo aspetto totale. È anche evidente la carenza di nuovi autori e di nuove idee, ma in modo particolare le strutture del cinema in questi anni sono state rose dal parassitismo che vi è circolato intorno. I circoli, in questa crisi, possono, anzi “debbono”, svolgere la funzione precipua di educare e sensibilizzare lo spettatore nei confronti di questa forma d`arte che, non dimentichiamolo, è anche spettacolo.

mensile Il Punto, ottobre 1979

giovedì 26 novembre 2015

Nel mondo dei cinecircoli 2

A cura di Nino Genovese 

                               PINO CORALLO
                      del Cineforum “Don Orione”
Per incominciare, i lettori sicuramente vorranno avere delle notizie precise sul tuo cinecircolo puoi farne una breve storia?
ll Cineforum Don Orione, che aderisce al CINIT e quest'anno ha aderito anche alle ACLI, opera a Messina da oltre 15 anni e sin dall`inizio il suo scopo principale è stato quello di considerare il fenomeno cinematografico come un mezzo di informazione e comunicazione sociale. ll cinema è stato perciò da noi considerato come mezzo di conoscenza e di interpretazione della realtà. Secondo questi principi sempre più ci siamo orientati a divenire un circolo di cultura non solo cinematografico, democratico, progressista ed aperto al dialogo con tutte le forze sociali e culturali democratiche.
Quali sono i programmi immediati e quale, in breve, il ciclo di proiezione relativo all”anno in corso?
ll circolo intende sempre più allargare il proprio ambito d`azione nel settore delle comunicazioni sociali: attualmente è in pieno sviluppo una radio privata ad esso collegata (RF 91 RADIOFORUM, 91,300 della F.M.); intendiamo inoltre dare sempre maggiore spazio di dibattiti, mostre di arti figurative, incontri dal vivo con registi ed uomini di cultura italiani e non. Il programma di questo anno, che si svolge, come sempre, al cinema Orione con decentramento presso il cinema Iris di Ganzirri, presenta un`ampia rassegna di film italiani e stranieri che da ottobre si protrarrà sino a marzo: i film avranno tematiche diverse, accomunati soltanto dal fatto di avere dei contenuti significativi e dei requisiti estetici. Cerchiamo in sostanza di creare un vero e proprio circuito di proiezioni alternativo a quello commerciale.
Quali sono, secondo te, i problemi che attanagliano il cinema in generale e quali, in particolare, quelli del cinema a Messina?
La crisi del cinema è assai complessa: scarsa qualità dei film, grossi costi, molti spettacoli alternativi al cinema, in talune zone la paura per ragioni di ordine pubblico di andare nei cinematografi la sera. l circoli cinematografici presentando films di buon livello e cercando di fornire agli spettatori delle “chiavi di lettura” del linguaggio cinematografico, possono dare un loro contributo alla soluzione della crisi.


mensile Il Punto, ottobre 1979

mercoledì 25 novembre 2015

Nel mondo dei cinecircoli

A cura di Nino Genovese

In un momento in cui i cinecircoli nella maggior parte delle città stanno attraversando un periodo di crisi più o meno profonda, a Messina, oltre a diversi circoli per così dire “minori” (che esplicano, tuttavia, una loro notevole funzione culturale) esistono tre grossi cinecircoli, davvero importanti, che continuano con molto amore e, a volte, con grande abnegazione, la loro battaglia a favore della diffusione e della conoscenza delle opere filmiche e del cinema in genere che, nella sua espressione più elevata, qual è quella presentata dai vari cinecircoli, assolve un`importante funzione artistica, sociale e culturale in senso lato, di cui, per l’appunto, l’uomo di cultura e il cittadino che voglia essere aggiornato ed “informato”, non possono assolutamente fare a meno.
È per questo che, nella convinzione di fare cosa gradita e, nel contempo, di rendere un servizio di indubbia utilità ai nostri lettori abbiamo intervistato tre rappresentanti di questi cinecircoli, (i quali, oltretutto, proprio nel mese di ottobre hanno iniziato le loro programmazioni) e precisamente (in ordine cronologico relativo all`anno di fondazione del loro circolo) Pino Corallo, Presidente del Cineforum “Orione” aderente al CINIT e alle ACLI, Luigi Mittiga, segretario e collaboratore infaticabile (“factotum”, secondo una sua definizione) del Circolo di cultura cinematografica “Umberto Barbaro” aderente all”Unione Circoli Cinematografici ARCI e Gino Mauro, “coordinatore” (come lui stesso si definisce)
del Cineforum “Lorenzo Milani” aderente al CINIT-

              GINO MAURO
      del Cineforum “L. Milani”

Per incominciare, i lettori sicuramente vorranno avere delle notizie precise sul tuo cinecircolo puoi farne una breve storia?
ll Cineforum “Lorenzo Milani” è nato a Messina nel 1977 per iniziativa di un gruppo gli operatori culturali
collocati nell'area cattolica ed aderisce al CINIT, organizzazione dei Cineforum di area cattolica, nata da una
scissione della FIC su posizioni moderate. Punto di forza dell'impegno degli operatori del “Milani” è il rapporto ed il confronto del messaggio cinematografico con il sociale. Per quanto riguarda la collocazione ci si muove in un`area pluralistica con precisa caratterizzazione di impegno partecipativo con tutte le componenti culturali che credono ad una ripresa delle attività c delle sperimentazioni creative nel nostro “hinterland”.

Quali sono i programmi immediati e quale, in breve, il ciclo di proiezione relativo all”anno in corso?
Il programma, appena iniziato, comprende un ciclo di 16 films di vario genere suddivisi in sei sezioni: 1) La
“sophisticaded comedy” americana; 2) Personale di Andrei Tarkovski; 3) Ovest: la fine di un mito; 4) Bogart: la dimensione eroica dell’uomn comune; 5) Momenti dei cinema italiano (con Mario Monicelli. Ettore Scola e Luigi Comencini); 6) Faye Dunaway, Diane Keaton, Jane Fonda: tre modi diversi di non essere diva. Degna di rilievo, mi sembra, in particolare, la presenza nel ciclo di quest`anno del regista russo Andrei Tarkovski, di cui verrà proiettato, oltre ad “Andrei Rublev”, la prima visione “Lo Specchio”.
Le proiezioni si svolgono presso il cinema Olimpia, ogni martedì e mercoledì (orario spettacoli: 15.30, 17.45, 20.00, 22.30) e la quota di abbonamento ai 16 spettacoli è di solo £. 3.000.

Quali sono, secondo te, i problemi che attanagliano il cinema in generale e quali, in particolare, quelli del cinema a Messina?
La cosiddetta crisi del cinema è a mio avviso, crisi d'identità. Si tratta di trovare soluzioni idonee che tengano conto delle esigenze di mercato senza sminuire l’attendibilità e l`impegno culturale. Su Messina la perdita di spettatori è da addebitarsi ad un assestamento della programmazione filmica, ma non è da sottovalutare neanche l'azione coinvolgente delle emittenti televisive locali. È certamente importante il ruolo dei circoli del cinema, come momento di sollecitazione e sensibilizzazione dell'impegno culturale, ma non dimentichiamo che il cinema è fatto principalmente popolare e che si deve tener conto anche delle esigenze spettacolari di un pubblico molto più vasto di quello dei “cinephilès”.

Questo articolo di Nino Genovese apparso sul mensile il Punto nell’ottobre del 1979 si è ora trasformato in un affettuoso omaggio a Gino Mauro recentemente scomparso. Per questo motivo si è voluto cambiare l’ordine degli intervistati, portando Gino Mauro in primo piano.

                                                                                                              continua ...

lunedì 23 novembre 2015

Aspettando il Western Spaghetti

Western Italiano

Perché non riusciamo a fare dei western italiani? Eppure abbiamo una miniera come il Risorgimento...“ scrive il lettore Carlo AnsoIdi di Torino “.

Non esistono neanche westerns, francesi o tedeschi o svedesi; la fortuna di quel genere dipende dal fascino dalla grande avventura umana che fu la formazione dell'America, in essa gli americani credono cosi i fortemente che sono riusciti a renderla popolare anche presso gli esquimesi che non hanno mai visto un cavallo. E' un'epopea dove c'è posto per tutti, buoni e cattivi, donne da saloon e pionieri, bari e sceriffi, indiani che scotennano e sacerdoti che benedicono. E' un mondo che vive a cavallo e quindi acquista grande attrattiva per noi, inesausti lucidatori di poltrone; è l’epopea del bandito, ma anche della locomotiva e del piroscafo fluviale. Vi sono i grandi spazi che hanno sempre affascinato gli uomini, vi sono divergenze sanate a colpi di pistola il che provoca nostalgia in generazioni come la nostra nutrita di carta da bollo. Il Western è libero perché può rappresentare un bandito come un eroe e un giudice come un cialtrone. Immagina lei che cosa accadrebbe se se si facessero film italiani sul Risorgimento con lo stesso concetto? Se risultasse che un furiere di Garibaldi rubava le gallina o che Francesco Il re della due Sicilie era un animo nobile? Protesterebbero i nipoti, i pronipoti, i vicini di casa dei bisnonni di ogni garibaldino e verrebbero presentate interpellanze alla Camera. Da noi ciò che non è ufficialmente messo al bando diventa sacro, gente che non ha alcuna proprietà al mondo rivendica come suo tutti i morti fino ad Adamo. A rigore, tenendosi in equilibrio tra i vari orgogli regionali, si potrebbe fare un film sul nostro Risorgimento ma non  affermare un genere o iniziano una serie, la gente il stancherebbe presto al veder sempre meravigliosi garibaldini che avanzano e tremuli borbonici che scappano. Senza contare che osteria paesana del 1860 è assai meno pittoresca d’un saloon del Nuovo Messico; una peccatrice campagnola delle Paglie non ha Ia calzamaglia nera delle ballerine del West: e soprattutto, da no, se un cavallo è un po' lungo ha il muso in un paese e Ia coda in un altro. Dove sono le grandi distanze? Dove sono i costumi? Col trombone e il cappello a pan di zucchero anche Gary Cooper farebbe ridere, e d'altra parte non abbiamo tra   i nostri Interpreti alcun Gary Cooper. Per tutte queste ragioni,  signor Ansoldi, non deplori la mancanza di film  Western  italiani, sarebbero brutti e in malafede, mentre il film d'avventure  americano è magari fatto male, ma sempre da gente che ci crede.

                                                                                                                                             Il Saladino

La Fiera del Cinema, ottobre 1959