giovedì 26 novembre 2015

Nel mondo dei cinecircoli 2

A cura di Nino Genovese 

                               PINO CORALLO
                      del Cineforum “Don Orione”
Per incominciare, i lettori sicuramente vorranno avere delle notizie precise sul tuo cinecircolo puoi farne una breve storia?
ll Cineforum Don Orione, che aderisce al CINIT e quest'anno ha aderito anche alle ACLI, opera a Messina da oltre 15 anni e sin dall`inizio il suo scopo principale è stato quello di considerare il fenomeno cinematografico come un mezzo di informazione e comunicazione sociale. ll cinema è stato perciò da noi considerato come mezzo di conoscenza e di interpretazione della realtà. Secondo questi principi sempre più ci siamo orientati a divenire un circolo di cultura non solo cinematografico, democratico, progressista ed aperto al dialogo con tutte le forze sociali e culturali democratiche.
Quali sono i programmi immediati e quale, in breve, il ciclo di proiezione relativo all”anno in corso?
ll circolo intende sempre più allargare il proprio ambito d`azione nel settore delle comunicazioni sociali: attualmente è in pieno sviluppo una radio privata ad esso collegata (RF 91 RADIOFORUM, 91,300 della F.M.); intendiamo inoltre dare sempre maggiore spazio di dibattiti, mostre di arti figurative, incontri dal vivo con registi ed uomini di cultura italiani e non. Il programma di questo anno, che si svolge, come sempre, al cinema Orione con decentramento presso il cinema Iris di Ganzirri, presenta un`ampia rassegna di film italiani e stranieri che da ottobre si protrarrà sino a marzo: i film avranno tematiche diverse, accomunati soltanto dal fatto di avere dei contenuti significativi e dei requisiti estetici. Cerchiamo in sostanza di creare un vero e proprio circuito di proiezioni alternativo a quello commerciale.
Quali sono, secondo te, i problemi che attanagliano il cinema in generale e quali, in particolare, quelli del cinema a Messina?
La crisi del cinema è assai complessa: scarsa qualità dei film, grossi costi, molti spettacoli alternativi al cinema, in talune zone la paura per ragioni di ordine pubblico di andare nei cinematografi la sera. l circoli cinematografici presentando films di buon livello e cercando di fornire agli spettatori delle “chiavi di lettura” del linguaggio cinematografico, possono dare un loro contributo alla soluzione della crisi.


mensile Il Punto, ottobre 1979

mercoledì 25 novembre 2015

Nel mondo dei cinecircoli

A cura di Nino Genovese

In un momento in cui i cinecircoli nella maggior parte delle città stanno attraversando un periodo di crisi più o meno profonda, a Messina, oltre a diversi circoli per così dire “minori” (che esplicano, tuttavia, una loro notevole funzione culturale) esistono tre grossi cinecircoli, davvero importanti, che continuano con molto amore e, a volte, con grande abnegazione, la loro battaglia a favore della diffusione e della conoscenza delle opere filmiche e del cinema in genere che, nella sua espressione più elevata, qual è quella presentata dai vari cinecircoli, assolve un`importante funzione artistica, sociale e culturale in senso lato, di cui, per l’appunto, l’uomo di cultura e il cittadino che voglia essere aggiornato ed “informato”, non possono assolutamente fare a meno.
È per questo che, nella convinzione di fare cosa gradita e, nel contempo, di rendere un servizio di indubbia utilità ai nostri lettori abbiamo intervistato tre rappresentanti di questi cinecircoli, (i quali, oltretutto, proprio nel mese di ottobre hanno iniziato le loro programmazioni) e precisamente (in ordine cronologico relativo all`anno di fondazione del loro circolo) Pino Corallo, Presidente del Cineforum “Orione” aderente al CINIT e alle ACLI, Luigi Mittiga, segretario e collaboratore infaticabile (“factotum”, secondo una sua definizione) del Circolo di cultura cinematografica “Umberto Barbaro” aderente all”Unione Circoli Cinematografici ARCI e Gino Mauro, “coordinatore” (come lui stesso si definisce)
del Cineforum “Lorenzo Milani” aderente al CINIT-

              GINO MAURO
      del Cineforum “L. Milani”

Per incominciare, i lettori sicuramente vorranno avere delle notizie precise sul tuo cinecircolo puoi farne una breve storia?
ll Cineforum “Lorenzo Milani” è nato a Messina nel 1977 per iniziativa di un gruppo gli operatori culturali
collocati nell'area cattolica ed aderisce al CINIT, organizzazione dei Cineforum di area cattolica, nata da una
scissione della FIC su posizioni moderate. Punto di forza dell'impegno degli operatori del “Milani” è il rapporto ed il confronto del messaggio cinematografico con il sociale. Per quanto riguarda la collocazione ci si muove in un`area pluralistica con precisa caratterizzazione di impegno partecipativo con tutte le componenti culturali che credono ad una ripresa delle attività c delle sperimentazioni creative nel nostro “hinterland”.

Quali sono i programmi immediati e quale, in breve, il ciclo di proiezione relativo all”anno in corso?
Il programma, appena iniziato, comprende un ciclo di 16 films di vario genere suddivisi in sei sezioni: 1) La
“sophisticaded comedy” americana; 2) Personale di Andrei Tarkovski; 3) Ovest: la fine di un mito; 4) Bogart: la dimensione eroica dell’uomn comune; 5) Momenti dei cinema italiano (con Mario Monicelli. Ettore Scola e Luigi Comencini); 6) Faye Dunaway, Diane Keaton, Jane Fonda: tre modi diversi di non essere diva. Degna di rilievo, mi sembra, in particolare, la presenza nel ciclo di quest`anno del regista russo Andrei Tarkovski, di cui verrà proiettato, oltre ad “Andrei Rublev”, la prima visione “Lo Specchio”.
Le proiezioni si svolgono presso il cinema Olimpia, ogni martedì e mercoledì (orario spettacoli: 15.30, 17.45, 20.00, 22.30) e la quota di abbonamento ai 16 spettacoli è di solo £. 3.000.

Quali sono, secondo te, i problemi che attanagliano il cinema in generale e quali, in particolare, quelli del cinema a Messina?
La cosiddetta crisi del cinema è a mio avviso, crisi d'identità. Si tratta di trovare soluzioni idonee che tengano conto delle esigenze di mercato senza sminuire l’attendibilità e l`impegno culturale. Su Messina la perdita di spettatori è da addebitarsi ad un assestamento della programmazione filmica, ma non è da sottovalutare neanche l'azione coinvolgente delle emittenti televisive locali. È certamente importante il ruolo dei circoli del cinema, come momento di sollecitazione e sensibilizzazione dell'impegno culturale, ma non dimentichiamo che il cinema è fatto principalmente popolare e che si deve tener conto anche delle esigenze spettacolari di un pubblico molto più vasto di quello dei “cinephilès”.

Questo articolo di Nino Genovese apparso sul mensile il Punto nell’ottobre del 1979 si è ora trasformato in un affettuoso omaggio a Gino Mauro recentemente scomparso. Per questo motivo si è voluto cambiare l’ordine degli intervistati, portando Gino Mauro in primo piano.

                                                                                                              continua ...

lunedì 23 novembre 2015

Aspettando il Western Spaghetti

Western Italiano

Perché non riusciamo a fare dei western italiani? Eppure abbiamo una miniera come il Risorgimento...“ scrive il lettore Carlo AnsoIdi di Torino “.

Non esistono neanche westerns, francesi o tedeschi o svedesi; la fortuna di quel genere dipende dal fascino dalla grande avventura umana che fu la formazione dell'America, in essa gli americani credono cosi i fortemente che sono riusciti a renderla popolare anche presso gli esquimesi che non hanno mai visto un cavallo. E' un'epopea dove c'è posto per tutti, buoni e cattivi, donne da saloon e pionieri, bari e sceriffi, indiani che scotennano e sacerdoti che benedicono. E' un mondo che vive a cavallo e quindi acquista grande attrattiva per noi, inesausti lucidatori di poltrone; è l’epopea del bandito, ma anche della locomotiva e del piroscafo fluviale. Vi sono i grandi spazi che hanno sempre affascinato gli uomini, vi sono divergenze sanate a colpi di pistola il che provoca nostalgia in generazioni come la nostra nutrita di carta da bollo. Il Western è libero perché può rappresentare un bandito come un eroe e un giudice come un cialtrone. Immagina lei che cosa accadrebbe se se si facessero film italiani sul Risorgimento con lo stesso concetto? Se risultasse che un furiere di Garibaldi rubava le gallina o che Francesco Il re della due Sicilie era un animo nobile? Protesterebbero i nipoti, i pronipoti, i vicini di casa dei bisnonni di ogni garibaldino e verrebbero presentate interpellanze alla Camera. Da noi ciò che non è ufficialmente messo al bando diventa sacro, gente che non ha alcuna proprietà al mondo rivendica come suo tutti i morti fino ad Adamo. A rigore, tenendosi in equilibrio tra i vari orgogli regionali, si potrebbe fare un film sul nostro Risorgimento ma non  affermare un genere o iniziano una serie, la gente il stancherebbe presto al veder sempre meravigliosi garibaldini che avanzano e tremuli borbonici che scappano. Senza contare che osteria paesana del 1860 è assai meno pittoresca d’un saloon del Nuovo Messico; una peccatrice campagnola delle Paglie non ha Ia calzamaglia nera delle ballerine del West: e soprattutto, da no, se un cavallo è un po' lungo ha il muso in un paese e Ia coda in un altro. Dove sono le grandi distanze? Dove sono i costumi? Col trombone e il cappello a pan di zucchero anche Gary Cooper farebbe ridere, e d'altra parte non abbiamo tra   i nostri Interpreti alcun Gary Cooper. Per tutte queste ragioni,  signor Ansoldi, non deplori la mancanza di film  Western  italiani, sarebbero brutti e in malafede, mentre il film d'avventure  americano è magari fatto male, ma sempre da gente che ci crede.

                                                                                                                                             Il Saladino

La Fiera del Cinema, ottobre 1959

domenica 22 novembre 2015

From stage to set

Top 20 : Best Acting Performance by a Musical Performer
By Film Comment

Mick Jagger Performance
1. Mick Jagger Performance, 1970
Charles Aznavour Shoot the Piano Player
2. Charles Aznavour Shoot the Piano Player, 1960
David Bowie The Man Who Fell to Earth
3. David Bowie The Man Who Fell to Earth, 1976
Deborah Harry Videodrome
4. Deborah Harry Videodrome, 1983
John Lurie Stranger Than Paradise
5. John Lurie Stranger Than Paradise, 1984
Dean Martin Some Came Running
6. Dean Martin Some Came Running, 1958
Faye Wong Chungking Express
7. Faye Wong Chungking Express, 1994
Dennis Wilson Two-Lane Blacktop
8. Dennis Wilson Two-Lane Blacktop, 1971
Jacques Dutronc Van Gogh
9. Jacques Dutronc Van Gogh, 1991
Frank Sinatra Some Came Running
10. Frank Sinatra Some Came Running, 1958
Tom Waits Down by Law
11. Tom Waits Down by Law, 1986
Burl Ives Wind Across the Everglades
12. Burl Ives Wind Across the Everglades, 1958
Björk Dancer in the Dark
13. Björk Dancer in the Dark, 2000
Frank Sinatra The Manchurian Candidate
14. Frank Sinatra The Manchurian Candidate, 1962
Art Garfunkel Bad Timing
15. Art Garfunkel Bad Timing, 1980
James Taylor Two-Lane Blacktop
16. James Taylor Two-Lane Blacktop, 1971
Dolly Parton 9 to 5
17. Dolly Parton 9 to 5, 1980
Maria Callas Medea
18. Maria Callas Medea, 1969
Doris Day Love Me or Leave Me
19. Doris Day Love Me or Leave Me, 1955
Sammy Davis Jr. Porgy and Bess
20. Sammy Davis Jr. Porgy and Bess, 1959
L'originale è qui:
http://www.filmcomment.com/article/film-comments-trivial-top-20-expanded-to-50-best-acting-performance-by-a-mu/


giovedì 19 novembre 2015

Libertà nel cinema

Il compositore nel cinema fa un servizio. Non scrive la musica per se stesso. Certamente non è libero e vi ho dimostrato come ritrova la sua libertà. Ma non è libero nemmeno il regista. Voi credete che il regista sia libero? Assolutamente. Il cinema non è libero. Quando parlavo del cinema sperimentale dicevo che questo è fatto di immagini astratte, non c`è nemmeno la faccia di un attore. E non è certamente quello che noi vediamo. Se noi parliamo del cinema quindi parliamo sempre del cinema condizionato dal pubblico, dal racconto, dalla storia, da tutte cose che entrano nel cinema e che non hanno nulla a che fare col cinema.

mercoledì 18 novembre 2015

Sperduti nel buio del fotogramma



Come tutte le cinematografie anche il cinema in Giappone ha guardato, dagli inizi, al mito, alla tradizione e alla letteratura del passato. A partire da Teinosuke Kinugasa fa di più, esplora il fondo tenebroso della mente. Con A page of madness (Kurutta ippeiji, 1926) e Crossroads  (Jūjirō, 1928), riportiamo i titoli in inglese perché più facile il loro reperimento, non è altro che uno sprofondare nelle zone nere del cervello ma anche della fotografia. La trama serve da base per poter sperimentare all’infinito con la grammatica del cinema. Il resto in Giappone lo facevano i Benshi (弁士) che, in sala,  durante la proiezione, conducevano gli spettatori alla visione dei film . Agli spettatori di oggi che li guardano senza didascalie, o se vi compaiono sono negli ideogrammi originali, è lasciata la libertà di immergersi a loro piacimento nel caos delle immagini carpendo un’esile canovaccio per collegare il tutto. Gli studenti di cinema,  per parte loro, scorgono delle influenze di volta in volta francesi, tedesche e russe. Secondo noi solo per il motivo di aver assistito prima ai capolavori venuti fuori da quei paesi. Questa tesi la si può rovesciare a favore del cinema  “ made in Japan “.

lunedì 16 novembre 2015

Da Vittorio De Sica a Tarzana





Nino Misiano attore e produttore messinese in Campane a martello del 1949 di Luigi Zampa