Il cinema Metropol in via Garibaldi
Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
giovedì 1 ottobre 2015
mercoledì 30 settembre 2015
Fuori sala
Cinema di Messina
L'Excelsior sul viale Regina Margherita
Il Garden in via Antonio Martino
Il Lux in via Santa Marta prospiciente il LargoSeggiola
Dei tre resiste ancora il Lux, sebbene a metà
lunedì 28 settembre 2015
Quattro risate naturali
CINECLUB MESSINA
13 Agosto 1951
'Io
gli voglio un monte di bene, e quando su che in qualche minuscolo cinema c'è RIDOLINI
vado a trovarlo per farmi quattro risate naturali. Egli è un clown del circo
equestre, ha soltanto mutato il costume
fiabesco a pagliuzze d’oro per un abito dalla
comicità operaia, ma la cipria sul volto e il segno profondo di bistro negli occhi gli sono rimasti, e PER FAR RIDERE strafà
con i suo colleghi in cappello a
cono. I suoi umani sentimenti sono cosi diafani che nessuno gli scorge; combatte
senza odiare, ama senza passione, ne busca
senza rancore; è dunque il vero pagliaccio passato dall’ arena al cinema.
Ma s'é portato dietro quel fondo magico che é dei personaggi del circo; anche
le sue bestie sono ammaestrate e il modo in cui agisce è pieno di candidi trucchi del mestiere secolare. Ridolini
è una specie di salta leone, di molla compressa, ogni volta che si tende mette
in moto un congegno. Il successo sta nella sorpresa, tutto quello che fa è inaspettato e decisivo,non ha mai un gesto
che resti a metà, e fra lui e la macchina da presa fanno a chi più corre, sicché le sue pellicole risultano vertiginose e
attanaglianti. Afferrano con la prima scena che è già a pieno dramma, tengono stretto bombardando dl
velocissimi paradossi, e lasciano
allucinati come un viaggio in tabogan.
Quando si accende la luce, ti guardi intorno e ti
sembra di aver preso terra dopo un volo
stregato ..
Ridolini pugilista (Horseshoes) 1923
domenica 27 settembre 2015
Modi e visioni
LE PHILOSOPHE ET LE CINEASTE ONT EN COMMUN UNE CERTAINE MANIERE D'ETRE, UNE CERTAINE VUE DU MONDE, QUI EST CELLE D'UNE GENERATION.
IL FILOSOFO E IL CINEASTA HANNO IN COMUNE UN CERTO MODO DI ESSERE, UNA CERTA VISIONE DEL MONDO, CHE E' QUELLA DI UNA GENERAZIONE.
J. L. G.
giovedì 24 settembre 2015
Piccoli critici in adolescenza
Relazione
sul film:
TITANIC
“ la nave che non poteva affondare “
Venerdì
27 febbraio 1998, la scuola media di Platì si è recata al cinema “ Vittoria “
di Locri per la visione del film “ Titanic “. A chiunque ci chiedesse cosa ne
pensiamo del film ripeteremmo che è stato un “ escursus “ di sentimenti,
emozioni, sensazioni che si sono susseguite dalla prima fino all’ultima scena.
Il Titanic, maestoso transatlantico mai visto prima per dimensioni e conforts,
affondò il 15 aprile del 1912, schiantato da un iceberg. Aveva a bordo 2200
persone, di queste solo 700 trovarono scampo e salvezza sulle scialuppe.
La
storia d’amore, che si intreccia nella trama tragica del film, tra due giovani
ragazzi di diversa estrazione sociale Jack e Rose, mette a nudo tanti sentimenti
che a volte elevano la dignità umana, altre la fanno “ affondare “ nel baratro
dell’egoismo e della prepotenza.
Sono
tante le scene, come prima dicevamo, cariche di emozioni: l’amore dei due
ragazzi, il coraggio di Ros di abbandonare la vita comoda e agiata dei ricchi;
la prepotenza del fidanzato di Rose; la boriosità della madre di lei, che pur
di salvare la propia posizione sociale, ormai al margine del fallimento,
costringe la figlia ad un fidanzamento senza amore; la solidarietà di Jack fino
al sacrificio estremo.
Ma
quello che profondamente ci ha colpito è la profonda differenza di trattamento
tra nobili e povera gente, che da tutto per tutto, pur di varcare l’oceano e
trovarsi “ nella ricca terra d’America “. La scena dei cancelli chiusi per salvare
prima i ricchi e poi, se fossero rimaste scialuppe, gli altri cioè i meno
fortunati, ci è rimasta impressa come una lama nel cuore e ci a fatto meditare:
“ Quando mai ci sarà uguaglianza tra gli uomini “? Gli scienziati, che erano alla ricerca del
famoso gioiello “ il cuore dell’Oceano “, rimangono esterrefatti sentendo il
racconto di Rose, dimenticano lo scopo primario delle loro ricerche; meditano e
fanno meditare anche noi spettatori.
Rose,
ormai centenaria, conclude il film, restituendo all’immensità dell’Oceano quel
gioiello che gelosamente insieme ai suoi
ricordi aveva custodito per tanto tempo. Questo film ha colpito soprattutto,
noi ragazze e ha suscitato profondi ripensamenti sulla caducità delle cose, e
sull’infinito valore di ogni creatura di Dio, ma ci ha fatto innamorare ancora
di più di quel bellissimo ragazzo che è Leonardo Di Caprio, che già avevamo
tanto ammirato e ritagliato da riviste e giornali per incollarlo sulle pagine
dei nostri diari.
Grazie
Signor Preside per averci permesso di rivedere il nostro idolo.
La III a C
tratto
da IL GIORNALINO numero unico
della
Scuola Media Statale “ D. Perri “
Platì
- Cirella a. s. 1997/98
Di mio non posso fare a meno che citare questa canzone di Francesco De Gregori quando ancora non nascondeva la nuca con cappelli e cappellini
mercoledì 23 settembre 2015
lunedì 21 settembre 2015
Il buono, la bella, il cattivo
OGGI
Siamo
sul finire degli anni cinquanta del secolo scorso. Ancora devono venire fuori
alcuni giovani autori che cambieranno la faccia al Cinema per Eccellenza: il
western. In quei tempi John Sturgess,
uno dei massimi direttori per questo genere, confeziona un film che visto oggi
presenta delle attrattive che definiamo, con un’espressione dei giorni nostri,
intriganti.
Tutto
merito di un paesaggio quanto mai selvaggio e di due attori, Robert Taylor e
Richard Widmark, recuperati ormai avanti con gli anni. Era consueto in quel periodo
affiancare una giovane e bella ragazza con un maturo eroe degli anni andati. Qui sono Robert Taylor e Patricia
Owens, altrove Gary Cooper con Julie London, per non tacere del “ duca “ John
Wayne con Angie Dickinson. Aggiungete a questi due vecchi infantilmente
innamorati qualche altro caratterista con problemi freudiani e il soggetto
galoppa fino alla resa finale.
Il
35 mm impresso col cinemascope, ancora di più con le luci date da Robert
Surtees, sul grande schermo del cinema Garden
di via Antonio Martino o dell’ Odeon
sul “ Viale “ di certo facevano bella
mostra di sé; il piacere era sedersi nella prima fila sotto lo schermo
possibilmente nella poltrona centrale.
In
Sfida neIla città morta ( The Law and Jack Wade, 1958) i tre del
nostro titolo incattiviti tra di loro partono per recuperare un bottino sepolto
in un cimitero. Non è la fossa anonima accanto a quella di Archie Stanton resa
celebre a causa di tre altri sciagurati che si contendono il contenuto sepolto
sotto la sabbia. Nel titolo di quel film fu oscurata la Bella e messo in mezzo
il Brutto che andava per nome: Tuco, Benedicto, Pacifico, Juan Maria Ramirez.
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