OGGI
Di Dersu Uzala, il libro di
Vladimir Arsenyev, si conosce meglio la trasposizione fatta nel 1975 da Akira
Kurosawa che questa prima versione del 1961 diretta da Agasi Babayan. La
differenza, rimarchevole, è in come i due registi affrontano il libro del
viaggiatore e geografo russo. Per farla breve se il film di Kurosawa mette
l’accento sul rapporto tra il capitano e la guida attraverso la taiga, Babayan
si concentra sul legame tra il cacciatore indigeno e le distese dell’ Ussuri.
Dersu sa che, di chiunque, il passaggio
sulla terra è breve per questo riconosce un’anima in quanto vive nella pianura
e nella foresta siano essi neve, alberi o animali. Egli a differenza del Dersu
del 1975 non andrà mai a vivere in città per poi fuggirne, rimarrà sino alla
fine nell’ elemento che l’ha visto nascere. Questo scambio è servito bene dalla
base documentaristica che è nel film: alla fine gli occhi di Vladimir Arsenyev
non sono che i nostri.