Il
cinema è quello che è. Qualche volta -
con il Clair di 14 Luglio, con il
Chaplin di Luci della città,con l’Eisenstein di Alexander Nevskij, con il Rossellini di Paisà, per citare i primi nomi che ci vengono sotto la penna - può
essere un'arte, con la purezza, il rigore sintattico, il disinteresse che sono
caratteristici delle opere d’arte riuscite; ma più spesso esso non è che un
informe prodotto sentimentale, un surrogato, vile e disgustoso, del romanzo d’appendice;
qualche altra volta poi non è né romanzo d’appendice né opera d’arte, ma
semplicemente un surrogato dei giornali illustrati.
1951