Visto oggi, Banditi ad Orgosolo, posto in mezzo alla retrospettiva su Michael Cimino, sembra un film anti cinema americano, ma non è così. Il film proprio dal documentarismo trae la sua spettacolarità, dovuta all'abilità visiva di Vittorio De Seta mediato dall'occhio incollato alla cinepresa di Luciano Tovoli. Orgosolo e gli attori non professionisti fanno il resto. Forse gli unici accostamenti moderni da affiancargli sono i film di Michelangelo Frammartino e i luoghi attorno Caulonia, di cui ho scritto tempo addietro.
Se finora non l’avete capito, ho il culto di C’era una volta il west. L’ho prenotai dalle paoline e tra le altre proiezioni, perché i film circuitavano, con me e il Fumeo, nelle varie sedi dell’E., desideroso di vederlo da solo invitai Adolfo ed Angela, un’allieva di quell’anno. Nella prima agghiacciante apparizione di Henry Fonda, lei scioccata gridò: “no, Henry Fonda fa queste cose?” Non sapendolo mi rese immensamente felice. Era proprio questo lo scopo di Sergio Leone quando scritturò l’attore di John Ford: il buono in senso assoluto, il mite Tom Joad di Furore,in quel film doveva essere più cattivo di Lee Van Cleef nel precedente. Ancora dopo circa quindici anni faceva quello strano effetto sul pubblico.
Persi l’amica ma io ero ancora per il cinema, specie quello leoniano, e non sbaglio se vi dico che a Messina ero il suo profeta. In molti erano quelli che mi prendevano in giro a causa della mia passione per Clint Eastwood e la musica di maestro Morricone, molti erano quelli a cui non piacevano sia i primissimi piani sia la lentezza delle scene.
In quel posto di lavoro, la chiamano formazione professionale, si svolgono corsi, in particolar modo per ragazzi poco vogliosi di continuare gli studi, ma anche per diplomati e laureati che non sanno la strada da imboccare. La vera attività è quella di tenere, oggi più che mai, lontano, dalla strada, come dalla droga e dalle armi, migliaia di possibili sovvertitori di leggi malfatte, ad uso e consumo di chi sta al potere e di chi non la pensa come loro, ed anche di chi vuol graduare tranquillamente la televisione. Ma questo non lo si è voluto capire, neanche da chi presta la sua opera come formatore. Molti pensano, specie i professionisti, chi deve essere più preoccupato di tutti, che mangiamo i soldi che loro versano all’Agenzia dell’Entrate. Noi passiamo i mesi senza il dovuto, e senza il sostegno dei sindacati che si sono lavate le mani come è loro costume, ora immaginatevi dieci squadroni di questi ragazzi, esasperati dalla mancanza di prospettive nella vita, per le vie di una città come Messina… altro che I guerrieri della notte di Walter Hill… forse arriverebbero a nutrirsi di carne umana come ne La strada di Cormac McCarthy – ma non preoccupatevi, dormite tranquilli, è solo la mia fantasia, o catastrofismo, questi ragazzi sono annorbatidalla televisione, dal sesso precoce, e dai cibi pieni di sostanze conservanti che li mantengono quieti e inadatti a qualsiasi ribellione.
lunedì 2 aprile 2012
Questo film di Umberto Lenzi non l'ho mai visto, ho, però, solo il ricordo visivo del manifesto affisso sulle pareti del cinema Loreto a Platì. In catalogo, ed in riduzione16mm, ce l'aveva l'Angelicus dell'a,vvocato Mongiardo di Messina, del resto messinese era il produttore Misiano. Solo con l'avvento del web Umberto Lenzi è diventato un regista di culto praticando quanti generi cinematografici più possibili.
Per inciso la Sila a cui si riferisce il film è quella lucana e la storia è un briganti/western a cui partecipa l'oriundo benestaroto Vincenzo Musolino.
Un film di Ingmar Bergman è, per così dire, un ventiquattresimo di secondo che si trasforma e si dilata per un’ora e mezzo. E’ il mondo fra due battiti di palpebre, la tristezza fra due battiti di cuore, la gioia di vivere fra due battiti di mani. Una frantumazione della durata alla maniera di Proust, ma con maggior forza, come se Proust fosse stato moltiplicato da Joyce e Rousseau insieme.
JL Godard
dedicato ad una ex docente universitaria di storia dell'arte di reggio calabria che non riesce a leggere proust ,joyce e non sopporta bergman
lunedì 26 marzo 2012
Molti registi hollywoodiani si sono cimentati con il remake, basta un origine sicura, un produttore che vuole un lavoro consegnato a breve scadenza, magari anche un regista a corto di idee o bisognoso di un contratto per mantenere un certo tenore di vita.
Steven Spielberg ha rifatto Joe il pilota, Jim McBride ha rifatto Fino all’ultimo respiro, più indietro nel tempo John Sturges aveva rifattoI sette samurai.
Anche Michael Cimino per accontentare Dino De Laurentiis accetta di rifare Ore Disperate di William Wyler a suo tempo con Humphrey Bogart e per essere sicuro della riuscita richiama Mickey Rourke gia con lui ne I cancelli del cielo e L’anno del dragone. A quell’epoca l’incostante Mickey era molto ricercato ma i due erano e sono molto amici.
Vorrei dire qui che quella di impossessarsi di lavori altrui e dargli nuova veste in America coinvolge anche il settore musicale. Un cantante, pure lui o per contratto o in un momento di calo di creatività, oppure una casa discografica, alle volte arrangiano in chiave contemporanea musiche e testi di altri cantanti o compositori, alle volte per raccogliere fondi come fu il caso di Red, hot & blue in cui si riproposero le musiche di Cole Porter, oppure sottoforma di tributo ad un artista universalmente riconosciuto; nemmeno Bob Dylan o Bruce Springsteen sfuggirono a questa prassi delle cover.
Ore disperate nella revisione di Michael Cimino è un thriller nostalgico, una visione del mondo un tantino conservatrice, molto direi, e certe volte sembra che Mickey Rourke (Michael Bosworth) diventi il portavoce del regista, che richiama ai saldi valori della tradizione, USA e getta, ed in questo senso si inseriscono i richiami al cinema ed ai personaggi di John Ford, come in quella magnifica sequenza, quasi fuori dal film, siamo nello Utah , nello Zion national park, con una canzone cara a John Ford, Red River Valley, quando David Morse (Albert) si lascia prendere e ridurre a niente da parte della polizia mentre sotto di lui scorre implacabile il fiume ed i cavalli non gli prestano alcuna attenzione .
Michael Bosworth è un perdente, non uno psicotico, in una società persa, tradito da Kelly Linch, una bionda che porta tacchi a spillo, nonché il suo avvocato, catturato da Lindsay Cruse, una poliziotta mezza donnaquasi uomo, la cui aspirazione è una vita tranquilla con una moglie come Mimi Rogers e il conto in banca come Anthony Hopkins .