Il cinema Loreto di Platì era attaccato alla chiesa parrocchiale del paese, dedicata alla Madonna di Loreto. Se, andare a messa o al cinema, la domenica, non sbagliavo, era solo perché gli orari erano differenti: alle otto e trenta la messa per bambini e ragazzi, officiata dall’arciprete, monsignor Minniti, o dallo zio Ciccillo, però tutti volevamo lo zio Ciccillo perché era veloce come Ridolini, e come detto prima, alle quattordici l’inizio delle proiezioni, officiante esclusivo Mimmo Addabbo. Nei sogni creavo confusione, specialmente durante il catechismo preparatorio per la prima comunione: le due porte diventavano una, e l’elevazione del calice poteva essere confusa con Charlton Heston che innalzava le tavole dei dieci comandamenti.
Questo accostamento di porte è ulteriormente marcata dal fatto che per andare a messa o al cinema – a parte le campane intonate da Micuzzu u sacristanu – venivamo chiamati dai suoni che provenivano da un unico altoparlante, posto sul campanile, e se per la messa vi era qualche canzoncina cantata da un coro di piccoli cantori, per il cinema c’era In ginocchio da te cantata da Gianni Moranti:
io voglio per me le tue carezze
si io t’ amo più della mia vita
con nell’intermezzo della canzone quel breve assolo del corno accompagnato dall’orchestra che solo anni dopo con infinita gioia avrei scoperto essere di maestro Morricone.
Al cinema Loreto, essendo una sala parrocchiale, la programmazione era tutta affidata ai cataloghi della San Paolo Film di Catania e all’Anglicus di Messina. Grazie al suo factotum Mimmo Addabbo ho potuto vedere di tutto: I Dieci Comandamenti ( sei tempi), Le Fatiche di Ercole, I Battellieri del Volga, Marco Polo, Gli Spadaccini della Serenissima, Catene, I Reali di Francia, La Notte del Grande Assalto.
Un pomeriggio, studiando inglese con un compagno di scuola, stavamo ripetendo dei vocaboli nella loro traduzione inglese,in più ricordavamo i film visti al cinema,io ero talmente preso da quest’ultima discussione che quando l’altro disse “tempesta” io invece di rispondere “storm”, dissi “l’ho visto”!
Tratto da un libro di Larry McMurtry un autore molto spesso riadattato sul grande schermo, e rivisto al cinema Calabrò, vinse tre Oscar tra cui quello per le luci in Panavision a James Wong Howe. La storia è quella dello scontro tra padri e figli e tra generazioni, una situazione edipica morta sul nascere - la madre muore prematuamente e il padre di conseguenza scampa all'uccisione -, Hud passa sopra tutti e tutto come fosse alla guida della sua Cadillac. Inutile dirvi che il film è Paul Newman tenuto a bada da Martin Ritt. Il suo aspetto, cadillac, cappello da cow boy, jeans e stivali ricorrerà successivamente nel Boss. Fuori dai canoni personali il commento musicale alle immagini di Elmer Bernstein.
Una storia imbastita da Domenico Paolella ed il terzo Sergio, mezza vera e mezza di fantasia, con Dan Vadis in mini gonna che lotta con un altro in mini gonna, Alan Steel alias Sergio Ciani, ancora un Sergio.
Dan Vadis a soli 49 anni lasciò la vita, dopo qualche partecipazione nei spaghetti western
Luigino, sei un grande. Il Cineforum Peppuccio Tornatore é un piccolo
capolavoro di fantasia e di nostalgia (Umberto Barbaro e
Trupianois!!).
L'infanzia di Ivan é forse il film che più mi ha sconcertato da
ragazzino (Ubaldo l'ha programmato a metà degli anni sessanta, più o
meno e c'é stato un grande dibattito, guidato da Fofò Moscato) e spero
di rivederlo un giorno o l'altro.
Non parliamo poi di Z, parametro di tutti i complotti politici
immaginati e soprattutto realizzati. Insomma, i miei, pochi, ricordi
coincidono.
Mi chiedo: ma chi é Addabbo - Lolli? e Crimi e Fano ? Non conosco.
Gli altri sì ma Fabris si scrive con una b.
Abbracci
Per molto tempo il cinema è stato la mia vita, e la vita era il tempo dell’attesa della domenica per andare al cinema Loreto, lo spettacolo destinato ai ragazzi aveva inizio alle quattordici, ed il lunedì sera, quando l’unico canale televisivo di quei tempi trasmetteva il film; in quella sera, era l’autorità di papà che ci permetteva la visione, solo se lui riteneva che era un film adatto alla nostra età o se era, per dirla con lui, un film storico.
Erano gli anni in cui per contratto con l’ANICA, la RAI poteva acquistare e trasmettere film vecchi di dieci anni: il motivo era l’enorme quantità di sale sparse lungo la penisola e le isole, non solo di prima visione. I film rimanevano nei listini delle case distributrici per cinque anni prima di essere “sgonfiati”per il 16mmadatto per le programmazioni delle sale parrocchiali e quindi dei cineforum, cineclub.
Capitava che un film di un certo successo ritornasse nelle prime visioni dopo i dieci anni o più a causa della notorietà del film stesso, o di quella, subentrata, di un regista, o di un attore. Ne cito solo tre: La finestra sul cortile di Hitchcock, 2001 di Kubrick, Per un pugno di dollari di Leone, e non erano i soli.
Così per merito di quei lunedì televisivi ho potuto vedere molti film che altrimenti sarebbero stati solo titoli della storia del cinema sadouliana. Quello che ricordo con maggior gradimento è uno di Alessandro Blasetti con Massimo Girotti e Gino Cervi,La corona di ferro. Film di epoca fascista, però in quei tempi Blasetti andava per la maggiore e l’opera era girata e interpretata con maestria, la scena della pioggia di spade che scopre la corona mi è rimasta impressa come Massimo Girotti che rimarrà uno dei più bravi attori italiani.