6. E’ appunto questa disposizione che stacca nettamente i film. di Shukshin
dal tipico prodotto medio della produzione sovietica. I suoi film spirano aria
fresca, quanto gli altri sanno di ripetitivo. I suoi film rifuggono da ogni
bugiardo manicheismo; e non danno una visione declamatoria ed encomiastica
della realtà sovietica, ma una versione problematica e dubitativa, con la
traccia di personaggi-emblema [le scanzonate millanterie da insicurezza di
Paska Kolokolnikov in Zivét takoj paren';
le “stupide" insofferenze nostalgiche di Stepàn in Vaé syn i brat; il vecchio presidente del soviet di Strannye Ijudiin in crisi di identità;
il pregiudicato recidivo che non riesce a riscattarsi in Kalina krasnaia]. La sua risoluzione di intellettuale di fronte
alla realtà del suo paese é, per dirla con Moravia, per una funzione espressiva
e non esornativa.
7 - Elementi costitutivi di questo Eriebnis divenuto materia di poesia
sono, come abbiamo visto, i valori perenni della civiltà contadina; la prudenza
diffidente contro certi valori che valori non sono e che pur inarcano la
cultura urbana; I'inquieta nostalgia di un ubi
consistam che indicativamente viene materializzato nella “solidità"
della casa di campagna; il ricorso costante alla figura agglutinante del padre,
come termine di riferimento e di ricapitolazione delle esperienze e della
sapienza di vivere (una Vaterbindug
tutta da esplorare ancora; credo, con fertilissimi risultati), il desiderio nel
suo senso pregnante: attesa – dalle - stelle di un compimento di un assestamento
di quel “caos familiare" che i suoi personaggi si ritrovan dentro (il
vissuto, le idee, il dolore, le paure, i piaceri) per cui nulla é chiaro, nulla
é definitivo, nulla é sicuro. E questo
desiderio di definizione di un contesto Shukshin proclama [ma nei suoi
film lo suggerisce, timidamente, con un pudore che sembra assai prossimo
all’incertezza] può avvenire soltanto in una sede, la coscienza: coscienza,
coscienza e ancora una volta coscienza ».
Una coscienza che funziona con intermittenze e che ha dunque quasi
bisogno dei “traumi” del vivere: a il problema della coscienza, della ricchezza
morale e spirituale non solo degli individui, ma di tutta la società, é una
cosa molto importante. Per questo, quando i nostri giovani dimenticano
l’importanza di questo problema, è necessario intervenire, é necessario spiegare
questi fenomeni » [C. Benedetti, int. cit., pp. 4 e 5). Da qui una sorta di
mistica della purità [si pensi per esempio al sogno dell'amore giovanile del
presidente del soviet in Strannye Ijudi]
come ipotesi di una alterità che trascende le iniquità del vivere e che risiede
inequivocamente nella campagna; da qui anche quel motivo costante [da Vas syn i brat a Kalina krasnaja] di una
comprensione ‘evangelica’ per l’errante, pur nella risoluta affermazione che
nella vita si paga tutto.
In conclusione i pérsonaggi di Shukshin sono, in un modo o nell'altro, dei
devianti, dei disadattati, degli insofferenti, uomini controcorrente, uomini
delIa contraddizione: la quale, secondo la logica asmatica del sistema, sta
sotto il segno della sconfitta. Ma sul piano della dinamica della storia sta
nei segno della vittoria.
8. ll personaggio-tipo di Shukshin ripete Shukshin stesso che si
confessava, a quarant’anni, uomo -in- bilico: non fino in fondo uomo della
città e non più uomo di campagna. Ma questa situazione ha i suoi vantaggi. Dal
confronto, dal continuo andare é venire fra le due realtà, nascono
spontaneamente molti pensieri non solo sulla città e sulla campagna, ma anche
sulla Russia, nella sua totaIità » [Lev Ahninskij, cit., p. 8]. E Lev
Kulidianov, nel suo rapporto "1975 al plenum dell’Unione dei cineasti,
confermava il valore di questo personaggio sciusohiniano < uomo inquieto,
assolutamente al di fuori degli stereotipi », incerto come pellegrino, come viaggiatore
», caratterizzato dalla tensione d’una
ricerca; la ricerca di risposte alle domande che la sua mente, il suo sguardo
tormentoso avanzano senza posa".
9. Estremamente importante nella scrittura di Shukshin è la funzione
della musica, delle canzoni soprattutto, che é rilevante in tutti i film (anzi,
Kalina krasnaja é il titolo della
canzone che Egor e
Liuba cantano nel loro incontro estremo). Questa funzione andrebbe attentamente
studiata, seguendo l’ipotesi che i cori e la canzone popolare nella filmica di Shukshin
siano commensurabili agli stasimi della tragedia eschilea e/o al mélos apoleluménon della tragedia
euripidea: elemento concorrente alla vicenda dell'eroe, enfatizzazione patetica
dei sentimenti del protagonista.
10. I più correnti termini di riferimento per Shukshin cineasta sono Dovizénko
e Donskoj, registi contadini. Anche questa é un'ipotesi d’indagine da proseguire.
Al primo Io apparenta la vocazione narrativa e la misura di lirircità ed
eplicità della scrittura; al secondo il senso dell’atmosfera e la forza di persuasione.
Resta comunque risolutiva, di questo primo approccio a Shukshin, i'impressione
di un artista severo; e di una personalità profondamente sensibile e spalancata
alla comprensione dei problemi, di tutti i problemi, non solo di quelli che ha
scelto di approfondire. II suo ci appare un contributo importante alla
interpretazione del mondo sovietico di oggi: e un indice cospicuo per
comprendere le contraddizioni di una società ancora in mobilitazione alla
ricerca di una identità più “umanamente” plausibile.
La sua misura di umanità é quella che più impressiona, ancor prima e
più della sua misura di artista e di autore. Il rammarico per la sua scomparsa
prematura si rinforza nella certezza di tutto quello che avrebbe ancora potuto
dire e fare.
Si possono dunque ripetere le parole di Svevo in La coscienza di Zeno: Alla sua tomba, come a tutte quelle su cui
piansi, il mio dolore fu dedicato anche a quella parte di me stesso che vi era
sepolta .
Bruno De Marchi, BIANCO E NERO,
Anno XXXVII, luglio/agosto 1976