La leggenda vuole che quando Franceschino (Francis Ford) Coppola ebbe in mano definitivamente, dopo varie offerte a diversi registi che andavano per la maggiore in quel momento, tra cui il sommo Sergio Leone Tolstoi, il compito di dirigere Il Padrino (The Godfather), si chiuse in clausura con l’autore del romanzo, tale Mario Puzo, per redigere la sceneggiatura del film.
Un giorno di quelli, si presentò davanti a lui, che era un giovanottone ben nutrito, con una faccia che alcuni confondevano con quella di Jerry (Grateful Dead) Garcia, folti capelli neri, barba nera da cui spuntava solo l naso sormontato dagli occhiali, si presentò dicevamo, infrangendo l’isolamento, Marlon Brando già truccato da don Vito Corleone.
Coppola, folgorato da quella visione inaspettata, dovette faticare non poco per imporre ai tycoons della Paramount l’attore, che a quei tempi, dopo Queimada, si era fatta la reputazione d’uomo irascibile. Alla fine, e per la maggior gloria del film, il regista la spuntò e Marlon Brando ebbe il ruolo compresa la silhouette nei titolo e sui manifesti.
Qui non è il caso di ripetere quanto è già stato scritto sul film che ormai ha superato i quarant’anni suonati. A noi interessa il lavoro di Marlon Brando e la sua presenza nel film. Egli si muove da vecchio saggio, padre di famiglia con autorità ponderata. A ben guardare la recitazione di tutti gli altri interpreti, quando lui è in scena, sembra essere direttamente portata avanti da lui: Al Pacino, James Caan, John Cazale, Robert Duvall e gli altri stanno sotto la ala protettrice e questo succederà anche nel sequel, Il Padrino parte II, dove Robert De Niro, don Vito da giovane, reciterà il ruolo non del personaggio bensì dell’attore Marlon Brando.
Giunto nelle sale il film esplose portando soldi nelle tasche dei produttori, fortuna a Coppola come ad Al Pacino. Marlon Brando rinnovò la sua notorietà vincendo la seconda statuetta per la migliore interpretazione maschile ed a ritirarla, senza farsi smentire, mandò Sacheen Littlefeather , che lesse un proclama sui diritti civili dei nativi americani.
A questo punto mi preme dire soltanto una cosa: i due ” Padrino”, sono opere che come poche altre, riescono a marcare un distacco tra lo spettatore e le vite turbolente di uomini spietati, al contrario di quanto avviene oggi ed in specie nel tubo catodico, da cui lo spettatore è portato a convincersi di poter condurre anch’egli la vita degli intrallazzatori di ogni specie o di donne di dubbia virtù.
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