La rassegna che oggi andiamo ad incominciare prende l’avvio con Queimada, il film più controverso (davvero, è così!) dei cinque che circoscrivono, come già detto, il periodo più felice e denso di prospettive del ‘Attore rebel with a cause. Non è un caso che questo cerchio parta, lancia in resta, parlando di colonialismo inglese nell’epoca dei lumi e finisca col colonialismo statunitense nell’epoca delle sbandierate e false democrazie.
Ad eccezione di Lui, gli autori di questa pellicola sono tutti italiani che si imposero proprio all’attenzione pubblica al principio degli anni sessanta e li cito a gloria del loro lavoro: Alberto Grimaldi, il produttore; Franco Solinas e Giorgio Arlorio, soggettisti e sceneggiatori; Giuseppe Ruzzolini e Marcello Gatti, alle luci; Mario Morra al montaggio; Iginio Lardani ai titoli; Ennio Morricone alla partitura musicale, il quale non si ferma ad abbozzare quattro note, come John Williams o Hans Zimmer, lasciando orchestrazioni ed arrangiamenti ad altri. Il maestro compose ed orchestrò, colorando e contaminando i suoni tra loro con pennellate di ritmi selvaggi o con cadenze dell’epoca di Handel. Ed in fine Gillo Pontecorvo che lo diresse, come accadde con La battaglia di Algeri, con un formato da cinegiornale per renderlo più verosimile.
C’è un però, il regista de La battaglia di Algeri si dimostrò debole, pensando di domare con la volontà
l’ Attore fornito di una dottrina di stampo sovietico, che gli condoniamo, rivista alla luce dei fatti d’Ungheria del 1956. Pensò, come dicevo di catturare ed imbrigliare un ribelle per natura.
Marlon Brando è da aggiungere alla lista dei nomi citati sopra, come autore del film. Queimada pende dalla fisionomia dell’Attore, come la sua riuscita finale. Egli si avviava verso il cammin di mezza vita e veniva da esperienze fallimentari di natura artistica e sentimentale ma era dotato di una solida base ideologica. Bisogna ricordare che è stato l’unico a mettere dietro la porta Stanley Kubrick ai tempi de I due volti della vendetta (One- Eyed Jack) nel 1961.
Queimada fu prodotto in un periodo di fermenti di rivolta giovanile poi finita come José Dolores (Evaristo Marquez). Walker (Marlon Brando) dapprima lo mette a capo della rivolta, successivamente del governo, ponendolo in fine dentro il cappio della forca.
L’Attore solca il film come un aratro il campo da seminare, passando dalla riflessione psicologica agli scoppi d’ira, da leone qual’era. E ancora, brutale e cinico dietro le sue colorate fusciacche, tuttavia simpatizzante con José Dolores e diffidente verso i bianchi colonizzatori.
La sua statura di interprete soggioga gli altri interpreti e lo stesso buon Gillo ed alla fine il film è Lui.
Per inciso c’è da dire che il film di Gillo Pontecorvo è ancora oggi più apprezzato ed analizzato nel mondo anglosassone e dove il colonialismo miete ancora vittime, che in Italia dove la critica bianca, rossa o nera continua a snobbarlo.
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