mercoledì 7 ottobre 2020

Domani e Ieri al CINE LUX in Gevacolor e BN

Accadde a Berlino (The Man Between
Carol Reed, 1953

Alba di fuoco (Dawn at Socorro)
George Sherman, 1954

Capitan Fantasma
Primo Zeglio, 1953

Cavalcata romantica (Les Cloches n'ont pas sonné)
Andre Haguet, 1953


Cortile
Eduardo De Filippo, 1955

Giorni d'amore
Giuseppe De Santis, 1954

 Sono sospese le tessere e le entrate di favore

martedì 6 ottobre 2020

UN DOCUMENTO STORICO - Bengasi di Augusto Genina

Documento storico sarà Bengasi come documento storico fu l'indimenticabile Assedio dell'Alcazar. Sdirebbe che le due grandi produzioni, pur così diverse come contenuto, non esiste una soluzione di continui ideale.
Forse, ad indurci all'osservazione, è l'identità dello stile di produzione: stile che, nel secondo film, è ancorquello che maggiormente contribuì a consacrare il successo mondiale del primo.
Di Bengasi il regista è sempre Augusto Genina; ed immutati sono rimasti, nella loro struttura essenzialei quadri tecnici. Ma soprattutto sono rimasti immutati lo spirito di tutti gli artefici del film e l'atmosfera nella quale essi lavorano.
Non abbiamo simpatia per la retorica pubblicitaria. E' tuttavia fuori di ogni discussione la non normalità duno stile di produzione che attinge la sua ispirazione unicamente ad una ferrea serietà d'intenti ed alla veri più severamente collaudata.
Facilissimo, e sotto certi aspetti anche piacevole, potrebbe essere in questi casi abbandonarsi all' onda dellfantasia, far respirare ai personaggi della vicenda una viziata aria di romanzo. Queste tentazioni, nel cinematografo, sono sempre fortissime ma terribilmente pericolose. La verità storica dei fatti ha un suo inconfondibile e prezioso profumo che non si amalgama con quello, dozzinale, del romanzo.
Quattro nacchere e un toreador non sono la Spagna, Una porta moresca e il lamento del muezzin non sono l'Africa. Oppure, come troppo spesso accade sugli schermi, sono una Spagna e un'Africa da oleografia, da romanzo di Loti e di Farrère.
Nel caso specifico di Bengasi, un'altra considerazione s'impone. Ed è questa: il volto di marmo della stori- della nostra storia - non sopporta il volgare belletto della fantasia. A volerla, a volerla scoprire, c 'è sempre nella cruda narrazione dei fatti una bellezza eroica e patetica infinitamente superiore a quella, sofisticata delle pardite immaginazioni.
La realtà è uno straordinario, incomparabile soggettista cinematografico. Saggia norma fu dunque quelldei produttori di Bengasi d’ispirarsi unicamente ad essa, senza indulgenze.
In questo film, come già era accaduto nell’Alcazar, la documentazione minuziosa ha vantaggiosamente
sostituito i pericolosi fermenti dell'immaginazione. Diecimila scatti di Leica, una lunga indagine condotta sul posto per stabilire senza possibilità di deformazioni prospettiche le reazioni psicologiche di quelli che sarebbero stati i personaggi della umana e drammatica vicenda, hanno servito di più di qualunque ipotesingegnosa.
L'imponente materiale documentario, opportunamente coordinato ed utilizzato funzionalmente da Alberto Bargelesi nella lunga fase preparatoria, ha costituito l'ideale piattaforma di lancio per tutti i successivi sviluppi. Ad esso hanno copiosamente attinto gli sceneggiatori e l'architetto.
Preziosissimo è stato pure agli interpreti, immettendoli, meglio di qualunque esortazione verbale, nel clima del film,
Abbiamo sotto gli occhi, mentre scriviamo, un piccolo rettangolo di carta fotografica, scelto a caso fra le 10.000 immagini raccolte dall'operatore Smeriglio. Rappresenta il particolare di una poltrona del Palazzo Municipale di Bengasi: uno speciale pomello, lavorato in una certa maniera.
Pignolerie, diranno gli improvvisatori di professione, gli adoratori dell'approssimativo. Ma è proprio di queste «pignolerie» che è fatta la fortuna di un film. E' soltanto con molte di queste «pignolerie» a portare 3500 metri di pellicola all’altezza di un documento storico.
Mino Cauda
na
film SETTIMANALE DI CINEMATOGRAFO TEATRO E RADIO ANNO V n. 11 – 14 MARZO 1942 - XX

sabato 26 settembre 2020

The Ghost Train n° 10


Il treno fantasma di WALTER FORDE

Questo è probabilmente il decimo Treno fantasma apparso a sferragliare sullo schermo da quando c’è il cinema; e, si badi, tutti diversi, con oggetti e vicende che s’assomigliano appena. C'è ne fu uno con Charlie Ruggles che divertì tutti gli uomini del 1936 o giù di li: i due elementi, il treno e il mistero, giocavano sulla corda del comico, forse per la prima volta da quando la fantasia dei soggettisti aveva associato i due elementi, il meccanico e lo spettrale, per comporre, d’abitudine, una mistura terrorizzante. Anche il decimo Treno fantasma vorrebbe far ridere rabbrividendo o rabbrividire ridendo. Ma non c'è Ruggles, o nessuno che lo valga. Ci sono un gruppo di attori brutti e goffi, uomini e donne, ai quali il doppiato ha tolto forse l’unica vivenza che avevano: quella di parlare con accento di Londra, il cockney. Si tratta infatti di un film inglese, scialbo, noioso e decisamente di terz’ordine.

GIUSEPPE DE SANTIS*

Giuseppe De Santis (1917 –1997) è stato un regista, sceneggiatore, critico cinematografico noto per aver diretto tra gli altri Caccia tragica, 1947, Riso amaro, 1949, Roma ore 11, 1952.

 
 


domenica 20 settembre 2020

La suggestione del travestimento tra le comparse del cinema




 

La suggestione del travestimento gioca ... scherzi. Forse è una consolazione tra le comparse del cinema che aspettano l'ora di pronunziare sia pure una parola per occupare un secondo la veloce macchina da presa e per affacciarsi un istante sul pubblico immenso e diverso delle sale di cinema, indossare un travestimento, simulare qualcuno; e so che spesso, accanto al dramma che si rappresenta, il personaggio che non parla ne porta in sé uno ben più umano. In una città straniera, uno studente del politecnico che aveva assunto in un film una particina da cameriere per arrotondare le sue magre entrate, venne a parlarmi durante un intervallo. Portava la salvietta sul braccio, e pur dicendo molte cose assennate e intelligenti non riusciva a contenersi altro che come aspettando i miei ordini.
CORRADO ALVARO
apparso su Cinema nel marzo 1937

 

 

venerdì 4 settembre 2020

YOHRIKOH - 陽暉楼





Fusako ...
Listen to me.
Beyond that door, you must lose your purity.
If you remain pure, you'll be crushed down.
Don't you ever forget it.
If you remain pure, you'll be crushed down.

Fusako ...
Ascoltami.
Oltre quella porta, devi perdere la tua purezza.
Se rimani pura, sarai schiacciato.
Non dimenticarlo mai.
Se rimani pura, sarai schiacciato.
Hideo Gosha, The Geisha (陽暉楼 Yohrikoh), 1983

giovedì 6 agosto 2020

mercoledì 5 agosto 2020

La seconda vita dell'attore




In ognuno che esercita un'arte si opera una deformazione professionale che è tanto più forte quanto più è raggiunta una personalità. Cosi avviene allo scrittore di proporsi di continuo problemi generali, storici, di costume, di morale; al pittore di scorgere il mondo come un insieme di volumi e di atteggiamenti trovando in essi i sostegni della sua concezione della vita e dell'arte; allo scultore di fondarsi su una certa qualità di forza fisica, e quasi bruta che lo soccorre nella sua lotta con la materia.
Negli artisti del cinema, per il fatto di procacciarsi una popolarità per mezzo della finzione e d'una finzione che ha bisogno di infiniti collaboratori, si nota un carattere continuamente sospeso a cause esteriori che essi non sono in grado di provocare né di dominare: dipendono essi dal direttore di produzione, dal regista, dall'operatore, dal truccatore, dal vestiarista, dall'uomo del montaggio, dall'ufficio pubblicità. Sono come bambini che hanno bisogno dei grandi. Solo che questi bambini del cinema non cresceranno mai e avranno sempre bisogno di qualcuno che fabbrichi la loro gloria. Gli attori del cinema sono del semplice materiale di cui si serve un creatore e un inventore di drammi e di emozioni.
Si accorre verso questo impresario di emozioni come verso qualcuno capace di dare una seconda vita e le miracolose parole per cui ci si trasforma in un’apparizione. Avendone avuto il sospetto, interrogai una volta varie attrici che lavoravano a un film. Quasi tutte mi confessarono di subire durante il lavoro un trasporto istintivo verso il maestro di scena nel momento stesso in cui si trovavano sotto il suo potere. Quasi sempre in questi momenti il maestro di scena dà del tu, quasi sempre l'ubbidienza o la riluttanza dell'attrice ha qualcosa della sottomissione o del capriccio amoroso; sempre si stabilisce un rapporto d'un erotismo tutto speciale tra il creatore e la creatura, e uno vince e l'altro si sottomette. Questa trasformazione è uno dei momenti più interessanti del lavoro cinematografico e contiene una certa parte di mistero, come in ogni operazione creativa.
CORRADO ALVARO
Film D'OGGI Anno 1 - n. 1 - 9 giugno 1945

In apertura Alida Valli sulla copertina di FILM, 14 marzo 1942 XX