mercoledì 21 maggio 2014

Passarella per una diva


una volta le dive a Taormina arrivavano così.

lunedì 19 maggio 2014

domenica 18 maggio 2014

Titoli di testa e neorealismo



Quasi tutti i titoli di testa dei film italiani portano alla voce “ sceneggiatura “ una buona decina di nomi. Non bisogna prendere troppo sul serio questa imponente collaborazione. Essa ha prima di tutto per scopo di dare al produttore delle cauzioni molto ingenuamente politiche: vi si trovano regolarmente i nomi di un democristiano e di  un comunista ( come nei film di un marxista e un prete). Il terzo co-sceneggiatore ha la fama di saper costruire una storia, il quarto di trovare la gag, il quinto di fare dei buoni dialoghi,il sesto “ di avere il senso della vita “ ecc. Il risultato non è migliore o peggiore che se non ci fosse un solo sceneggiatore. Ma la concezione della sceneggiatura italiana si adatta bene a questa paternità collettiva in cui ciascuno apporta un’idea senza che il regista sia in definitiva tenuto a seguirla. Piuttosto al lavoro a catena degli sceneggiatori americani, bisognerebbe accostare questa interdipendenza all’improvvisazione della commedia dell’arte o anche all’hot jazz.
Il neorealismo e il post-neorealismo.
Il cinema italiano secondo André Bazin, op. cit.

giovedì 15 maggio 2014

Piccoli calabresi crescono



Come è  risaputo nel 1951 la provincia di Reggio Calabria subì una delle sue periodiche alluvioni, forse la più devastatrice, certamente la più ricordata. A seguito di quel disastro circa trecento fanciulli partirono per il nord,per una volta non come emigranti. Furono ospitati in una colonia sul Lago Maggiore che apparteneva alla Edison, gigante dell’elettricità pre Enel. In quel periodo Ermanno Olmi faceva il suo apprendistato registico girando dei cortometraggi per conto di quella fabbrica. I bambini calabresi vennero ospitati a Suna, sul Golfo Borromeo e furono i protagonisti del film che oggi apre la filmografia del regista bergamasco: Piccoli calabresi sul Lago Maggiore… Nuovi ospiti della Colonia di Suna (1953). Bastano otto minuti e passa  ad Olmi per essere già il regista  de L’albero degli zoccoli .  Dopo le prime tragiche immagini di una terra devastata,  dalla colonia Vincenzino scrive ai genitori  le sue impressioni di un altro mondo molto meglio organizzato … un ‘altra bambina canta del ciucciu mortu … il piccolo Carmelo malfermo dalla nascita dopo un intervento chirurgico muove i primi passi e sogna di diventare capo stazione, magari a Bovalino.
Girato ancor prima dei documentari di Vittorio De seta editati qualche post fa, quello di Ermanno Olmi ci presenta una Calabria, che seppure vista da lontano, è una terra incitata a sollevarsi dalle restrizioni e camminare con i propri piedi e sono i bambini a spronarla e per questo incitamento Olmi è da ringraziare; nel suo, a tratti facile entusiasmo, è un film che commuove: verrà De Seta e metterà un altro punto e a capo che è ancora lì, fermo, nonostante i vari lifting di ammodernamento attuati, per altro con i finanziamenti CEE che si spendono senza nessuna ragione visto che ancora i giovani prendono la via dell’esodo, e non solo loro, e il capo stazione è ormai una figura soppiantata dall’elaboratore che mediante un programma fa andare e tornare i treni.

domenica 11 maggio 2014

L'ultimo viaggio

Top 20: Best Last Films

By Film Comment

L'Argent
1. L’Argent Robert Bresson, 1983
Gertrud Carl Theodor Dreyer
2. Gertrud Carl Theodor Dreyer, 1964
F For Fake Orson Welles
3. F for Fake Orson Welles, 1975
An Autumn Afternoon Ozu
4. An Autumn Afternoon Yasujiro Ozu, 1962
Lola Montes
5. Lola Montès Max Ophuls, 1955
Yi Yi
6. Yi Yi Edward Yang, 2000
1,000 Eyes of Dr. Mabuse
7. The 1,000 Eyes of Dr. Mabuse Fritz Lang, 1960
Eyes Wide Shut
8. Eyes Wide Shut Stanley Kubrick, 1999
Love Streams
9. Love Streams John Cassavetes, 1984
Street of Shame
10. Street of Shame Kenji Mizoguchi, 1956
Ivan the Terrible Part 2
11. Ivan the Terrible Part II Sergei Eisenstein, 1946
Tabu
12. Tabu F.W. Murnau, 1931
Pier Paolo Pasolini
13. Salo Pier Paolo Pasolini, 1975
Prarie Home Companion
14. A Prairie Home Companion Robert Altman, 2006
The Dead
15. The Dead John Huston, 1987
Once Upon a Time in America
16. Once Upon a Time in America Sergio Leone, 1984
Lilith
17. Lilith Robert Rossen, 1964
Cluny Brown Ernst Lubitsch
18. Cluny Brown Ernst Lubitsch, 1946
Un Flic
19. Un Flic Jean-Pierre Melville, 1972
Imitation of Life
20. Imitation of Life Douglas Sirk, 1959



L'originale è qui:
http://www.filmcomment.com/article/film-comments-trivial-top-20

mercoledì 7 maggio 2014

Mexico indigenista

Questa volta Benito Alazraki il regista di El Toro Negro lo portiamo dentro il


Circolo di Cultura Cinematografica " Yasujiro Ozu " 

Complice anche il compagno Georges Sadoul che ebbe parole di elogio verso questo regista messicano, nonché poeta e guinonista, vale a dire soggettista.

Raìces ( Radici, 1954) è considerata una delle pellicole pioniere del cinema messicano indipendente, realizzata in condizioni molto speciali al margine del meccanismo produttivo convenzionale. La si deve principalmente al produttore Manuel Barbachano- Ponce e allo sceneggiatore Carlos Velo esule in Messico dalla Spagna franchista.
Concorsero alla riuscita finale anche il cinematographer  Walter Reuter, che fu responsabile delle luci del langhiano Metropolis (scusate se è poco) e un gruppo di autori di musica colta tra i più dotati di quel paese.
Se c’è una cosa da accostare a Raìces è una raccolta di musica popolare messicana,Mexico, fiestas of Chapas & Oaxaca, registata da David Lewiston negli anni settanta del secolo scorso e pubblicata dalla Elektra Nonesuch, proprio in alcune delle regioni dove è stata girata la pellicola di Benito Alazraki. L’intento è lo stesso: raccogliere e conservare le tradizioni dei costumi come dei suoni delle popolazioni indie.
Nell’opera Aazraki anticipa lo stile che contraddistinguerà El Toro Negro: coniugare la finzione con il documentario ; si suddivide in quattro episodi più un prologo costituito da una serie di immagini che riproducono il paesaggio archeologico messicano e la sua relazione con gli abitanti indigeni che rappresentano il popolo nativo, autentico, che ha dato forma alla nazione messicana prima di Cortez il killer. Ogni episodio è introdotto da una voce femminile o maschile che corrisponde al punto di vista di un personaggio, non necessariamente il protagonista. Inoltre ogni episodio è volutamente interpretato da autentici indios reclutati nelle zone dove si svolgono i fatti.
In sintesi il primo episodio La Vacca descrive la povertà di una coppia di giovani alle prese con la mancanza di cibo per se stessi e la neonata figlioletta, la giovane donna finirà collaboratrice domestica in città per aiutare marito e figlia; nel secondo, Nostra Signora, una studentessa americana arriva in bicicletta per scrivere la sua tesi di laurea sulla vita selvaggia degli indios messicani, scoprirà che gli indios sono molto più evoluti di come li aveva studiati e descritti; il terzo, Il Guercio, un bambino cieco di un occhio, deriso dai suoi coetanei viene condotto dalla madre dapprima da una specie di stregone e subito dopo in pellegrinaggio al santuario dei Re Magi per essere miracolato, a causa di uno scirfarolu, petardo, perderà completamente la vista, conseguentemente gli altri ragazzi non lo insulteranno più; in fine, La Puledra, un archeologo straniero impazzito per una giovane india propone al padre di lei l’intenzione di comprarla col risultato di sentirsi chiedere da quest’ultimo la moglie per il doppio del valore della giovane.
In tre degli episodi il contrasto è tra i personaggi di pelle scura contrapposti ai bianchi, il rimando è evidente: il mondo autentico delle popolazioni indie in opposizione a quello civilizzato; si aggiungono anche elementi simbolici di rottura come l’automobile decappottabile dalla cui radio fuoriesce un motivo moderno, il quadro della Gioconda , le croci ed il congegno in legno e corda per trascinare il ragazzo cieco che stabilisce una correlazione tra essere umano e animali da lavoro, i vestiti della giovane ragazza, oggetti di feticismo per lo straniero.
Sempre il compagno Sadoul riteneva, ed altri con lui, l’episodio del guercio il meglio riuscito con quel sapore di cinema estetizzante europeo di sapore neorealista: in poche parole felliniano.


lunedì 5 maggio 2014

Michelangelo sincero

1912 - 2007

“ Le mie opinioni, i miei errori, che sono quanto c’è di più personale nelle mie esperienze, trasmetteranno il mio messaggio, se sono sincero. Esser sincero implica fare un’opera un po autobiografica “.
Michelangelo Antonioni