giovedì 24 gennaio 2013

Diavolerie

Oggi
In contemporanea con http://daplatiaciurrame.blogspot.it/

Rassegna stampa:

“Un opera di notevole spessore comunicativo”. La Repubblica

“Acclamato ancora oggi” IL Gazzettino

“Da scaricare e conservare gelosamente”. La Nazione

“Vella & Mittiga con quest’opera all’avanguardia hanno superato se stessi”. IL Mattino

mercoledì 23 gennaio 2013

Rebels with a cause

La rassegna che oggi andiamo ad incominciare prende l’avvio con Queimada, il film più controverso (davvero, è così!) dei cinque che circoscrivono, come già detto, il periodo più felice e denso di prospettive del ‘Attore rebel with a cause. Non è un caso che questo cerchio parta, lancia in resta, parlando di colonialismo inglese nell’epoca dei lumi e finisca col colonialismo statunitense nell’epoca delle sbandierate e false democrazie.
Ad eccezione di Lui, gli autori di questa pellicola sono tutti italiani che si imposero proprio all’attenzione pubblica al principio degli anni sessanta e li cito a gloria del loro lavoro: Alberto Grimaldi, il produttore; Franco Solinas e Giorgio Arlorio, soggettisti e sceneggiatori; Giuseppe Ruzzolini e Marcello Gatti, alle luci; Mario Morra al montaggio; Iginio Lardani ai titoli; Ennio Morricone alla partitura musicale, il quale non si ferma ad abbozzare quattro note, come John Williams o Hans Zimmer, lasciando orchestrazioni ed arrangiamenti ad altri. Il maestro compose ed orchestrò, colorando e contaminando i suoni tra loro con pennellate di ritmi selvaggi o con cadenze dell’epoca di Handel. Ed in fine Gillo Pontecorvo che lo diresse, come accadde con La battaglia di Algeri, con un formato da cinegiornale per renderlo più verosimile.
C’è un però, il regista de La battaglia di Algeri si dimostrò debole, pensando di domare con la volontà
l’ Attore fornito di una dottrina di stampo sovietico, che gli condoniamo, rivista alla luce dei fatti d’Ungheria del 1956. Pensò, come dicevo di catturare ed imbrigliare un ribelle per natura.
Marlon Brando è da aggiungere alla lista dei nomi citati sopra, come autore del film. Queimada pende dalla fisionomia dell’Attore, come la sua riuscita finale. Egli si avviava verso il cammin di mezza vita e veniva da esperienze fallimentari di natura artistica e sentimentale ma era dotato di una solida base ideologica. Bisogna ricordare che è stato l’unico a mettere dietro la porta Stanley Kubrick ai tempi de I due volti della vendetta (One- Eyed Jack) nel 1961.
Queimada fu prodotto in un periodo di fermenti di rivolta giovanile poi finita come José Dolores (Evaristo Marquez). Walker (Marlon Brando) dapprima lo mette a capo della rivolta, successivamente del governo, ponendolo in fine  dentro il cappio della forca.
L’Attore solca il film come un aratro il campo da seminare, passando dalla riflessione psicologica agli scoppi d’ira, da leone qual’era. E ancora, brutale e cinico dietro le sue colorate fusciacche, tuttavia simpatizzante con José Dolores e diffidente verso i bianchi colonizzatori.
La sua statura di interprete soggioga gli altri interpreti e lo stesso buon Gillo ed alla fine il film è Lui.
Per inciso c’è da dire che il film di Gillo Pontecorvo è ancora oggi più apprezzato ed analizzato nel mondo anglosassone e dove il colonialismo miete ancora vittime, che in Italia dove la critica bianca, rossa o nera continua a snobbarlo.

Il cinema italiano, oggi, e Roberto Rossellini

Il cinema italiano contemporaneo è cresciuto regredendo nell’immaturità. L’assenza di dogmatismo della lezione rosselliniana è diventata sospensione del giudizio, quando non si è rovesciata in rigidità ideologica. Rossellini era molto odiato,  più di tutti da quelli che oggi lo piangono pubblicamente e che lo ricordano ancora una volta come il padre del neorealismo, come l’autore di quella trilogia sulla guerra che è stata prima di tutto la fotografia del passaggio dell’Italia dalle ferite della distruzione alle cicatrici della ricostruzione.

lunedì 21 gennaio 2013

L'A T T O R E

La nuova retrospettiva che si va ad iniziare riguarda l’A T T O R E che più di tutti ha “sfondato” lo schermo cinematografico e lo star system hollywoodiano: Marlon Brando.
Riguarda il periodo cruciale, per me, della sua carriera e va dal 1968 al 1979: cinque film in tutto, legati sottilmente dalla sua presenza invasiva ma, se ci pensate bene, diversamente realizzati e concepiti senza il suo contributo personale e definitivo.
In breve, la carriera di Marlon Brando la suddivido in quattro periodi: l’exploit iniziale, un intermedio ed apparente declino, gli anni che prendiamo in visione,  e … il viaggio al termine dell’ATTORE.
Il periodo che intendo ripensare, lo ha condiviso in maniera diversa con i registi che lo avrebbero dovuto contenere: bruscamente , Queimada e Gillo Pontecorvo; amichevolmente, i due (ma sono tre) con Francis Ford Coppola; al servizio con Arthur Penn; solidale con Bernardo Bertolucci.

Tre nemici amici

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCIO TORNATORE

Diretto con mano sicura da Hal(Harold e Maud) Ashby, scritto con perizia da Robert(Chinatown) Towne ed infine colorato da Jack (Shining)Nicholson che lo impose come star.

giovedì 17 gennaio 2013

at deum,qui laetificat iuventute mea


In uno degli ultimi post ho scritto della fortuna portata da un pugno di dollari ad alcuni dei,ho dimenticato di citare l'icona che sui loro altari si celebra: egli, il vero dio, lo spirito del West come lo
chiama Rango (2012).

mercoledì 16 gennaio 2013