Una storia imbastita da Domenico Paolella ed il terzo Sergio, mezza vera e mezza di fantasia, con Dan Vadis in mini gonna che lotta con un altro in mini gonna, Alan Steel alias Sergio Ciani, ancora un Sergio.
Dan Vadis a soli 49 anni lasciò la vita, dopo qualche partecipazione nei spaghetti western
Luigino, sei un grande. Il Cineforum Peppuccio Tornatore é un piccolo
capolavoro di fantasia e di nostalgia (Umberto Barbaro e
Trupianois!!).
L'infanzia di Ivan é forse il film che più mi ha sconcertato da
ragazzino (Ubaldo l'ha programmato a metà degli anni sessanta, più o
meno e c'é stato un grande dibattito, guidato da Fofò Moscato) e spero
di rivederlo un giorno o l'altro.
Non parliamo poi di Z, parametro di tutti i complotti politici
immaginati e soprattutto realizzati. Insomma, i miei, pochi, ricordi
coincidono.
Mi chiedo: ma chi é Addabbo - Lolli? e Crimi e Fano ? Non conosco.
Gli altri sì ma Fabris si scrive con una b.
Abbracci
Per molto tempo il cinema è stato la mia vita, e la vita era il tempo dell’attesa della domenica per andare al cinema Loreto, lo spettacolo destinato ai ragazzi aveva inizio alle quattordici, ed il lunedì sera, quando l’unico canale televisivo di quei tempi trasmetteva il film; in quella sera, era l’autorità di papà che ci permetteva la visione, solo se lui riteneva che era un film adatto alla nostra età o se era, per dirla con lui, un film storico.
Erano gli anni in cui per contratto con l’ANICA, la RAI poteva acquistare e trasmettere film vecchi di dieci anni: il motivo era l’enorme quantità di sale sparse lungo la penisola e le isole, non solo di prima visione. I film rimanevano nei listini delle case distributrici per cinque anni prima di essere “sgonfiati”per il 16mmadatto per le programmazioni delle sale parrocchiali e quindi dei cineforum, cineclub.
Capitava che un film di un certo successo ritornasse nelle prime visioni dopo i dieci anni o più a causa della notorietà del film stesso, o di quella, subentrata, di un regista, o di un attore. Ne cito solo tre: La finestra sul cortile di Hitchcock, 2001 di Kubrick, Per un pugno di dollari di Leone, e non erano i soli.
Così per merito di quei lunedì televisivi ho potuto vedere molti film che altrimenti sarebbero stati solo titoli della storia del cinema sadouliana. Quello che ricordo con maggior gradimento è uno di Alessandro Blasetti con Massimo Girotti e Gino Cervi,La corona di ferro. Film di epoca fascista, però in quei tempi Blasetti andava per la maggiore e l’opera era girata e interpretata con maestria, la scena della pioggia di spade che scopre la corona mi è rimasta impressa come Massimo Girotti che rimarrà uno dei più bravi attori italiani.
Questo è il capolavoro di una breve stagione cinematografica che coincise con l'assassinio di Salvador Allende ordinato a Pinochet da parte delle multinazionali americane. I film di Littin girarono da noi abbastanza bene, tant'è che nel 1975 Gian Maria Volonté volò a Cuba per girare un film con lui. A me sembra che questo film debba qualcosa a Queimada di Gillo Pontecorvo e al cinema sovietico. Nei suoi movimenti di macchina mi ricorda La Recita di Teo Anghelopulos.
Burt Reynolds venne in Italia convinto che il Sergio fosse Leone, il contratto era firmato e lui lo fece a malincuore. Il film per me è molto valido per Aldo Sambrell e la bellissima Nicoletta Macchiavelli che è prima di tutte, seconda solo a Silvana Mangano, moglie, a quell'epoca, del produttore di questo film.
Maestro Morricone si prodigò per una colonna sonora memorabile, arrivando a rompere le corde vocali di Gianna Spagnulo e il solito Tarantino la riprese per il suo Bill. Lo vidi al cinema Garibaldi di via Palermo con una pellicola talmente macinata dai passaggi che si saltava di pie pari da una sequenza all'altra.
Detesto i film. Quando qualcuno mi chiede se ho visto questa o quell'attrice, io dico "no, a meno che non sia apparsa in The great train robbery o The birth of a Nation. Allora può darsi che l'abbia vista".