domenica 18 novembre 2018

Clima fotografico

Aldo Graziati, in arte G. R. Aldo (1905 - 1953)
con Alida Valli

Una grande perdita

Mi riservo di parlare più lungamente di Aldo e della grande perdita che egli rappresenta per me. Mi limito ora a dichiarare, data l'urgenza della vostra richiesta, che la collaborazione del mio caro Aldo era più che collaborazione, era sofferenza comune, era partecipazione viva e gioiosa alla composizione del film, era amico e collega.
lo devo a Aldo, il coraggio di certe sequenze tecnicamente difficili, la partecipazione affettuosa nei miei momenti di debolezza o di stanchezza era indispensabile alla buona riuscita dell'opera cinematografica per il suo animo nobile e gentile, per il tono di grande serietà che lui imponeva a tutta la «troupe ››, per la sua capacità misteriosa di indovinare il clima fotografico di ciascun film, di ogni vicenda.
Quanto diverse sono le sue interpretazioni cinematografiche di Miracolo a Milano e Umberto D. e Stazione Termini. lo devo a lui una parte notevole dei successi che questi film hanno ottenuto nel mondo e ritengo che egli con la sua morte lasci un gran vuoto nella mia vita di artista se di uomo. E il cinema italiano ha perduto un forte, laborioso, grande collaboratore che le cinematografie straniere incominciavano già a invidiarci.
Vittorio De Sica: Gli debbo il Miracolo a Milano, Cinema Nuovo, 15 dicembre 1953

Hanno mosso i primi passi con G. R. Aldo: Gianni Di Venanzo, Aiace Parolin, Alvaro e Gugliemo Mancori, Nino Cristiani, Giuseppe Rotunno.
La foto originale e un più esteso profilo di Aldo Graziati li trovate qui:
https://alla-ricerca-di-luchino-visconti.com/2014/12/15/ricordo-di-aldo-graziati/


giovedì 15 novembre 2018

Film di Gangster - Ambivalence & Ambiguity

ln seguito si ebbe l`introduzione di una nuova variante, mediante la messa in gioco della figura del-lo Special Prosecutor, un funzionario cui vengono di norma assegnati poteri dittatoriali per ripulire la città dal fango della malavita, come succede in Racker Busters (1938) di Lloyd Bacon.
A sua volta l'introduzione di questa nuova figura si è accompagnata a una nuova variante, la contaminazione del film di gangsters  con apporti della tipicamente anglo-sassone scuola cimiteriale (Harvey, Young, il Gray dell' Elegia sopra un cimitero campestre, quasi tutto Edgar Allan Poe, il Jonathan Lartimer  della « Dama della Mongue », Evelyn Waugh «del «Caro estinto », ecc.). È quanto accade in The Enforcer (1951, La città è salva) dell'uncredited  Raoul Walsh [il film è firmato Bretaigne Windust, cui il produttore Milton Sperling lo tolse di mano dopo poche scene), in cui il Procuratore Distrettuale Martin Ferguson [Humphrey Bogart] non è che un riesumatore di cadaveri, sprofondato in un universo in via di putrefazione, affollato di loculi, sudari, perizie e reperti necroscopici. È in questo film poi che forse si rivela la massima ambivalenza del genere. L'oggetto dell'inchiesta è una ragazza dalla personalità non facilmente circostanziabile Theresa Davis- Angela Vetto (Pet Joiner), testimone di un omicidio miracolosamente salvata da un sicario innamoratosi di lei e che vive sotto falso nome. Il fatto che un « killer ›› al solido dell'Anonima Assassini la risparmi uccidendo un'altra ragazza al posto suo ha un'evidente effetto di derisione nei confronti del freddo raziocinio del Procuratore Distrettuale. Se solo un « coup de foudre ››, in altre parole il caso e l'imprevisto, vale a dire un « coup d'hasard », costituiscono fonte di minaccia reale per la Murder inc., allora significa che l'impresa di Ferguson, l’affermazione della razionalità e il trionfo delle Forze del Bene sono soltanto apparentemente soddisfatte. Il che equivale ad ammettere che al mondo del crimine non potrà mai essere assestato un sicuro « coup de grace » e che quindi la città non sarà mai salva del tutto. Come il delitto primario della psicoanalisi, anche la Murder inc. si ripete e rivive continuamente.
Questa fondamentale ambivalenza si risolve anche in un atteggiamento ambiguo nei confronti del criminale. Per tutto un gruppo di film del genere i delinquenti nascono tali e ovviamente non possono essere recuperati: non resta quindi che distruggerli. Ma già in Public Enemy, soprattutto nelle scene iniziali in cui si vedevano i giovani Tom e Matt passare da reati di poco conto a delitti e violenze sempre più in grande, venivano messe in gioco tutte le determinazioni economiche e sociali che avevano lo scopo di indicare il crimine come fenomeno economico e sociale ben preciso, e non come effetto di un rimpasto degli istintiti. Indicazione che appare anche in Dead End (1937, Strada sbarrata] di William Wyler, Crime School, Gangster's Boy e Angels With Dirty Faces [Gli angeli con la faccia sporca) di Michael Curtiz, tutti del 1938. Altri film dell'epoca non mancavano di affermare con chiarezza che situazioni ambientali e familiari a dir poco disdicevoli, l'inferno degli « slums ›› e dei « blocks ››, le brutali bolge dei riformatori e dei penitenziari erano il più naturale focolaio di violenza e criminalità. In The Roaring Twenties (1939-40] di Raoul Walsh (sceneggiatura di Robert Rossen) veniva timidamente affacciata la tesi del nesso inestricabile tra «gangsterismo ›› e disoccupazione, innovazione di questo tipo di film (che potremmo definire riformista) era la presenza, a fianco del personaggio negativo del «gangster », del personaggio positivo del poliziotto, del prete, dell'educatore, dell'avvocato e di altrettali agenti dell'«establishiment ››, venuti fuori dallo stesso ambiente malfamato, dagli stessi vicoli, dagli stessi caseggiati, suggerendo così che la malvagità degli uni e la bontà degli altri andavano presi come il risultato di una scelta morale avente funzione di correttivo di una troppo marcata insistenza sul condizionamento sociale [sposando riformismo e individualismo ed evitando il radicalismo mediante la dialettica della pensona. ln The Killers [l gangsters) di Robert Siodmak [in cui l'adattamento del racconto di Hemingway era opera di John Hfuston, che però non figura nei «credits » del ›film) Ole [Burt Lancaster) e il tenente Lubinsky scorrazzavano durante l'infanzia sulle scale antincendio dello stesso circondario. Così come in Cry of the City (1948, L`urlo della città), sempre di Siodmak, il poliziotto Cardella (Victor Mature] e il killer  Roma (Richard Conte) provenivano dallo stesso quartiere sovraffollato di immigrati « wops ››. Il fatto che Siodmak abbia diretto anche The Dark Mirror (1946), imperniato su due gemelle, una buona e una cattiva, la dice lunga sulle istanze pan-soggettivistiche di simili aperture sociologiche, subito neutralizzate da un'invadente metafisica personale. La stessa metafisica conosceva in quegli anni un originale trattamento in You Only Live Once (1937, Sono innocente] di Fritz Lang, in cui la figura del criminale Eddie Taylor [Henry Fonda) veniva presentata sì come soggetto, ma nel senso di soggetto a forze sociali che andavano oltre ogni controllo dell'individuo e della persona, e cioè in stretti termini di alienazione.
Franco Ferrini, I GENERI CLASSICI DEL CINEMA AMERICANO, BIANCO E NERO, 1974 Fascicolo ¾


mercoledì 14 novembre 2018

Start with the ground




I thought if a man doesn't know what he's doing or where he's going, the best thing for him to do is just back up and start all over again.
I thought I'd start with the ground and work up.

Quando un uomo non sa più che fare o dove andare …
Beh, non gli resta altro che tornare daccapo.
Io ho ricominciato tornando alla terra.
Otto Preminger, Robert Mitchum, Marilyn Monroe, River of no return (La magnifica preda), 1954

lunedì 12 novembre 2018

Abe at the Movie




Todd SolondzDark Horse, 2011

domenica 11 novembre 2018

A farewell haiku



I see a bright spot in the dark …
Now I proceeded to the station’s lights full of trust.
December 20 1979, Asahikawa prison. Goro Yoshimatsu

Vedo un punto luminoso nell'oscurità ...
Ora  io procedevo verso le luci della stazione pieno di fiducia.
Yasuo Furuhata, Ken Takakura, Station ()

giovedì 8 novembre 2018

Live ... life



I don't want to live in a fantasy world.
Yeah, well... how's reality working out for you?
Non ho voglia di vivere in un mondo immaginario.
Si, beh … e la realtà come ti sta andando?
Craig Johnson, Woody Harrelson, Laura DernWilson, 2017

mercoledì 7 novembre 2018

Cinema sui muri - Alessandro Blasetti


Aldebaran, 1935


Retroscena, 1939


Fabiola, 1949


Amore e chiacchiere, 1957