giovedì 18 maggio 2017

Una voce per mille volti

Emilio Cigoli
1909 - 1980
In mezzo ai doppiatori di oggi Emilio Cigoli rischia la brutta figura, egli così umano, quelli puzzosi di actor studio. Il frammento è preso da un gradevole film di Mario Camerini, Una storia d'amore (1942) che ha il pregio di farci scoprire Piero Lulli quale giovane protagonista, accanto ad Assia Noris e Carlo Campanini. Il Fascismo aveva le ore contate, Cigoli e Lulli una vita davanti.

mercoledì 17 maggio 2017

Winter in the blood

I'll leave believing we keep all we lose and love.


Volendo non essere dei soli fruitori/mangiatori di cinema si scoprono sempre nella polvere del web opere che lasciano il segno. Verso Winter in the Blood (2013) sono arrivato da Certain Women (2016) di Kelly Reichardt, inseguendo la filmografia di Lily Gladstone of  Blackfeet and Nez Perce heritage.


Con Winter in the Blood vengono alla luce un narratore, James Welch (1940-2003), un poeta, Richard Hugo (1923-1982), sua è la citazione d'apertura catturata dal film, e un band, gli Heartless Bastards, che sfora dal garage al roots rock. Vi è incluso anche  Robert Plant, singing Toussaint McCall's Nothing Takes the Place of You.



I am not alone. 
The magpies, they gossip.
The deer come in the evenings to drink. 
When they whistle, I whistle back.
They are not happy. 
They know that the world is cockeyed.

Saginaw Morgan Grant

lunedì 15 maggio 2017

Sorrow




La tristezza altro non è che una gioia esaurita.

Kelly Reichardt, Wendy and Lucy (2008), Old Joy (2006)

domenica 14 maggio 2017

On ne verra que leur traces sur le sable

Impronte sulla sabbia
Bernardo Bertolucci

Negli ultimi anni il nome di Bresson è diventato una semplice parola, un’entità, una sorta di manifesto cinematografico del rigore poetico. Bressoniano significava per me e per i miei amici l’estrema, morale, irraggiungibile, sublime, punitiva tensione cinematografica. Punitiva perché i suoi film sono forti esperienze sensuali senza sollievo (a parte il sollievo estetico, che è di per un piacere devastante).
Un giorno ho saputo che Bresson era a Roma per un incontro al CSC. Sono corso, e sono arrivato nel bel mezzo della lezione. In piedi dietro un muro di studenti, riuscivo a vedere solo l’immacolata corona bianca della testa che si muoveva lentamente. Non ha mai usato la parola “cinema” ma “le cinématographe”. Tutto il resto era “theatre filme“. Quando ho potuto vederlo in faccia, forse solo per tre secondi, mi ha fatto pensare a un coniglio ipnotico. Le mie gambe tremavano di ammirazione. Era il 1964 o il 1965? Quel pomeriggio Mauro Bolognini mi invitò a una cena in onore di Robert Bresson, che era a Roma da alcune settimane per preparare un episodio della Bibbia, un film prodotto da Dino De Laurentiis con vari registi.
Bresson aveva scelto L’arca di Noè. Prima di essere presentato, Bolognini mi disse che Bresson era piuttosto di cattivo umore, e mi spiegò perché. Quella mattina, mentre Bresson faceva la sua lezione, Dino De Laurentiis era andato in teatro di posa e aveva visto grandi gabbie con dentro coppie di animali selvaggi: due leoni, maschio e femmina, due giraffe, maschio e femmina, due ippopotami, maschio e femmina, ecc. Qualche ora dopo, Dino disse a Bresson di sentirsi eccitato all’idea di essere l’unico produttore al mondo capace di far scendere in terra l`eccelso Maestro, producendo un film con autentici valori produttivi e commerciali … «On ne verra que leur traces sur le sable» (si vedranno solo le loro impronte sulla sabbia), bisbigliò Bresson a Dino. Un’ora dopo veniva licenziato.
Eccomi, di fronte a Bresson. È l'inizio dell'estate e stiamo su una terrazza in via San Teodoro. Dietro di lui lo sfondo dei colli palatini, pezzi di bianche rovine nel buio. Devo aver borbottato qualcosa come «prima di mettere una bomba nel teatro di posa di De Laurentiis... posso chiederle se …  forse c’è qualcuno... nella storia di... “le cinematographe”... che le piace di più... c’è un film che preferisce... o più di uno...?›.
Guardò altrove, “no”. Poi, con straordinario spirito di precisione, si corresse.
«Forse, qualche inquadratura di Chaplin. Ma quando non è in scena». Gli dissi che adoravo Les dames du Bois de Boulogne. Non aveva ancora realizzato Au hasard Balthazar, Mouchette, Une femme douce, Quatre nuits dun rêveur, Lancelot du lac, Le diable probablement, L’argent. Scrivendo questo testo adesso, Bresson è d'improvviso nuovamente il nome di una persona. Francese. O taoista?

Testo apparso in James Quandt (a cura di), Robert Bresson, Cinémathéque Ontario, Toronto, 1998.
Bianco & Nero, Gennaio/febbraio 1999


giovedì 11 maggio 2017

La locandina della sesta felicità




Locandine di Franco Fiorenzi 

Gli originali sono qui:
http://www.internetculturale.it

mercoledì 10 maggio 2017

Arrivano i marziani


La guerra dei mondi (The War of the Worlds) di Byron Haskin e George Pal è un film che dal 1953 che conserva intatta la sua genuinità. In apertura per la versione italiana la voce narrante di Vittorio Cramer introduce lo spettatore con voce suasiva all'invasione della terra da parte dei marziani.



lunedì 8 maggio 2017

Cartelloni d'autore





Oggi li chiamano poster ma quando il cinema era bambino erano I CARTELLONI. Tra quelli che definirono l'arte di raffigurare un film in immagini pubblicitarie c'è stato anche Franco Fiorenzi (1912-1992), la cui abilità consisteva nel sintetizzare per mezzo del collage fotografico un'opera cinematografica, sia essa d'autore o di artista mercenario.

Le immagini originali sono qui:
http://www.internetculturale.it