Dan Duryea (1907 – 1968)
Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 1 febbraio 2017
Cattivi di classe
lunedì 30 gennaio 2017
Espressionismo a Messina
Oggi al Royal, per il ciclo organizzato dal circolo <<Barbaro» e
dal Gruppo siciliano del Sncci, con il concorso dell‘amministrazione comunale,
saranno proiettate le due parti del film di Fritz Lang.
Il dottor Mabuse é un dominatore senza scrupoli che guida una banda di
assassini, falsari e altri criminali e con il loro aiuto terrorizza la società.
Egli. Procedendo scientificamente, ipnotizza le vittime predestinate e sfugge
all’identificazione assumendo identità diverse.
Lang girò questo film nel I922 ed è forse il suo primo film importante
dopo <<Destino».
Le scene notturne di <<Mabuse»
furono girate in studio. II treno sopraelevato, che allora emozionò il
pubblico, era un treno giocattolo fotografato in studio e sovrimpresso alla
scena, girata precedentemente, della strada di notte.
Organizzato dal circolo <<Barbaro»
Da oggi a Messina un ciclo
dei film
dell’espressionismo
tedesco
di Alfonso Moscato
C’è un film famoso <<Il
gabinetto del dott. Caligari» (Das Cabinet
des Dr. Caligari,1920) che a detta degli storici sarebbe l'iniziatore
dell’espressionismo cinematografico tedesco. Oggi lo si può vedere come un
giallo di discreta forza narrativa immerso in una congerie di elementi
scenografici da baraccone da fiera. Ma può essere visto — ed è stato visto —
anche in maniera differente. Sarebbe
un'archetipo, perché lo sforzo fatto nel film di coordinare scenari, interpreti,
illuminazione e azione è sintomatico del senso di organicità strutturale che da
questo film in poi si manifesta sullo schermo tedesco». Sarebbe anche un' anticipatore,
essendo il personaggio di Caligari “il tipico precursore di Hitler in quanto
usa il potere ipnotico per piegare al suo volere il suo strumento”.
Le frasi tra virgolette sono del sociologo Siegfried Kracauer, tratte
dal suo Cinema tedesco dal <<Gabinetto
del dottor Calegari» a Hitler pubblicato in America nel 1947. Secondo
Kracauer i film rispecchiano quei profondi strati della mentalità collettiva che
giacciono più o meno sotto il livello della coscienza. Per cui l’indagine
critica sul cinema tedesco degli anni 20 permette di approfondire la conoscenza
della Germania prehitleriana, rivelando che all'origine dei film espressionisti
c'è un morboso disamore dei tedeschi per la propria epoca: incapace di
risolvere le proprie contraddizioni la borghesia tedesca si ridusse all’evasione
in un universo fantastico.
Queste affermazioni di Kracauer furono ampiamente ironizzate da Umberto
Barbaro il quale, nel suo <<Il cinema tedesco» mise in dubbio,
addirittura, l'esistenza in Germania di un espressionismo cinematografico. Più
drastici di Barbaro, tanti hanno detto che o tutto il cinema (migliore) è,
anche oggi, espressionista o niente lo è. La discussione continua.
Pero alcune caratteristiche si possono evidenziare che, pur non essendo
esclusive dei film attribuiti all'espressionismo, ci si trovano sempre e spesso
tutte insieme; la caratterizzazione non realistica degli attori (ottenuta a
volte con truccature orripilanti) l’importanza dell‘architettura, non di rado
geometrizzante o bizzarra’; il demonismo; il misticismo.
L’espressionismo cinematografico tedesco si pub considerare una parte
di quel più ampio movimento che si diffuse in Europa centrale tra il 1907 e il
1927, protraendosi, per lo spettacolo, fino al 1933. Fondandosi sull'inconscio
o esplorandolo, l‘espressionismo cercava di forzare i limiti della
<<normalità» per andare alle radici delle angosce delle aure o delle esaltazioni.
L'espressionismo cinematografico si sviluppò soprattutto in Germania dal 1920
in poi. Quello che è curioso - ma non tanto- constatare come l’espressionismo
trionfò nelle varie arti prima della guerra, nel cinema invece dopo la guerra.
Il cinema al solito arrivava in ritardo arrancando dietro alle novità. (Un caso
simile l’abbiamo avuto in Italia con il Neorealismo).
Non per nulla si formò, negli stessi anni, un movimento di reazione
all'espressionismo visto come un'esperienza anacronistica e non popolare: la
<<Nuova oggettività» i cui autori portarono sullo schermo la strada e i
suoi personaggi e ci fu una pubblicistica di sinistra che cercò di interessare
gli strati popolari a questo tipo di cinema-per-il-popolo.
Stranamente — come è piena di stranezze la storiografia - si è parlato
più dell’espressionismo cinematografico che della <<Nuova oggettività» o
anche del <<Cinema da camera» che, sempre in reazione al barocchismo estetico
e morale dell’espressionismo, metteva in scena pochi personaggi e ambienti
ristretti e realistici. Comunque, i nomi di sceneggiatori, registi, scenografi,
attori abitualmente citati come espressionisti sono tanti e meritevoli.
Il ciclo che all'espressionismo tedesco dedica il circolo
<<Umberto Barbaro» di Messina si ferma ad alcuni dei più noti,
principalmente ai registi Fritz Lang e Friedrich Murnau dei quali vengono
proiettati i film più significativi degli anni 20. Però Murnau si pose a un
certo punto fuori, se non contro, la corrente espressionista, piegando verso il
<<cinema da camera» di cui il suo <<L'ultima risata» è considerato il risultato migliore. Come si vede,
i veri autori difficilmente si lasciano integrare in una prospettiva unica e
unitaria.
Gazzetta del Sud / Anno
20 n. 96 / Giovedì 10 Aprile 1980
Ancora una volta il Don Orione va incontro al Barbaro.
E sì, perché Alfonso Moscato è stata la mente, come Ubaldo Vinci il braccio,
del cineforum Don Orione.
domenica 29 gennaio 2017
giovedì 26 gennaio 2017
Don Orione vs U. Barbaro
Alla fine degli anni sessanta del secolo della bomba atomica
le manifestazioni per lo più studentesche andarono a colpire anche il cinema
non solo come fase produttiva ma anche culturale. I cineforum ed i Circoli del
Cinema unitamente alle Associazioni di cui facevano parte attraversarono una fase
burrascosa che portò a scissioni intestine da cui vennero fuori nuove sigle che
favorirono un diverso approccio con le opere e gli autori. Da tutto ciò non
rimase indietro il Cineforum “Don Orione” allora legato con la parrocchia e l’istituto
dentro cui agiva. Parte dei dirigenti quel circolo si staccarono per dare vita
al Circolo di Cultura Cinematografica “Umberto Barbaro”. A portare avanti le
iniziative del “Barbaro” fino alla metà degli anni settanta fu il professor
Guerrera e dopo una pausa di qualche anno da un gruppo di cinefili usciti anch'essi
dal vecchio “Don Orione”. Le prime programmazioni del “Barbaro”, avvenivano al
cinema Aurora in via XXVII Luglio,
riflettevano l’ideologia degli ideatori i programmi e le opere dei fratelli
Taviani o della Cavani non mancavano mai dagli schermi accanto ai meno noti
registi dell’America Latina. Successivamente, negli anni dei cinefili, si
andarono a divulgare generi ed autori considerati di culto cosicché accanto a
Monte Hellman si accostava Sergio Citti. I più intellettuali di quei cinefili
diedero vita anche ad un evento abbastanza unico per la città dello Stretto,
che portò il nome di “Saggi dell’Espressionismo Tedesco”. Le programmazioni di
questi anni avvenivano al cinema Royal
di via Palermo come anche al cinema Orientale
di Gianni Parlagreco a Camaro. Quella del “Barbaro” è una storia breve, legata
alla stagione in cui ancora nella città le sale erano abbastanza numerose, connessa
anche al desiderio di portare gli autori esclusi da quel circuito ormai
dissolto.
mercoledì 25 gennaio 2017
Le cinéma vu par Bonnaffé
Schiava d'amore Раба любви (Raba ljubvi)
reg. Nikita Mikhalkov (Никита Сeргеевич Михалков)
Il Pistolero (The Shootits) (1976)
reg. Don Siegel
La Luna (1979)
reg. Bernardo Bertolucci
martedì 24 gennaio 2017
Hell & High Hell
Al contrario del cinema italico asfissiato da tempo memorabile, quello giapponese e quello hollywoodiano si rinnovano anno dopo anno sulle proprie carni. Provate per credere con questi due:
il primo, Why Don't You Play in Hell? del 2013 di Sion Sono (alla giapponese va letto capovolto);
il secondo, Hell or High Water del 2016 di David Mackenzie.
Sono cento anni e passa di cinema mai venuto meno, specie il nipponico, dove generi, situazioni e personaggi rinascono come nei verdi anni passati, costringendo lo spettatore appassionato to cross the gates of hell, incollato sullo schermo dalla pista sonora anche essa rivisitata con piglio contemporaneo noché dalle cameras RED EPIC e ARRI con ottiche Zeiss e Angenieux.
lunedì 23 gennaio 2017
Diario di un soggettista - un'idea immorale per il pubblico
La scelta d’un soggetto dipende dal momento in cui
l’attenzione di tutti quelli che lavorano si appunta su un personaggio, quale
esso sia, di dovunque venga. Questo è il lato più misterioso della creazione
cinematografica. Un personaggio che ha preso Ia mano domina tutto e non c’è più
verso di levarselo di torno. E non si sa come si sia conquistato questo pesto.
Eccoci attorno alla donna che canta sul palcoscenico come attorno a un’ostrica
che tutti ci studiamo di aprire con ogni mezzo senza scheggiarne la conchiglia.
La cantatrice del palcoscenico è una famosa attrice
decaduta.
E decaduta con la guerra che ha travolto molti uomini
e molle fortune.
La cantatrice del palcoscenico non può essere tanto
attraente perché dalla guerra a oggi sono passati venti anni. Se vogliamo
rappresentarla ancora giovane bisogna che andiamo al 1920, e mettiamo tutta
l’azione intorno a quell’anno.
Un momento: la cantatrice di palcoscenico può avere
una figlia molto bella; e di questa figlia molto bella si dovrebbe innamorare
l’ufficiale schiaffeggiato.
Nossignori: la cantatrice di palcoscenico ha una figlia
molto bella; di costei s’innamora l’ufficiale schiaffeggialo: ma la cantante é
a sua volta innamorata dell’ufficiale che ella ha schiaffeggialo.
Benissimo. Siamo al contrasto. Però l’ufficiale,
quanti anni ha? Deve avere pressappoco l’età della cantante. Un’idea. La cantante
é stata in altri tempi l’amante dell’ufficiale schiaffeggialo, e sulle prime non lo riconosce. Lo riconosce
poi.
Magnificamente. La cantante vuole impedire che
l’ufficiale schiaffeggiato, di cui ella fu amante,prima della guerra, concepisca
una passione verso sua figlia e che sua figlia s’innamori di lui.
Molto bene.
Anzi potrebbe finire cosi: lei, davanti alla passione
che nasce tra il suo amante di una volta e sua figlia...
Ma state a sentire: se l’ufficiale che era stato l’amante
della cantante vuole sposare la figlia di costei?
Per carità. E‘ immorale.
Immorale? E prima non era immorale?
Immorale per il pubblico. Questo offende il pubblico.
C’é una soluzione. La cantante, per impedire che
l’ufficiale seduca la sua figliola, gli spara una revolverata.
Ma signori, questo è I’intreccio di Mazurka tragica.
E vero. Ricominciamo daccapo.
(continua)
(Da “Scenario “, Marzo XV).
BIANCO
E NERO Anno I –
N. 3 – 31 Marzo 1937 - XV
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