Subito dopo la metà degli anni sessanta del secolo della bomba atomica,
per via delle rivolte studentesche, la presa di coscienza da parte della classe
operaia e di quanti abitavano nei bassifondi delle metropoli, nel western
italiano si affermò un sottogenere che vedeva come teatro delle azioni e degli
attori il Messico dei primi anni del secolo citato o per meglio dire la sua “Revolucion”.
In questi lavori italici i vari Pancho Villa, Emiliano Zapata, Porfirio Diaz e Francisco
I. Madero rimanevano dietro le quinte per lasciare la gloria a dei coraggiosi,
poveri pezzenti.
I più illustri Sergio del cinema italiano trovarono linfa per andare
oltre gli stereotipi da loro stessi prodotti. Per la confezione si impegnarono
altresì soggettisti e sceneggiatori che militavano nella sinistra politica,
voglio dire partitica, ma anche, per il film che andiamo oggi a celebrare, l’Ital
Noleggio Cinematografico, cioè il cinema Ital-statale. Vi si impegnarono anche
i maestri Morricone e Nicolai e cosi il più grande dei creatori di titoli e
prossimamente: Iginio “Gigi” Lardani.
Il buon Iginio per Corri, Uomo,
Corri (1968) di Sergio Sollima, sfruttando lo score di Bruno Nicolai,
confezionò uno chef d’oeuvre ispirandosi ai murales di Diego Rivera. Fu tanto
preso dalla sua riuscita che lasciò l’anonimato per firmarsi.
Per ritornare alla politica sinistra ed alla sua ala estrema, quanti vi
militavano si appropriarono di alcuni titoli come Vamos a matar companeros o Giù
la testa da farli diventare loro slogan di furore.