mercoledì 15 ottobre 2014

Curzio Malaparte regista

OGGI
al Circolo di Cultura Cinematografica " Yasujiro Ozu "


Io faccio un film non per fare un film ma perché ho qualcosa da dire su un certo argomento, e questo qualcosa non posso che dirlo che in linguaggio cinematografico. Chi credesse che io trascuro il mio lavoro
letterario per tentare un'esperienza dilettantistica si sbaglia. La mia intenzione è di operare con la massima serietà in questo campo della mia attività artistica, tanto più che mi sembra che anche il cinema italiano,
come già tutto il cinema europeo, americano, cominci a dar segni di crisi, che non è una crisi tecnica, ma d'intelligenza, di cultura, di gusto. Nel film neorealistico ormai non c'è più niente, ed esso si regge soltanto su un dato puramente formale. Ho scelto, in questo caso, il linguaggio cinematografico per dire quello che voglio poiché certe volte il linguaggio letterario non basta più ad esprimere certe esigenze morali e
sociali del mondo moderno, appunto perché questo mondo moderno rifiuta qualunque interpretazione letteraria di se stesso.
Curzio Malaparte “Il Giornale", Napoli, 2 agosto 1950
Un popolo con la sua visione del bene e del male, con la sua religiosità, il suo sacrificio, che non capisce i grandi principi politici e la giustizia o la libertà se non come soluzione dei suoi problemi esistenziali, della
sua miseria acuitasi con la guerra, con la lotta partigiana. In questo senso, in un clima d'abbandono e di confusione post-bellica, Malaparte cerca di fissare sullo schermo quel popolo con le sue
passioni e le sue idee, i suoi principi, fra commozione e crudeltà. Da questa stessa situazione di “decadenza”, già narrata nella Pelle, sembra poter venire il riscatto nell'attuazione della morale del Cristo:
soffrire e morire per gli altri. Una sorta di “socialismo cristiano” alla cui irradiazione non sono estranee le urgenze della storia del dopoguerra che pervasero di populismo, socialismo, marxismo, socialdemocrazia, di cattolicesimo la società italiana e gran parte degli intellettuali d'Italia. In questo contesto, Malaparte esprime però il suo personale pensiero : sono gli innocenti che devono sempre pagare ma sono essi che fanno camminare il mondo.
 Le parole “sofferenza” e “sacrificio” per gli altri non esistono più ; gli uomini hanno dimenticato il Cristo che è divenuto proibito nella società moderna. Come si può ancor dire che la migliore vendetta è il
perdono ? Si può ancora credere nel mito della giustizia individuale ? E' ancora possibile un minimo di sacrificio personale?
Malaparte opera nel cinema rimanendo un letterato che ha preso, per un attimo, la macchina da presa per illustrare una storia che invece era stata originariamente pensata in modo narrativo.
da Luigi Martellini, Malaparte fra letteratura e cinema

Luigi Martellini del Cristo proibito film  si sofferma ad analizzare solo la parte testuale tralasciando l’aspetto tecnico-visivo che per un principiante come lo era allora, e per l’unica volta, Malaparte, è di notevole confezione, senza tradire, peraltro, la sua natura di prosatore. Come il futuro Pasolini sperimenta con la macchina da presa, il carrello, le luci, e gli interni ricreati in studio; nessuno ancora aveva utilizzato l’elicottero per fare delle panoramiche e come Charlie Chaplin si appronta da sé il commento musicale. Bisogna scoprirlo da soli per essere affascinati da quest’opera apprezzata più altrove che nel suo paese.
Mi domando solo … e se Corrado Alvaro si cimentava con la cinepresa?



giovedì 2 ottobre 2014

Santi lo si è solo dopo



Il cinema italiano non ha solo buoni registi, si distingue anche per gli eccellenti operatori fra cui Aldo Tonti, che può essere considerato uno dei primi del mondo.
Con La terra trema per esempio, è evidente come Luchino Visconti, il cui splendido Ossessione ha tuttavia inaugurato la rinascita del cinema italiano, tenti una sintesi magnifica fra la tecnica verista più rigorosa e una composizione plastica che la traspone completamente. I pescatori di Visconti sono dei veri pescatori, ma hanno l’andatura da principi di tragedia o eroi d’opera, e la dignità della fotografia dà ai loro stracci l’aristocrazia di un broccato rinascimentale.
Dirigendo lo stesso operatore di Visconti – lo straordinario Aldo che i teatri di posa francesi si sono lasciti sfuggire – Augusto Genina non si è per questo preoccupato di meno di giocare il gioco del realismo.
Si sa che Cielo sulla palude è un film di circostanza, realizzato in occasione della canonizzazione della giovane Maria Goretti, assassinata a quattordici anni dal ragazzo a cui essa si rifiutava. Tali premesse potevano far temere il peggio. L’agiografia è già in se un genere pericoloso, ma insomma ci sono santi da vetrata e altri che sembrano fatti – quale che sia il loro rango in paradiso – per i gessi dipinti di Saint-Sulpice. Il caso di Maria Goretti non sembra a priori più promettente di quello di santa Teresa di Lisieux. Meno addirittura, poiché la sua biografia è priva di avvenimenti esemplari; è quella di una povera famiglia di operai agricoli nelle paludi pontine, all’inizio del secolo. Niente visioni, niente voci, niente segni del cielo; l’assiduità al catechismo e il fervore della prima comunione sono i soli segni, banali, di una pietà comune. Certo, c’è il “ martirio “, ma bisogna che il film arrivi a quest’ultimo quarto d’ora perché “ succeda finalmente qualcosa “.
E anche questo martirio, che cos’è in fondo nelle sue apparenze e nelle sue motivazioni psicologiche? Un qualsiasi delitto passionale, un fatto di cronaca senza originalità drammatica: “ Un giovane contadino uccide a colpi di punteruolo una ragazza che gli rifiutava i suoi favori. “ E perché? Non c’è un elemento di questo delitto che non possa avere una spiegazione naturale. La resistenza della ragazza può non essere che un pudore fisiologico esacerbato, un riflesso della bestiolina che ha paura. Certo, oppone ad Alessandro la volontà divina e il peccato, ma non c’è bisogno di ricorrere alle sottigliezze della psicanalisi per comprendere di quale aiuto possano essere per un’ adolescente impaurita dalla vita gli imperativi del catechismo e la mistica della prima comunione. Ammettiamo anche l’influenza morale dell’educazione cristiana non si limiti a fornire un alibi ai veri moventi inconsci: la condotta di Maria non è ancora convincente, poiché capiamo peraltro che ama Alessandro; allora perché questa resistenza dalle conseguenze tragiche: o è un riflesso fisiologico più forte dell’accordo sentimentale, o è realmente l’obbedienza a un principio morale, ma allora non è spingerla fino all’assurdo, poiché fa l’infelicità di due esseri che si amano? Del resto Maria, prima di morire chiede perdono ad Alessandro del male che gli ha fatto, cioè di averlo spinto ad ucciderla.
Ma merito di Genina è quello di aver fatto un’agiografia che non prova niente e soprattutto non la santità della santa. Il suo merito: non solo artistico ma religioso. Cielo sulla palude è uno dei rari film cattolici validi.
Il cinema italiano secondo André Bazin, op. cit.

mercoledì 1 ottobre 2014

lunedì 29 settembre 2014

domenica 28 settembre 2014

Dal Bruzio con amore

Ricordo di Vincenzo Talarico (1909 - 1972), attore caratterista e sceneggiatore

giovedì 25 settembre 2014

Sierra de Teruel

Oggi
al Circolo di Cultura Cinematografica " Yasujiro Ozu "

Secondo Denis Marion ( Écranfrançais” n. 1) “s'incominciò a girar il film nel giugno 1938, a Barcellona, in uno dei tre teatri di posa esistenti nella città”, ma con poco o nulla in fatto di materiale e attrezzature. “ Molti esterni furono girati sui campi d'aviazione, tra un bombardamento e l'altro. Per la prima volta nella storia del cinema, alcune scene furono riprese nell'interno d'un bombardiere, la discesa dalla montagna fu girata nella Sierra di Teruel con 2500 reclute non ancora equipaggiate. Nel gennaio 1939, quando le truppe di Franco entrarono in Barcellona, il film non era ancora finito”. Il film ha conservato un solo episodio del romanzo “La Speranza": e cioè l’incursione sul campo d'aviazione franchista. Il punto centrale dell'opera, il corteo che scende dalla Sierra portando i morti e i feriti, fu ispirato all'autore da un episodio cui aveva personalmente assistito. Splendide le scene dei combattimenti di strada, della colletta nel villaggio, del contadino che guida i bombardieri senza riconoscere dall’alto i paesaggi familiari. Nel 90 per cento del film,
interpretato in piena guerra civile da combattenti che ricostruivano quanto avevano vissuto, si sente il vero soffio della rivoluzione spagnola, che annuncia le battaglie antifasciste della seconda guerra mondiale. Le parti più discutibili sono i dialoghi degli aviatori che si chiedono reciprocamente le ragioni per cui combattono. Quando il film fu presentato al grande pubblico, un critico svizzero scrisse: “Il mondo s'è messo a rassomigliare ai romanzi di André Malraux”. Ma, dopo il 1945, l'autore smise di scrivere romanzi. È stato giustamente osservato che il film anticipa nello stile, la regia di Rossellini, di qualche anno posteriori.
Questo è quanto afferma il Sadoul ma noi possiamo aggiungere che il bel André è tenacemente legato alla sua prima vocazione, o meglio la seconda, essendo la prima l’avventura, cioè scrivere e forse un poco ne risente. Sebbene ciò, l’opera conserva una sua valenza storica. Attraverso immagini scarne abbiamo visione di un paesaggio ancora allo stato medievale,  catturato per la maggior parte nella regione della Catalogna. Mentre le scene di guerriglia urbana ci fanno andare con la mente a certe pagine della Condizione.

According to Denis Marion ( Écranfrançais "n . 1)" began to be shooting the film in June 1938 , in Barcelona, ​​in one of the three studios that exist in the city, " but with little or nothing in terms of material and equipment. "Many were shot outside on the airfield , including a bombing and the other . For the first time in the history of cinema, some scenes were shot inside of a bomber , the descent from the mountain was filmed in the Sierra de Teruel 2500 recruits are not yet equipped . In January 1939, when Franco's troops entered Barcelona, ​​the movie was not finished yet . " The film has retained a single episode of the novel " The Hope" : namely, the raid on the airfield nationalist . The central point of the work, which descends from the Sierra procession carrying the dead and wounded , was inspired to author from an episode where he had personally witnessed. Wonderful scenes of street fighting , the collection in the village , the farmer who guide the bombers without recognizing the familiar landscapes from above . in 90 percent of the film , played in full civil war combatants that rebuilding what they had lived , he feels the true breath of the Spanish Revolution , announces that the anti-fascist battles of World War II . most controversial parts are the dialogues of the airmen who wonder why they fight each other . When the film was presented to the general public, a Swiss critic wrote : "The world has taken to resemble the novels of André Malraux ." But , after 1945 , the author stopped writing novels. It has been rightly observed that the film anticipates the style , directed by Rossellini, a few years back . So says the Sadoul but we may add that the lovely André is tenaciously attached to his first vocation , or rather the second , being the first adventure, that is to write and maybe a little affected. Although this , the work retains its historical value . Through skinny pictures we have a vision of a landscape still in the Middle Ages , captured mostly in the region of Catalonia. While the scenes of urban warfare make us go with the mind to certain pages of Condition

So long

Top 20:The Best Very, Very Long Films

By Film Comment

The Mother and the Whore Jean Eustache
1. The Mother and the Whore Jean Eustache (217 minutes)
Sátántangó Béla Tarr
2. Sátántangó Béla Tarr (450)
Jeanne Dielman, 23 Quai du Commerce, 1080 Bruxelles Chantal Akerman
3. Jeanne Dielman, 23 Quai du Commerce, 1080 Bruxelles Chantal Akerman (201)
A Brighter Summer Day Edward Yang
4. A Brighter Summer Day Edward Yang (237)
Barry Lyndon Stanley Kubrick
5. Barry Lyndon Stanley Kubrick (184)
Dr. Mabuse, The Gambler Fritz Lang
6. Dr. Mabuse, The Gambler Fritz Lang (restored version, 297)
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7. Edvard Munch Peter Watkins (210)
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8. Andrei Rublev Andrei Tarkovsky (205)
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9. The Godfather: Part II Francis Ford Coppola (200)
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10. Once Upon a Time in America Sergio Leone (229)
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11. Histoire(s) du cinéma Jean-Luc Godard (266)
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12. Céline and Julie Go Boating Jacques Rivette (192)
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13. Out 1 noli me tangere Jacques Rivette (729)
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14. Greed Erich von Stroheim (restored version, 239)
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15. Chelsea Girls Andy Warhol (210)
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16. Fanny and Alexander Ingmar Bergman (188)
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17. L’Amour fou Jacques Rivette (252)
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18. La Région centrale Michael Snow (180)
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19. Grin Without a Cat Chris Marker (240)
La Commune (Paris, 1871) Peter Watkins
20. La Commune (Paris, 1871) Peter Watkins (345)

L'originale è qui:
http://www.filmcomment.com/article/film-comments-trivial-top-20-expanded-to-40-b-the-best-very-very-long-films