Il film che per me è il piú importante e che la gente conosce meno è Il brigante. Nasceva da una proposta di
Rizzoli. Il libro era di Berto. Sono
stato quattro mesi in Calabria a vedere e a parlare con la gente. Non contento di questo ho portato con me
Berto perché mi mostrasse i posti che
aveva de- scritto e ho caricato in
macchina anche Antonello Trombadori, perché è una persona straordinaria per parlare con la gente. Ho fatto un'inchiesta a fondo sulla gente
del crotonese. Quando sono tornato ho
detto a Rizzoli che volevo fare un'altra
storia, quel- la di un uomo che avevo
conosciuto in Calabria, uno che viveva con due mogli e tanti bambini, in una serenità straordinaria,
uno che aveva partecipato
all'occupazione delle terre. Lui fece un
sacco di storie e io ebbi l'ingenuità di
pensare di mettere il mio film nel film
di Rizzoli, cosí venne troppo lungo.
Malgrado questo è stato il migliore film che ho fatto. C'era anche il racconto storico
del- la grande speranza che il mondo
cambiasse in cinque o anche quindici
anni, che è un'i- dea sciocca, perché il
mondo cambia in cento, duecento anni, è una questione di evoluzione di
generazioni. Il film raccontava tutte
queste grandi speranze che a poco a poco si sono infossate come nelle sabbie mobili. L'ho girato in assoluta libertà, perché non mi ha posto limiti: sono stato
undici mesi in Calabria ed ho
amministrato personalmente il film. Il brigante è stato fatto nel 1960 ed è costato 98 milioni. Nelle
scene dell'occupazione delle terre ci
sono 6.000 comparse. Non farò piú
un'impresa del genere perché sono diventato matto. Ho girato 200.000 metri di pellicola, però avevo
una troupe piccolissima, questa volta
con il sonoro, con tutta gente presa sul posto. Quando è finito, il film ha
fatto impressione, la gente stava lí tre
ore e mezzo a vederlo. Poi i
distributori hanno cominciato con le loro richieste di tagli e anche
Chiarini, che lo voleva per Venezia, mi ha chiesto di tagliarlo un po'. È andata via quasi un'ora e il film si
è un po' squilibrato. A Venezia, appena
si è spenta la luce ed è cominciato il
film (c'era un pubblico molto elegante,
era il boom), si è sentita una signora
lagnarsi di vedere ancora un film di straccioni. Questa era l'atmosfera. Mi era
costato anni di fatica. A volte la gente si crede in diritto di liquidare tutto con due parole. Io Il brigante lo difendo:
c'è dentro un tale amore al lavoro, una
tale quantità di fatica. Tre anni interi! Ai critici Il
brigante non piacque. Lo trovarono
démodé. Nel clima del miracolo economico
certe istanze erano démodées. Ai critici del miracolo andavano bene i film nebulosi, sfuggenti, i famosi film con “la passeggiata”.
(Renato Castellani)
L’avventurosa storia del cinema
italiano raccontata dai suoi protagonisti a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi,
Feltrinelli op. cit.