giovedì 2 maggio 2013

Il dio Kurtz

Willard:  “ Sulle prime pensai che mi avessero dato la pratica sbagliata. Non potevo credere che volessero la                
                 morte di quest’uomo “.
                “ Kurtz aveva lasciato la barca, aveva tagliato i ponti con tutti i programmi del cazzo “.

Kurtz:      “ Mi aspettavo qualcuno come lei. Lei cosa si aspettava. Lei è un assassino “.
Willard:   “ Sono un soldato “.
Kurtz:       “ Né l’uno né l’altro. Lei è un garzone di bottega che è stato mandato dal droghiere a incassare i      
                  sospesi “.

  Forse Marlon Brando non si rese conto che in quelle cinque opere che sono il centro della sua vita d’artista il vero datore di lavoro è stata la Signora Morte; le va incontro in ogni caso: nelle Antille, nella New York del gangsterismo, nella Parigi dei primi anni settanta del secolo scorso, nel West degli allevatori di cavallo, nel Vietnam. Emissario dell’impero britannico, capo bastone della mafia, amante perduto,  cacciatore di ladri di cavalli, emissario dell’impero americano.
  Su Apocalypse Now non c’è niente di nuovo da dire visto che è una di quelle opere sezionate fin dal suo apparire. Era già accaduto al romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad che Milius e Coppola hanno sovrapposto all’infame guerra di John F. Kennedy e Lindon B. Johnson.
  Marlon Brando-Kurtz è la causa verso  cui tutti muovono, è la tappa finale della risalita lungo il ventre del serpente ( fiume o pellicola )di Willard. Willard voleva una missione e l’ha avuta: porre fine a Kurtz, il cancro nella cancrenosa lotta tra selvaggio e multinazionali produttrici di armi da guerra.
  Considerato dio/re/sacerdote dalla nazione da lui creata vive in mezzo a riti ancestrali e magie pagane fuori dal tempo, ma il tempo ha riacchiappato Kurtz che deve morire per far posto ad un altro re, sacrificato da quest’ultimo, novello sacerdote.
   Brando pensa e effigia la sua maschera,un cranio rasato che ricorda un altro dittatore a noi vicino; la figura statuaria orientale  con cui si presenta è quella del dio ( con la voce di Sergio Fantoni nella prima edizione del film ) che soppesa e giudica Martin Sheen, il garzone di droghiere giunto a riscuotere i sospesi.
  Questa volta, la volta finale, Brando è la presenza inscindibile da tutto il contesto: mente nei precedenti film muoveva il tutto, qui tutto è già stato mosso prima che parta la proiezione, resta solo il suo sacrificio.

Chinatown sta al film noir americano come C’era una volta il west sta al western

   J. J. Gittes  è tanto Marlowe quanto Gatsby e Lew Archer; c’è nel film tutto Ross MacDonald e il cinismo, privo di infezioni sentimentali di Piombo e sangue: assomiglia ad una avventura di Marlowe corretta da Dashiell Hammett, contaminata qua e là da Mickey Spillane e privata della punteggiatura da un Faulkner indolente. Chinatown sta al film noir americano come C’era una volta il west sta al western.


lunedì 29 aprile 2013

Superman Marlon


Tra Missouri Breaks e Apocalypse Now apparve in Superman e per una manciata di secondi, si dice " cameo ",  si portò in tasca miliardi e miliardi di dollari, compresa l'invidia dei suoi colleghi più pagati dell'epoca, tra cui Eastwood, che curarono con scatoloni di Maalox. Impersonava Jor-El padre, del supeeroe. 

Prossimamente al Nuovo Cinema Loreto di Platì

LA CINETECA DEL BRUZIO





E MOLTO ALTRO ANCORA

venerdì 26 aprile 2013

Iginio Lardani FACCIA A FACCIA con Sergio Sollima



Qui Iginio è l'autore anche del prossimamente

martedì 23 aprile 2013

Figlia d'arte

Sabrina Capucci a Taormina ( polaroid Mittiga )

lunedì 22 aprile 2013

Lezioni di CINEMA

André Bazin
1918 - 1958

LEZIONI DI CINEMA:
 Il neorealismo e il post-neorealismo.
Il cinema italiano secondo André Bazin
tratte da Che cos’è il cinema?, Garzanti, trad. Adriano Aprà

Premessa
Si è spesso opposto il realismo dei film italiani attuali all’estetismo della produzione americana e parzialmente di quella francese. Non è innanzitutto per la loro volontà di realismo che i film russi di Eizenstejn, di Pudovkin o di Dovzenko furono rivoluzionari in arte come in politica, opponendosi nello stesso tempo all’estetismo espressionista tedesco e alla insulsa idolatria delle vedette hollywoodiana?

Davanti all’originalità della produzione italiana e nell’entusiasmo della sorpresa, si è forse trascurato di approfondire le cause di questa rinascita, preferendo vedere in essa una qualche generazione spontanea uscita, come uno sciame di api, dai cadaveri imputriditi del fascismo e della guerra. Non c’è dubbio che la Liberazione e le forme sociali, morali ed economiche che essa ha acquisito in Italia hanno avuto un ruolo determinante nella produzione cinematografica. Ma solo l’ignoranza che abbiamo nei confronti del cinema italiano ha potuto farci restare nella seducente illusione del miracolo impreparato.