Ci sono parecchie maniere per realizzare un film. Come Jean Renoir e Robert Bresson, che fanno della musica. Come Eisenstein che fa della pittura, Come Stroheim che scrive dei romanzi parlati all’epoca del muto. Come Alain Resnais che fa della scultura. E come Socrate, cioè Rossellini che fa semplicemente della filosofia, in breve, il cinema può essere talvolta musica. Jean-Luc Godard
Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 28 novembre 2012
lunedì 26 novembre 2012
Ghiaccio su ghiaccio
OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE
Catherine Deneuve è glaciale ed elegante come e quanto in Repulsione di Roman Polanski, votata al sacrificio per poter amare un marito che chiede una famiglia. Ma Bunuel non da speranze di nessun genere.
La gang che sapeva sparare
The Gang si diverte a farci vedere, degli assalti alle banche, il prima e il dopo ma non il durante.
giovedì 22 novembre 2012
martedì 20 novembre 2012
Film di qualità
Le qualità di un film di qualunque tipo, vengono dalla situazione e dai personaggi, mai da qualcosa di meccanico. Nick Ray
lunedì 19 novembre 2012
Un fuoco che brucia sulla spalla di Gesù Cristo
La struttura e la scansione del diario, conservate amorevolmente dal regista, accentuano, esasperandola, la condizione di isolamento: le pagine del quaderno sulle quali il curato annota i poveri fatti e i grandi dubbi e trasalimenti delle sue giornate, riempiono lo schermo fin dall’inizio e vi torneranno più di una volta, a racchiudere e scandire il luogo di una riflessione solitaria e implacata. Le parole, tracciate sui fogli con una grafia incerta e smozzicata, vengono restituite contemporaneamente dalla voce uniforme e sommessa del protagonista, spegnendone l’inflessione drammatica, presente nella pagina del romanziere, nella neutralità di quel parlare “recto tono” su cui si ferma André Bazin, per il quale il Diario poteva essere definito “un film muto con sottotitoli parlati”. Adelio Ferrero
Che mi si rimprovera? D’essere quel che siete … la gente non odia la vostra semplicità, se ne difende. E’ una specie di fuoco che brucia.
La vera miseria non ha per risultato né il male né il bene, la vera miseria non ha via d’uscita. La vera miseria dei miserabili non ha uscita che in Dio, ma non vuole una liberazione. Essa si chiude in se stessa. E’ murata come l’inferno. Io credo che una tale miseria, che dimenticato finanche il suo nome, che non cerca più, che non ragiona più, che volge l caso la sua fronte torva, deve risvegliarsi un giorno sulla spalla di Gesù Cristo.
Journal d'un curé de campagne di xavier_sirven
Le Journal d'un curé de campagne - la moto di Patamars
Otello Profazio e la gramigna
Oggi
in contemporanea con
Carlo Lizzani è stato un italico comunista regista che non guardava il colore dei soldi. Accettava, pur di lavorare, sia quelli dello stato, come quelli di una cooperativa ma di più quelli di Dino DeLaurentiis. Di questo Amante di Gramigna,dove la Sicilia verghiana era stata trasportata in Jugoslavia, a parte le fattezze di Stefania Sandrelli va ricordato il ghigno di Gian Maria Volonté che a quel tempo girava i western spaghetti. Eccoci al punto: L’amante di Gramigna è un western siculo con codici d’onore, di fattura pedante.
Lo vidi al cinema Orfeo di via Nino Bixio abbinato a Buon funerale amigos … paga Sartana, un vero spaghetti western.
Qui sotto il gorgheggio di Otello per quel film
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