mercoledì 19 settembre 2012

Un femme douce



Un monologo sul tempo, un film del dopo tutto al presente (Giorgio Tinazzi).
Un film gelido (François Truffaut).

La prima idea che mise piede nella mia mente alla visione di Così bella, così dolce è stata: “ come è possibile che un film inserito nel catalogo della San Paolo Film possa contenere delle scene di nudo e non essere sforbiciato”. La risposta era ovvia, Robert Bresson è un regista cattolico e quindi può. La perplessità nasceva perché mi ricordavo di quando in collegio, durante la proiezione di Ursus nella valle  dei leoni il prete protezionista metteva il dito sulle scollature della protagonista, anch’esso della San Paolo Film.
Dire che Robert Bresson è un regista cattolico è come dire che Clint Eastwood è di destra o Johann Sebastian Bach un luterano.
Rispetto al racconto di Dostoevskij, il film  mi pare che tratti più benevolmente il marito, un meschino usuraio, che ripensa il rapporto con la giovane moglie suicida e  nel suo egoismo quasi spinge oltre la finestra dopo averle negato la personalità.
Solo al momento dell’uscita di casa del corpo esanime si accorge della sua estrema solitudine che cercherà di alleviare trasponendo la sua vita in un diario.
"Immaginate un uomo, accanto al quale giace, stesa su di un tavolo, la moglie suicida, che qualche ora prima si è gettata dalla finestra. L'uomo è sgomento e ancora non gli è riuscito di raccogliere i propri pensieri...Ecco, parla da solo, si racconta la vicenda, la chiarisce a se stesso..." (F.Dostoevskij)


Metti una sera a Taormina

Ennio Morricone a Taormina nel 1985 (foto Mittiga)

lunedì 17 settembre 2012

Problemi?


Non esiste un problema così grosso da cui non si possa scappare a gambe levate.  Snoopy,
citato da Nick Ray

domenica 16 settembre 2012

Sono scappato da tutto

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE




Sono scappato da tutto. Da mia moglie. Dalla mia casa. Da un figlio adottato. Da un lavoro di successo. Da tutto eccetto le cattive abitudini di cui non riesco a liberarmi. (David Locke)

L’avventura e Deserto (rosso) sono due titoli che ci conducono dentro questo film antonioniano del 1975, la sua opera definitiva.
L’avventura è quella del doppio David - Locke e Robertson –, il deserto è quello reale, africano, e quello metaforico che circonda la vita quotidiana del reporter e del trafficante d’armi, che diverranno un’unica identità e con questa il David sopravvissuto abbraccerà volontariamente, senza grido, la morte.
Questo ultimo titolo del regista ferrarese ci riporta al suo particolare sguardo, fotografico, - arricchito nel finale da un piano-sequenza che dura otto minuti - di riprodurre il paesaggio: l’Emilia ne Il grido, la Sicilia ne L’avventura, l’ovest americano in Zabriskie Point, l’Africa e l’Almeria in questo Professione: reporter.
Un’ultima annotazione, come un ricordo: siamo nella metà degli anni ’70 e Jack Nicolson li sta cavalcando alla grande: L’ultima corvé, Chinatown, Qualcuno volò sul nido del cuculo per citarne alcuni.

La ragazza: Tutti i giorni sparisce qualcuno.
David Locke: Ogni volta che uno esce da una stanza.

Qui sotto il piano sequenza citato



venerdì 14 settembre 2012

Livio Lorenzon must die

OGGI



Dario, Sira, Rezius, Rabirius, Itus, Vibio, Semanzio, Euclante, Xena.
Livius Livio Lorenzon su tutti, e ritorno bambino.


mercoledì 12 settembre 2012

Finale senza respiro




Ci sono sequenze finali e sequenze finali, quella del primo Jean Luc non finisce dal 1960, perché è incollata senza respiro sullo schermo.

lunedì 10 settembre 2012

Film maledetto

Je t’aime, je t’aime  di Alain Resnais
  continuerà ad essere accompagnato da bisbigli se non dal silenzio, come si conviene al film maledetto di un autore che tutti più o meno dichiarano di ammirare.