Ci sono sequenze finali e sequenze finali, quella del primo Jean Luc non finisce dal 1960, perché è incollata senza respiro sullo schermo.
Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 12 settembre 2012
lunedì 10 settembre 2012
Film maledetto
Je t’aime, je t’aime di Alain Resnais
continuerà ad essere accompagnato da bisbigli se non dal silenzio, come si conviene al film maledetto di un autore che tutti più o meno dichiarano di ammirare.
venerdì 7 settembre 2012
Bresson, il mite
Questa nuova retrospettiva dedicata al francese Robert Bresson comprende le sue opere tratte da due racconti brevi di Dostoevskij - La Mite e Le notti bianche - uno di Tolstoi – La cedola falsa o Denaro falso - e due romanzi – Diario di un curato di campagna e Mouchette - Georges Bernanos. Tutta questa letteratura è accomunata dalla nuova scrittura che ne fece con le immagini Bresson. A vederli con un gusto particolare che non a niente a che vedere con le immagini di un qualsiasi Cameron o Moretti, si potrebbero prendere per dei film muti, la parola conta poco rispetto ai dialoghi originali degli scrittori sopra citati. E’ cinema scarno, sobrio che ha affascinato due uomini diversi ome Anderj Tarkovskij e Paul Schrader.
Forse, certo, mi ripeto, ma devo aggiungere che oggi l’unico regista da accostare a Bresson è Clint Eastwood, lui solo riesce a fare una cinematografia morale.
mercoledì 5 settembre 2012
martedì 4 settembre 2012
La melodia e la mano sinistra
Quello che Nick sta cercando di dirti, giovanotto, è che la melodia è negli occhi, mentre le parole sono solo la mano sinistra
Nick Ray, op. cit.
lunedì 3 settembre 2012
Diabolicamente servo
OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE
In una invernale swinging London prima maniera, folgorata dalle luci di Douglas Slocombe e tinteggiata dalle musiche raffinatissime di John Dankworth si muovono ( mi viene da scrivere danzano) Dirk Bogarde, Jame Fox, Sarah Miles e Wendy Craig nella prima collaborazione tra Joseph Losey e Harold Pinter che è poi un adattamento di uno sconosciuto romanzo di Robin Maughan. La vicenda è a dir poco umana: la presa del potere di un servo contro il padrone. Questa esperienza servirà al grande Dirk per tratteggiare, dieci anni dopo, Il portiere di notte. In questo film si muove diabolicamente in un appartamento locato dal giovane, biondo, sessualmente ambiguo, e ricco Tony: ecco ancora una lettura diversa, il povero contro il ricco.
L’arma di cui si serve Hugo Barrett è la psicologia, con quella frantuma lo status, anche sociale, di Tony, avendone afferrata la natura debole e corrotta.
Non so con quali agganci accosto questo film a quelli successivi di Pier Paolo Pasolini, Teorema del 1968 e Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci del 1972, non credo però di prendere abbaglio.
Un ultima annotazione: Joseph Losey, assieme ad un altro eccellente immigrato, Stanley Kubrick, portò nel Regno Unito una ventata di rinnovamento in quella cinematografia, che sboccerà con le opere dei giovani del free cinema.
domenica 2 settembre 2012
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