Ho
composto le musiche (di Mission, 1986)
dopo che il film era finito. Quindi, hovisto prima il film e poi ho scritto la musica. Per
quanto riguarda la sequenza in cui lrons suona l`oboe, avevamo già messo un pezzo di Benedetto Marcello. Naturalmente non si voleva assolutamente mettere
un adagio di Benedetto Marcello, però il pezzo funzionava. Quando ho terminato
la visione dell`opera di Joffé, io ho rifiutato di comporre le musiche. Perché?
Perché il film mi sembrava talmente bello anche senza musica e soltanto con questo
pezzo di oboe che mi pareva un peccato metterci le mani e comunque mi sembrava,
forse, di togliere quell`emozione agli spettatori così come l`avevo provata io.
E io avevo provato questa emozione senza musica. Allora rifiutai
il film alla fine della proiezione, a Londra, e il produttore, che era Fernando
Ghia mi disse: "Se non vuoi farlo me lo dici”. Ma avevano visto che il
film mi era piaciuto tantissimo e alla fine ho accettato di scrivere le musiche
per questo film.
Ennio Morricone, Il cinema è musica
Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990
Raccontai al regista( Brian De Palma ) la mia idea per musicare questa sequenza. Volevo mettere un suono di
carillon, che esprimeva un motivo popolare, accompagnandolo con la musica molto
dura, dissonante. Questa contrapposizione sembrò al regista un po` troppo grottesca.
E lo era. lo dissi che in una scena di sette minuti, ripresa poi per altri tre
minuti dopo gli spari, era necessario un po' di grottesco. De Palma non era d`accordo.
Io registrai lo stesso e De Palma alla fine convenne che era giusto agire in
questo modo. Quindi con il regista si può andare d`accordo, in generale;
trovare dei punti in cui non si è in sintonia con lui: trovare dei compromessi
o delle soluzioni dove uno subisce l`altro. compromessi non sempre sono dei
pataracchi, come succede in politica; qualche volta, nella creazione artistica,
quando la tecnica e la fantasia riescono a dare dei risultati, il compromesso
produce dei risultati eccellenti, che prima non si sarebbero immaginati.
Ennio Morricone, Il cinema è musica
Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990
Per esempio, Un uomo a metà
era uno straordinario film. lo ho fatto le musiche di cui sono ancora oggi
orgoglioso; una delle poche musiche da me composte che porto nelle sale da
concerti quando posso. Ebbene quel film è stato distrutto dalla critica a
Venezia, perché era straordinario come noi sentiamo che è straordinario. Quello
è stato il mio primo colpo e il momento in cui ho capito che cosa era realmente
il cinema. Non era più possibile andare avanti su quella via.
De Seta, il regista, non ha fatto più film per parecchi anni. Lui aveva messo
tutti i suoi soldi in quel film e lo aveva fatto straordinariamente bene. Non
ha avuto nessun guadagno. E stato rovinato. Queste cose non posso non
considerarle. La scelta è o non fare il cinema o farlo.
Ennio Morricone, Il cinema è musica
Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990
Ho fatto un
film in America che si chiamava Windows.
Questo film mi è rimasto particolarmente impresso soprattutto per due immagini
straordinarie. C'era una donna alla finestra e aveva un momento di grande
dolore. Il suo sguardo era rivolto alla città che aveva di fronte. Lentamente,
dal primo piano della donna, con una dissolvenza che durava trenta secondi,
entrava l'immagine della città: gli occhi della donna diventavano come delle
finestre e le finestre entravano dentro di lei: la sua luce diventava la luce
delle finestre di una grande città come New York. Erano due dissolvenze
straordinarie. Questo è un caso di immagini sovrapposte. Tuttavia non possiamo
vedere un film con delle immagini sovrapposte, perché l'organo della vista non
capirebbe nulla. Pensate di dover sempre vedere delle immagini doppie. E come
essere ubriachi.
Ennio Morricone, Il cinema è musica
Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990
Se ne andato come Jason Robards in C’era
una volta il West, colpito da un destino burlone, come se fosse lui stesso
a canzonarsi. Nigel (Haynes) non tornerà più a Messina. Una folla folle di ricordi si scopre, e tutti
richiamano il Maestro Morricone. Nigel ha speso i suoi stipendi comprando
qualsiasi incisione, dal vinile, dapprima, ai compact disc. Poi
venivano Bob Dylan e Neil Young; hai voglia a dirgli che c’era anche Paul
Weller. Quando ebbe modo di esternare questa sua passione ad Ennio, in Catania,
quest'ultimo a sentire la quantità dei lavori posseduti disse a Nigel: “
risparmi il suo denaro “. A Reggio, la prima volta che lo vide, il Maestro era
irritato per la poca attenzione del pubblico, Nigel ribolliva d’amore.
A Firenze, molti anni fa, suonavo con il gruppo “Nuova
Consonanza” e il nostro era un programma straordinariamente sperimentale. Tutta
la prima parte di quel concerto verteva su questo tipo di spettacolo: si
cominciava quando la gente ancora non era entrata nella sala del concerto. E
questo il pubblico non lo sapeva. C`era un signore che stava in sala e quando
la gente entrava, saliva sul palcoscenico. Tutti pensavano che fosse un
operaio. Una volta sul palcoscenico, si toglieva il cappotto e lo appendeva a
un attaccapanni. Poi saliva su di una specie di soppalco e incominciava a
lavorare con una scala che stava lì appoggiata. Con le mani muoveva le due assi
che tengono i pioli facendo uscire dal legno degli strani suoni. La gente, intanto,
continuava a entrare, non sapendo sempre che lo spettacolo era già iniziato:
aspettava che lo spettacolo cominciasse. E lo spettacolo continuava così. Dopo
quaranta minuti, il pubblico cominciò a capire che lo spettacolo era iniziato e
cominciò a fare silenzio. Il cigolio con la scala andò avanti per un'altra mezz`ora.
Alla fine, il signore sul palcoscenico si rimise il cappotto, scesedal palcoscenico e uscì. Così finiva la prima parte
dello spettacolo. E il pubblico non si accorse egualmente che era finita la
prima parte dello spettacolo. Per me questo è stato un insegnamento
fondamentale. La filosofia di questo esperimento era che qualsiasi suono della
vita, quello della campana della chiesa che stiamo sentendo in questo momento,
quello di una mosca, di una goccia d`acqua , messo al centro di un silenzio,
isolato da tutti gli altri suoni diventa un suono e acquista una importanza
completamente diversa da quella della sua natura. Diventa fondamentale questa nuova
espressività del suono tolta dalla sua paternità iniziale.
Quest’ episodio che vi ho raccontato l`ho raccontato
anche a Sergio Leone e lui riuscì a fare, all'inizio di C'era una volta il West, una sequenza che io ritengo straordinaria
e che costituisce l”inizio del film. Credo che questa sequenza sia
particolarmente riuscita per la considerazione che il regista ha dato alla chiarezza
dei suoni e che questi suoni, proprio per la loro chiarezza, assumono, dentro l’immagine,
una grandissima importanza.
Ennio Morricone, Il cinema è musica Centro Studi Cinematografici Anno XX n. 1-2 gennaio/aprile 1990