OGGI
Al Circolo di Cultura Cinematografiva "Yasujiro Ozu"
La magia del mezzogiorno d’Italia
merita di essere studiata bene perché il paese è un calderone di demonologia in
cui credenze orientali importate direttamente dall’Egitto, la patria classica
della stregoneria, si sono mescolate a quelle dell’occidente.
Norman Douglas, Old Calabria, Aldo Martello editore,
1962
Le famiglie nel cinema italiano non si contano: i Bava, i
Rossellini, i Vanzina ecc. ecc. … i Rondi. Ecco a noi interessano i Rondi:
Brunello e Gian Luigi, il diavolo e l’acquasanta. Brunello è passed away nel 1989 mentre il secondo,
longevo, miete ancora riconoscimenti in Italia come all’estero. Uno dei più
importanti è quello datogli da Pier Paolo Pasolini : “Sei così ipocrita che
quando l’ipocrisia ti avrà ucciso / sarai all’inferno e ti crederai in
paradiso”. Brunello di
contro ha una carriera cominciata con Rossellini e finita nel genere licenzioso
; secondo noi gli montò la testa Federico Fellini. Tant’è. Nel 1963 diede agli
schermi un film, Il demonio, che
ancora oggi cattura schiere di sostenitori
e noi siamo tra questi. Merito di Carlo Bellero, di Piero Piccioni, di Mario
Serandrei, di Daliah Lavi, di Frank, McBain, Wolff e merito soprattutto di
Ernesto De Martino. I lavori e le ricerche del grande etnoantropologo sono alla
base della pellicola, come vi è pure La
taranta di Gianfranco Mingozzi di un anno prima. C’è anche posto per Superstizione , documentario del 1949 di
Michelangelo Antonioni. Le streghe e le possedute nel cinema italiano sono
tardive, prendono piede solo nei primi anni settanta. Il loro cantore nel
cinema è stato Carl Theodor Dreyer e qui
vogliamo ricordare pure Malombra,
1917,di Carmine Gallone con protagonista una strega di tutto rispetto, Lyda
Borelli. Malombra rimandava ad
Antonio Fogazzaro ma anche ad Edgar Alla Poe. Finiamola qui è terreno minato,
anzi stregato.* Ne Il demonio la regia di Brunello Rondi lascia stupiti: il
soggetto ma soprattutto lo scenario come le figure anonime sono afferrate senza
indulgenza. Il fascino di un mondo fuori dal mondo restituito con uno stile che
senza difetti risente delle collaborazioni già citate con Rossellini e Fellini.
Come in Dreyer siamo condotti sinceramente ad avere compassione di Purif e
delle sue vicende. Ella accetta la sua diversità ed il suo sacrificio come Anne
in Dies Irae.
* A questo
proposito muovendosi di qualche anno in avanti mi viene da citare Il dio nero e il diavolo biondo (Deus e o diabo na terra do sol, 1964) di Glauber Rocha, il cui sfondo, il Sertao, non è molto
dissimile dalla Basilicata del Il demonio
come anche stregoni e mistiche suggestioni. A Matera il citato Pasolini
(il film di esordio di Brunello Rondi era un adattamento de Una vita violenta) vi girerà Il Vangelo ma è nella Medea (1969) che compaiono gli
accostamenti: Medea, la strega euripidea del mito, con i suoi cerimoniali per la fertilità della terra derivati ancora da
Ernesto De Martino e James Frazer. Per finire, le sonorità di Piero Piccioni
anticipano e ci fanno venire all’orecchio alcuni motivi del Maestro Morricone, editate
da CAM, BEAT e CINEVOX, quando ancora a quest’ultimo non difettava la
fisiologia della riproduzione, non dovendosi
ancora assicurare un posto in Paradiso,
come fa con gli score della vecchiaia.
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