fotogramma del film Terremoto in Calabria del 1905
Lo sceneggiatore: “ Scusi sa, ma, quella sarebbe una contadina delle Calabrie? “
Il produttore: “ Guarda che se il pubblico si facesse domande di questo genere noi ci potremmo anche sparare “
Dialogo tratto da La signora senza camelie di Michelangelo Antonioni del 1953
Tutto cominciò con Spartacus ( 1960 ) di Stanley Kubrick, ma la Calabria in quel tempo era la Puglia di oggi. Del resto il cinema i fratelli Lumière ce lo regalarono alla fine del diciannovesimo secolo. La prima città calabrese che fece da modella, deturpata dal terremoto, fu Reggio nel 1905. Ancora la fiction non esisteva e nemmeno la figura del regista. Le riprese di Terremoto in Calabria furono eseguite da Roberto Omega che lavorava per conto di Filoteo Alberini. Più tardi quando si cominciò ad improvvisare una trama con degli attori che gesticolavano, il tutto era ripreso alla luce del sole con i fondali dipinti a mano, Ernesto Maria Pasquali, era il 1910, diresse Eroina calabrese. Ernesto Maria ( anche lo zio Ernesto si chiamava Ernesto Maria ) non immaginava di certo di stare precorrendo i tempi immettendo eroina calabrese sul mercato internazionale, ma la sua non si sniffava o iniettava nelle braccia, si assorbiva con gli occhi – se cercate su Google il film di Ernesto Maria, col solo titolo, vi esce tutt’altro -. Gli spettatori erano come bambini, meravigliati da come la vita veniva riprodotta sotto un profilo artistico; ma ancora il cinema non era considerato arte. La chiesa cattolica osteggiava il cinema considerandolo una pensata del diavolo, una volta tanto Lucifero ebbe una bella pensata; peccato che l’invenzione dei Lumière non abbia preso il suo nome, sarebbe stato più seducente: colui che porta la luce, si preferì il movimento. L’ostracismo della Commissione Episcopale Italiana del resto durò poco. Sorsero gli studios, nacquero i tycoons ed i registi; si chiamavano scrittori di fama a scovare sempre nuovi soggetti; si impose soprattutto il divismo. In epoca di divismo quelli che svilupparono soggetti calabresi furono i Notari che erano di Napoli: Elena ed Elvira nacquero Coda, diventarono Notari quando Elvira sposò Nicola Notari che era un fotografo. Le due sorelle ebbero il merito di precorrere il neorealismo, non era difficile visto che operavano stabilmente a Napoli. Elvira girò nel 1916 Carmela la sartina di Montesanto, ambientato tra la Campania e la Calabria. Elena nel 1924 portò sullo schermo per la prima volta Le geste del brigante Mugolino. Erano film pensati per una platea popolare dove le azioni sceniche di natura melodrammatica sollevavano rumorosamente gli spettatori. Il film su Musolino fu per molto tempo messo al bando in America perché si pensava che gli italoamericani prendessero a modello la vita di Peppe Musolino, portando nuovi adepti alla Mano Nera. A questo punto l’interesse per la Calabria da parte dell’industria cinematografica segna una battuta d’arresto. L’avvento del sonoro, ma soprattutto la presa del potere da parte di Sua Eccellenza il Capo del Governo Benito Mussolini ( vero brigante di chiara fama mondiale ) sposta l’interesse del cinema verso le grandi città e verso la propaganda. Solo a guerra finita e con la caduta del regime le cineprese ritorneranno in Calabria, ed è da qui che parte il mio escursus sul Bruzio nel cinema. Sarò molto di parte perché lascerò fuori nomi noti a me antipatici per prendere in esame solo quanto mi sta a cuore, a volte con opere che sono state ritenute indegne di fare parte della storia del cinema, ma che al loro apparire ebbero un fascino che solo la nostalgia subentrata con la distanza da quegli anni ingrandisce. La Calabria rispetto all’Isola che le sta di faccia, e che viene dopo, è stata povera di fatti noti come di noti uomini di spettacolo. Solo il paesaggio che accomuna entrambe le regioni, è stato percorso dall’obiettivo cinematografico. Gli accadimenti che attraversarono la Sicilia sono stati, a volte, laceranti e, a volte, si sono ripercossi sul territorio nazionale. Ciò nonostante e soprattutto in questi ultimi tempi la Calabria, rispetto all’Isola, ha apportato un vento fresco dento il cinema nazionale e mi riferisco ai film di Michelangelo Frammartino e di Alice Rohrwacher come con alcuni documentari di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato, questi ultimi soprattutto hanno ripercorso la storia della Calabria a partire dagli anni sessanta del secolo scorso senza rimpianti, sovrapponendo le immagini vecchie, a volte drammatiche, alla realtà di oggi che vede la Calabria sempre più deturpata nel paesaggio come nei suoi abitanti.