lunedì 29 aprile 2013

Superman Marlon


Tra Missouri Breaks e Apocalypse Now apparve in Superman e per una manciata di secondi, si dice " cameo ",  si portò in tasca miliardi e miliardi di dollari, compresa l'invidia dei suoi colleghi più pagati dell'epoca, tra cui Eastwood, che curarono con scatoloni di Maalox. Impersonava Jor-El padre, del supeeroe. 

Prossimamente al Nuovo Cinema Loreto di Platì

LA CINETECA DEL BRUZIO





E MOLTO ALTRO ANCORA

venerdì 26 aprile 2013

Iginio Lardani FACCIA A FACCIA con Sergio Sollima



Qui Iginio è l'autore anche del prossimamente

martedì 23 aprile 2013

Figlia d'arte

Sabrina Capucci a Taormina ( polaroid Mittiga )

lunedì 22 aprile 2013

Lezioni di CINEMA

André Bazin
1918 - 1958

LEZIONI DI CINEMA:
 Il neorealismo e il post-neorealismo.
Il cinema italiano secondo André Bazin
tratte da Che cos’è il cinema?, Garzanti, trad. Adriano Aprà

Premessa
Si è spesso opposto il realismo dei film italiani attuali all’estetismo della produzione americana e parzialmente di quella francese. Non è innanzitutto per la loro volontà di realismo che i film russi di Eizenstejn, di Pudovkin o di Dovzenko furono rivoluzionari in arte come in politica, opponendosi nello stesso tempo all’estetismo espressionista tedesco e alla insulsa idolatria delle vedette hollywoodiana?

Davanti all’originalità della produzione italiana e nell’entusiasmo della sorpresa, si è forse trascurato di approfondire le cause di questa rinascita, preferendo vedere in essa una qualche generazione spontanea uscita, come uno sciame di api, dai cadaveri imputriditi del fascismo e della guerra. Non c’è dubbio che la Liberazione e le forme sociali, morali ed economiche che essa ha acquisito in Italia hanno avuto un ruolo determinante nella produzione cinematografica. Ma solo l’ignoranza che abbiamo nei confronti del cinema italiano ha potuto farci restare nella seducente illusione del miracolo impreparato.

Macistone

OGGI
Questo è uno di quei film che fecero gioire  Mimmo Addabbo ed il suo pubblico lauretano, specie quello infantile.
Gli americani potevano sfoderare Jack Elam, Strother Martin, Victor Mc Laglen, Slim Pickens; noi esibivamo Piero Lulli, Mimmo Palmara, Nello Pazzafini e … Livio Lorenzon che in questo Maciste diretto da Miche Lupo sono semplicemente inarrivabili.
 A parte il turgido Mark Forest,  è un film di cascatori (stuntman) capeggiati e ammaestrati dal catanese Alfio Caltabiano che da anche  un saggio del suo talento in un duello  con la daga contro il rasatissimo Giuliano Gemma.
Per ritornare a Michele Lupo posso dire che la corsa con le bighe per come e ripresa e tagliata può stare alla pari con quella di Ben Hur * ; del resto molti sono i presenti in entrambi i film, dalle comparse ai tecnici ed il Tecniscope dell’italiano è alla pari con il Cinemascope dello yankee. Aggiungete le trionfanti musiche di Francesco De Masi ed il cinema è servito caldo caldo.

* Quella scena fu diretta e firmata sulla carta da un oscuro tecnico, Andrew Morton,  ma praticamente
c’erano le mani di Sergio Leone Tolstoi


giovedì 18 aprile 2013

Sogni ed incubi di Joseph K

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE


" Si è detto che la logica di questa storia è la logica dei sogni e degli incubi ": così si pronuncia Orson Welles al termine della parabola introduttiva animata dalle tavole di Alexander Alexeieff.
In un universo senza tempo, dove solo lo spazio conta, Joseph K viene accusato, arrestato, difeso, processato, per un crimine ignoto, egli stesso aiuta gli inquisitori ad aggravare la sua posizione.
E' un film di immagini sapientemente illuminate, costruite usando landscapes naturali, facciate di palazzoni e architetture ricostruite in studio: stanze con i soffitti bassi, lunghi corridoi e vicoli, depositi pieni di scartoffie, riprese in grandangolo, mantenendo sul tutto quella profondità di campo caratteristica dell'opera di Orson.
Tony Perkins si aggira dentro questi spettacoli con la sua figura longilinea e le mani nodose, usando tutte le sfumature di carattere e di espressioni che il malcapitato K richiede.

mercoledì 17 aprile 2013

Rossellini in excelsis



Roberto Rossellini  … non aveva finito … quel che aveva iniziato girando Paisà e Roma città aperta., la nascita del cinema moderno, non era stato ancora concluso. Molti avevano provato a seguire la sua strada, e possiamo dire che tutti i registi che abbiamo amato ( e qui fare dei nomi sarebbe soltanto una civetteria),che lo sapessero o no, non avevano fatto altro che assimilare la sua lezione, sviluppare le sue indicazioni, portare avanti con l’insicurezza e l’irruenza indomita proprie dei più giovani, la tensione morale, la profondità di sguardo e la visione panoramica che riverbera con forza da ogni fotogramma di Viaggio in Italia, abbagliante indicazione dell’unica strada possibile per il cinema d’oggi.
Ma senza dimenticare la grandezza di quell’inizio ( e spesso,  per ragioni tattiche, per dare una risposta ad Aristarco e a tutti gli stalinisti di allora …) bisogna dire che Rossellini è anche, se non soprattutto, l’errore sublime di India, che non si ha diritto di farlo se non si è capito, anche politicamente Europa ’51, se non si ha pianto vedendo Stromboli, se non si è deciso di diventare cineasti davanti alla poesia inesplicabile e solare di Francesco giullare di Dio.

lunedì 15 aprile 2013

Positif

Michel Ciment critico della rivista francese Positif a Taormina 
 conferenza stampa di Roger Corman
( foto Mittiga)

How were Brando and Nicholson together?

Finally, I wanted to talk about The Missouri Breaks. That's one of my favourite westerns, it's very adult, poetic and surprising. Watching it again, it's astonishing how grown-up the dialogue-intercourse between Jack Nicholson and the woman is. Why do you think that that film has a reputation as being a failure in some ways?
Oh, I think that everybody was expecting, finally, a shoot-out on a western street between Brando and Nicholson, and that was never, never our intention. The odd scenes in that film just dismayed the critics on the first viewing. You know, Brando having a love scene with a horse and a mule; or Brando in the bathtub and Nicholson wanting to kill him, except that he looks like a big fat baby. Those were attempts at trying to disarm expectations. It's a rather savage film, actually, in certain aspects, but it's savage around ignominy. Brando shoots the people in relatively ignominious positions: a man going to the toilet in the outhouse is blown out of the outhouse; another man making love to a woman is shot; they're hounded by him and teased by him. He drops a live grasshopper into Randy Quaid's mouth, you know? It's all designed toward that wonderful close, I think, of Jack Nicholson saying, "You just had yer throat cut." And that was what I think we all fell in love with, that moment. So we knew we had to do a western that was convoluted in other ways away from that, away from the flat-out, face-to-face shoot-out. I have a lot of affection for that film. It had the boldness to be, to change expectations in a western with these two great stars. Well, everybody was disappointed. The studio said, "We said in the beginning it would never work unless they had a shoot-out." And that was it.
And it's the whole beauty of it.
I think it is the beauty of the film.
How had Brando changed since you last worked with him? Or had he?
He hadn't really. We had remained friends through that period. Although I'm not a Hollywood person. I've never lived out there. But we had seen each other from time to time when he came to New York, or when I went out there for a one- or two-day business trip, and we had remained friends through that period. And when we came to make the film, he was in pretty wonderful form. I'll give you a simple example. We were confronted with these things by lawyers, lawyers fighting for this, suddenly I was told, "You have Brando for 20 days and that's all." And I was rather shocked, so, as we were approaching the 20th day, I started to shoot a scene day-for-night, which I loathe, and Marlon came up and said, "Why are we shooting this day-for-night?" And I said, "On account of you, because I have to let you go tomorrow." And he said, "Aw, forget about it. Everybody, go home, we'll come back tonight, and the next night and the next night if we have to." And he was very available. He was living in a wonderfully big mobile home with his son, Christian, the poor young man who is now in jail.
How much of his quite staggering interpretation of that character was scripted?
None. None. We decided it together. Because, when we looked at the character as it was written in the script, he was nobody, he was just this dark eminence who struck like the apocalypse, you know. And I thought, this is going to be just dreadful on the screen. Then, of course, Marlon said, "Lissen, lemme play him as an Indian." And I said, "No. Marlon, no. Not as an Indian." So we sat there talking about it, and essentially we said: this guy's got to be different every time we see him. That's his personality, that he's ephemeral, that he's chameleon like and in permanent disguise. And that's where we went from, so, finally, he ends up dressed as Granny.
It is just amazing. It probably stands as the last time he seemed really super-committed to a role for the entire length of a movie. You mentioned the studio's dismay at the lack of a shoot-out; I think people were also expecting, not a physical shoot-out, but a series of scenes where these two acting giants went face-to-face. But that's another thing you almost go out of your way to avoid as long as you can.
No, we weren't really trying to avoid it; we just found it very difficult. To have them encounter each other, and not have one or the other kill each other right there and then. Because, by then, Nicholson knew that Brando was killing off his band, and Brando knew that Nicholson was the head of it. So we were trapped. So what we dealt with was, instead of the action, the obstacles to the action.
How were Brando and Nicholson together?
Oh, they were great. They live facing each other. Literally they have houses facing each other, so they're very close. And they were very close on the film. But Jack, as a good actor, withdrew from Marlon during the shooting, didn't exercise the friendship. He would go away whenever he had an opportunity, go into his trailer, just to stay away, to stay in hiding really, as a good actor should. You know, too much chatter between the two of them would have ruined what they had.
l'originale è qui:

mercoledì 10 aprile 2013

The ruler


 “ Per le prime veti pagine della sceneggiatura, io sono il personaggio di cui ognuno parla: sta per arrivare, è in arrivo. Io sono proprio quello che promette di arrivare. Povero Jack Nicholson: è lo che aspetta e io sono come un moscerino che gira attorno a una lampada. Volevo che il mio personaggio fosse diverso, un vero ritratto dell’indiano americano.
Ma Arthur Penn mi disse: o Dio Brando, non con quanto costa il film! E io: Arthur, allora lasciami almeno divertire un poco “.
Intervista con Lo Janos, in Time, 15-05-1976

  Pochi accenni sul film  e su Arthur Penn, e mi dispiace perché su questo gran western si dovrà pur tornare un’altra volta.
   Tutto sembra svolgersi all’insegna del doppio: da un lato la sceneggiatura di Thomas McGuane e dall’altro il prodotto finale del regista che non rispetta lo script; due divi che magari si fronteggiano eppure vivono di una vita propria indipendente; e ancora, due rappresentazioni della vita, quella della legge ( che non c’è) e quella dell’esterno alla legge; infine due lavori interdipendenti, l’allevatore di cavalli e i ladri di cavalli. Basta.
  Io sto con il ladro di cavalli, un bandito che ama l’orto e gli animali da cortile, a cui, finalmente, una donna dice: “ io ti ammiro ”.
  Un’ultima annotazione: in una sovversione che ammiriamo Penn ci presenta dei buoni che sono i cattivi e dei cattivi che sono i buoni. Solo in un western può accadere, ben prima l’aveva sperimentato, con grande sgomento, Sergio Corbucci ne Il grande Silenzio.
  Fine, per ora, quello che ci interessa è Marlon Brando. Questo è il secondo incontro con Arthur Penn dopo La caccia del 1965. Pontecorvo si era fatto cadere le braccia, Coppola e Bertolucci si sono lasciati condurre, Penn ha chiuso gli occhi ed ha esclamato : fai quello che vuoi, tanto al montaggio siamo soli io, Greenberg, Rotten ed il fido Dede Allen. Così è stato.
  L’Attore qui, ingrassato,assorbendo la fisionomia di un suo alter , Rod Steiger,  gigioneggia per un ruolo che appare secondario e che solo l’essere una star pone al primo posto nei titoli e nel battage pubblicitari; dove un comprimario – uno come Lee Marvin prima maniera - avrebbe avuto il “ e con “ alla fine dello scorrimento degli interpreti. Da Queimada ad Apocalypse Now mi pare che gli abbiano dato queste parti ingrate di “ruler” - tradotto come “ regolatore “ – che viene spedito o ingaggiato ad appianare un contesto instabile o anarcoide, come in questo caso. Da istrione usa tutte le maschere possibili, anche quelle della comprensione, ma poi si fa prendere la mano dal suo Creedmore. E’ in pace solo con la natura: la terra riceverà il suo sangue dopo quello che ha fatto versare a quei figli dei fiori che vogliono giocare ai ladri di cavalli, ad assaltare treni come Jesse James.
  Segnalo solo una sequenza in particolare, dove il nostro abbigliato come la moglie di un quacchero, con tanto di cuffia, dopo aver riempito di chiacchiere il malcapitato Harry Dean Stanton, lo inchioda ad  un albero con quell’ arnese che sembra una croce di Malta, quella del proiettore Cinemeccanica, che talvolta bloccandosi produce una specie di fermo immagine che brucia la pellicola.

  “ Brando rappresenta piuttosto la follia di un sistema che ci dice che possiamo uccidere senza essere colpevoli. E’ uno strumento del potere, che il potere usa per salvare se stesso e che prenderà il sopravvento. E’ uso costante della storia americana: quando avete una politica che si basa sulla degenerazione, chiamate un pazzo. Non è importante che si possa provare che sono stati proprio loro. Al potere importa che, d’accordo o no, questi pazzi ci siano “.
Arthur Penn in La Republica, 01-08-1976

Chaplin vs Keaton

Quel che c’è di male nella sinistra americana è che ha tradito per salvare le sue piscine.
Come attore Chaplin è bravissimo, sensazionale. Ma nel cinema comico gli preferisco Buster  Keaton. Quello è un uomo di cinema che non era soltanto un eccellente attore, ma anche un regista eccellente, cosa che Chaplin non è. In Luci della ribalta c’era una scena tra i due che, all’inizio, durava dieci minuti. Chaplin era eccellente e Keaton sensazionale. Era quanto di più riuscito in tutta la sua carriera. Chaplin ha tagliato la scena quasi interamente, perché aveva capito chi era, tra i due, che la dominava completamente.
Orson Welles

martedì 9 aprile 2013

lunedì 8 aprile 2013

Je vu salue Marie


Marie Trintignant 1962 - 2003 a Taormina (polaroid Mittiga)

giovedì 4 aprile 2013

Is Nothing Sacred? Papà ha paura di Marlon Brando

Una schietta conversazione con il primo attore
di Bruce Cook


  Voi non ci crederete: Sono a Billins, Montana, e in questa cittadina della prateria il solo argomento di conversazione è Marlon Brando. Scendo al “ Ramada Inn”  e, mentre firmo la scheda, la ragazza che sta al banco si sporge e mi dice, in tono confidenziale: “ Lo sa che c’è qui Marlon Brando? “
  Qui? Al “ Ramada Inn ? “
  “ Be’ … no”. Sembra offesa e si mette sulla difensiva: “ Ma è qui a Billings: Sta girando un film appena fuori città “ .
  “ Lo so: E? per questo che sono qui”.
  Capisco di essere cresciuto di almeno un metro nella sua stima. Non c’è bisogno di farle sapere che io non c’entro con il film; sono venuto solo per scrivere un articolo. L’uomo del mistero.
  Il fattorino avrà diciannove o venti anni ed è un ragazzo simpatico. Gli metto in mano un dollaro e, mentre compie il consueto rituale controllo degli interruttori e degli asciugamani, gli capita di dire , oh, con estrema noncuranza: 2 Saprà, immagino, che qui stanno girando un film “.
  “ Davvero? “ Faccio finta di niente . “ E chi ci recita ? “
  “ Marlon Brando! Favoloso, no? Proprio qui a Billings. L’ho visto l’altra sera “.
  “ Con i tuoi occhi? “
  “ Be?, almeno mi hanno detto che era lui su una roulotte in Rimrock Road. Non è che sia riuscito avederlo bene “.
  Quarantacinque minuti dopo, in sala da pranzo siede al tavolo accanto una famiglia che pare uscita da un film con Doris Day degli anni Cinquanta. La graziosa biondina – dovrebbe interpretare la parte di Sandra Dee – si sporge per dire alla sorella maggiore, Doris: “ Be’, sinceramente, non vedo che cosa ci sai di male. Perché non potremmo fare una corsa fin lì in macchina e chiedergli se possiamo restare a guardare un po’? Alla peggio ci dicono di no “.
  “ Ma potremmo vedere lui “.
  “ Un momento “, dice il padre. “ Chi è questo lui?”
  “ Ma, papà, lo sai benissimo. Marlon Brando “.
  “ Ah “. Dalla ruga che gli compare sulla fronte capisci subito che sta pensando all’ Ultimo tango a Parigi. Anche se non l’ha visto, ha sentito parlare di quel panetto di burro. “ Non pensateci neanche. Abbiamo cose più importanti da fare che girare per la campagna a cercare … lui”.

Tratto da:
Thomas McGuane,  MISSOURI, ed Oscar Mondadori, 1976
Trad.  Ettore Capriolo



Double reel

OGGI



Un Robin Hood per due


mercoledì 3 aprile 2013

La pennica del critico

Dormire dopo pranzo è argento, ma dormire prima di pranzo è oro (Sergio Leone Tolstoi)
Taormina, conferenza stampa con Roger Corman (Foto Mittiga)