domenica 11 gennaio 2015

Headzapoppin


Scrivere su Head (1968) di Bob Rafelson è circoscriverlo. Non è sul film ma intorno ad esso. The Monkees è stato più un fenomeno commerciale che artistico. Nato nella metà degli anni 60 dalla mente di Bert Schneider e Rafelson, sulla scia dei Beatles, allora più luminosi della folgore. L’opera non fa altro che raccogliere situazioni già sperimentate nella serie televisiva omonima, esportata in tutto il mondo americanizzato. Ma c’è Jack Nicholson. Se Robert De Niro è uscito fuori dal post Vietnam e Marlon Brando dal secondo conflitto mondiale, Jack Nicholson è quello venuto fuori dalla rivolta di Berkeley. In Head appare per qualche momento indossando la stessa camicia che rivedremo poi in Five easy pieces capolavoro del 1970 dell’accoppiata Rafel/Nichol-son. Qui egli è sceneggiatore insieme al regista e forse suo aiuto come autore di testi eseguiti da Monkees, e chissà cos’altro. The incidental music è di Ken Thorne ma le principali canzoni canonizzate dal gruppo portano la firma di Gerry Goffin & Carole King, Carole King & Tom Stern, Harry Nillson, Michael Nesmith, Peter Tork, questi due ultimi , componenti della band. Tutte nascono dalle situazioni poco normali della pellicola, una, eseguita live, da un concerto montato apposta per far vedere l’isteria che il gruppo produceva sulle ragazzine americane che saranno ancora infantili nella vecchiaia. Tra queste canzoni c’è uno dei migliori motivi di quegli anni, dovuto alla penna di una cantautrice che ancora oggi viene scoperta e periodicamente riscoperta: Carole King; la canzone porta il  titolo As We Go Along, alla cui esecuzione pare abbiano preso parte pure Stephen Stills, Neil Young e Grace Slick regina della psichedelia. Se classifichiamo il film nella psichedelica è dovuto, come già detto, ai vari episodi che nel film si creano e dove il quartetto esce ed entra dai set canonici del cinema USA: il western, l’horror,i l sentimentale, il musical e via di questo passo. Senza dubbio si può affermare che è una produzione America International Picture di Roger Corman con la spesa di qualche dollaro in più. Il momento più psychedelic è situato pochi minuti dopo l’inizio del lavoro, ripreso poi verso la fine, quando con il sottofondo di Porpoise Song i quattro nel profondo del mare, o della mente, nuota in un incanto di supporto negativo/positivo solarizzato, controtipato e colorizzato presso gli studi della Technicolor – il tutto manualmente quando ancora il creatore di Adobe Premiere e Photoshop doveva essere concepito – insieme a sirene e sirenette. Ma lasciamo ad ognuno la sua personale visione, come del breve ciclo Cine-Psycho-elico.





giovedì 8 gennaio 2015

Michael Corleone illustra scarpe

Il bar all'ingresso di Savoca location de Il Padrino (1972)
e sulla soglia la signorina Maria, dai modi rudimentali, famosa anche per le sue granite di vero limone
e tazze di tè bollente come pietra lavica, rigenerati per una ditta di scarpe

Angelo Infanti - Al Pacino e Sergio Citti arrivano al bar Vitelli


mercoledì 7 gennaio 2015

Cine_Psyco_Delic



Il breve ciclo che oggi si presenta ha come tema la musica giovanile; in particolare quella esplosa in America sul finire degli anni 60 del secolo scorso: la psichedelica. Questa ha partorito a sua volta l’acid e il progressiv. Alla prima psichedelia si rifà Head  di Bob Rafelson e, culmine, Psych-out   di Richard Rush. All’acid  rimanda Zachariah  di George Englud ed ultimo , 200 Motels  di Frank Zappa, al progressiv.  200 Motels di Zappa, che appare come attore in Head, ha pure connessioni al suo interno che vanno a sconfinare nell’avanguardia, specie europea, come anche nel jazz e nel musical. Volendo in esse possiamo trovarvi anticipazioni o rimandi all’ Easy Rider di Dennis Hopper o allo Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, opere molto più ricordate di quelle che scorreremo. Le additiamo per il clima che fermentava in quegli anni nella West Coast degli USA e getta.

martedì 30 dicembre 2014

et ne nos inducas in tentationem

OGGI


Clint Eastwood è stato sempre un signore, oltre che dio. Nei titoli che scorrono in apertura, davanti ad un’attrice di razza lascia sempre il primo posto. Gli capitò solo due volte però: la seconda si mise dietro Maryl Streep nei Ponti di Madison County del 1995 e la prima in questo, dove è dopo Shirley McLaine, sempre brava,  dovunque posava i piedini.  Gli avvoltoi hanno fame (1970) è un nato sotto una buona stella. Lo si deve a Budd Boetticher per la scrittua, Albert  Maltz per la sceneggiatura, le luci di Gabriel Figueroa, le note alla soda caustica del Maestro. La confezione è firmata Don Siegel. Partirono tutti per il Mexico, tranne Figueroa che in quella mitica nazione vi abitava. Non voglio di più che vederlo e rivederlo, bello anche con Pino Locchi che doppia il dio. Se volete saperne di più sfogliate il web e troverete fans a non finire e come dice Ghezzi: buona visione.

lunedì 29 dicembre 2014

domenica 28 dicembre 2014

Otto volte con Ozu Yasujiro




田中 絹代
1909 - 1977
screenshoot da 宗方姉妹 Le sorelle Munekata (1950)

martedì 23 dicembre 2014

Del correttore di bozze e del tempo ritrovato


La Gentilezza del Tocco (1987) di Francesco Calogero