martedì 10 gennaio 2012

Harvest

Bozzetto di Enzo Donato detto "Provolino" per l' U. Barbaro


Come Neil Young che pronto per una carriera da solista lascia i Buffalo Springfield e crea un nuovo gruppo che lo accompagnerà fino e dopo la maturità, i Crazy Horse, con capolavori come Zuma o Rust Never Sleep o quel sodalizio con il supergruppo dei supergruppi che pubblicheranno da subito il disco più bello degli anni settanta, Deja vù, chi ha dimenticato quella foto sulla busta dell’lp? O l’attacco di Carry On? Sentendomi represso e voglioso di fare cose diverse lasciai il cineforum e Ubaldo e me ne andai con suo cognato Totò Caratozzolo per riprendere il Circolo di Cultura Cinematografica “U. Barbaro”. Nel mio entusiasmo di allora non mi accorgevo che stavo cambiando un oratorio con una sede di partito. Ma non per questo ho sentito, mai, venir meno l’affetto per Ubaldo che a tutt’oggi  considero il mio vero maesto. E’ che lui sbandava sempre più verso la parrocchia e i gesuiti, mentre io sbandavo sempre di più per il cinema e le novità.
Per due anni la sede delle proiezioni del “Barbaro” divenne il cinema Orientale di Parlagreco a Camaro, e fu un’impresa portare gli associati in un quartiere ritenuto, oltre che fuori mano, poco sicuro. Il terzo ed ultimo anno fu al cinema Royal ex Garibaldi in via Palermo del signor Gianni Previti che già conoscevo per essere stato datore di lavoro di papà nei primi anni settanta.
Durante questo periodo, essendo il “Barbaro” aderente all’Unione Circoli Cinematografici dell’ARCI, con Totò fummo designati a partecipare al congresso che si teneva  a Mantova. Alla stazione di Messina salendo sul treno, in manovra per traghettare, Totò avvicina una persona, in viaggio verso Mantova anch’egli, della stessa mia età, che conosceva per averla frequentata all’ARCI regionale di Palermo: “piacere Peppuccio Tornatore” ed io “piacere Mittiga”. L’unico argomento per l’intera notte fu C’era una volta il West e Sergio Leone con meraviglia e incredulità di Totò che si rivoltava in cuccetta. Mi parlò pure delle sue attività a Bagheria dove gestiva un cinema e dei suoi primi tentativi in super 8. A Mantova insieme avvicinammo Bruno Ventavoli che allora era uno che contava nell’Agis, invitato in quel congresso.  Raccontammo del malcostume dei presidenti Agis isolani e di quel loro gestire da padroni con chi intendesse intraprendere un’attività col cinema. Qualche tempo dopo seppi che il  buddace presidente  di quella nobile congrega mi andava cercando con l’intenzione di tirarmi le orecchie, dopo che le avevano tirate a lui.



lunedì 9 gennaio 2012

domenica 8 gennaio 2012

Antoine Doinel-Leaud




Con I 400 colpi inizia questa retrospettiva che è dedicata ad un attore ed a un personaggio che via via vedremo crescere, anche fisicamente, quattro film e mezzo
Jean Pierre Leaud è stato l'attore simbolo di Francois Truffat sebbene Jean Luc Godard l'abbia sottratto, e stravolto, al suo amico Francois.
Il pregio di questo primo film sta tanto nella regia di Truffaut quanto nell'abile uso delle luci di Henri Decae, uno dei massimi fotografi d'oltralpe a cui fecero ricorso pure Malle Chabrol e Melville tra gli altri ed, infine, approdando qualche volta in America.
Il rapporto di Antoine con i genitori è difficile, per questo la sua vita sarà quella di far esplodere il suo mondo, unici mezzi per evadere saranno i luna park o i cinema dapprima, e le donne nei film successivi. Non vi svelo il finale, vi posso dire che Leo Carax l'ha ripreso nel suo Les amants du Pont-Neuf del 1991 così come l'aveva citato nel suo Boy Meets Girl del 1984.

mercoledì 4 gennaio 2012

Da Caulonia con Ardore


Mi leggerete poco, scrivendo di cinema, sulle opere contemporanee, specie di quelle nostrali. Ma imbattendomi per caso, sul blog di Carlo Bronson, in questi due film di Michelangelo Frammartino non ho potuto evitare di segnalarveli. E' vero si chiama Michelangelo, ma le opere dell'altro Michelangelo diventano piccoli drammi urbani al confronto con Il Dono e Le quattro volte, come  Nanni Moretti diventa uno Steven Spielberg caciaro ed il suo accolito Calopresti un Nunzio Malasomma dell'epoca del fascio.
Michelangelo Frammartino dipinge la Calabria per com'è: bella come Nastassja Rostova e terribile come Rogozin, e alle volte ci chiede del fegato per vedere le sue sequenze: non ci butta in faccia buste di sangue finto, no,  ma il bello e triste passaggio sulla terra di alberi, animali ed umani.





martedì 3 gennaio 2012

John Ford speaks


Il cinema migliore è quello in cui l'azione è lunga e i dialoghi brevi. Quando un film racconta la sua storia e ci descrive i suoi personaggi con una successione di piani semplici, belli e "attivi", allora sì che è cinema.

lunedì 2 gennaio 2012

Pina


Pina Bausch a Palermo ( foto Mittiga)

domenica 1 gennaio 2012

Harvest

Ero già stato qualche volta a Catania con Ubaldo per il Don Orione, con Parlagreco misi piede più frequentemente. A quei tempi Gianni girava con una Lancia Fulvia coupé verdolina, ed era la macchina che in quei tempi mi piaceva di più, quel coupé, per me, era lui, lo caratterizzava, nel senso che ne veniva fuori un personaggio borgataro come quelli dei film romani di Pasolini, del resto lui era di Camaro e i cammaroti lo ritenevano uno di loro, anche se aveva sposato una ragazza che veniva da fuori.
In via De Felice c’erano tutte le case di distribuzione cinematografica sia a carattere nazionale che regionale ed era lì che si faceva la programmazione dei cinema col conseguente noleggio.
Dapprima l’apparizione del leone della Metro, della volpe del Ventesimo secolo, del Titano o degli Artisti associati era come un biglietto da visita per il film che andavo a vedere, a volte anche una garanzia, ma entrare dentro l’ufficio delle case cinematografiche era quasi come andare a spiare dentro una famiglia.
Via De Felice era come via Condotti o come via Montenapoleone e quella prima volta che misi piede seriamente con Gianni feci un indigesto di cinema non sapendo dove indirizzare gli occhi al  richiamo e all’incanto di tutti quei manifesti con volti di attori o scene dei film pubblicizzati e l’incanto era doppio perché al film che ancora doveva arrivare nelle sale di prima visione si aggiungeva il film già datato: Barry Lyndon mescolato con Sentieri Selvaggi e Ultimo Tango.
Di colpo ammutolii quando entrammo dentro l’ufficio dell’Euro International Film, la casa degli ultimi western di Leone, ma anche di Pasolini, Elio Petri, Lina Wertmuller  e molti altri.