Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 20 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
Gemme in colliquazione
Gemma di Sant'Eremo (Itala Film, 1918) from Cineteca MNC on Vimeo.
Il breve frammento è tutto ciò che rimane di un rullo
nitrato in grave stato di colliquazione. Dai ricami creati dall'emulsione
sciolta occhieggia una struggente Pina Menichelli, tra le dive più amate del
cinema muto italiano. Il film è stato identificato grazie a un'iscrizione sulla
pellicola come "Gemma di Sant'Eremo". Nel film la Menichelli
interpreta una sposa fedele vessata da un marito fedigrafo. Secondo Vittorio
Martinelli il film potrebbe essere la riedizione di un titolo di due anni prima
"La colpa", all'epoca bloccato dalla censura.
Il video è un riversamento dalla copia in pellicola preservata dal Museo Nazionale del Cinema nel 2012: 35mm, poliestere, positivo, colore (Desmetcolor da originale imbibito e virato), 35 m, didascalie italiane. A sua volta la copia è stata stampata da un positivo nitrato con gravi problemi di colliquazione.
Il video è un riversamento dalla copia in pellicola preservata dal Museo Nazionale del Cinema nel 2012: 35mm, poliestere, positivo, colore (Desmetcolor da originale imbibito e virato), 35 m, didascalie italiane. A sua volta la copia è stata stampata da un positivo nitrato con gravi problemi di colliquazione.
Sin qui il materiale illustrativo
da parte del Museo Nazionale del Cinema
di Torino che permette la fruizione di questo segmento nel suo canale ospitato
su Vimeo. (https://vimeo.com/album/3409239/video/128769439)
Ora, dopo un attento esame,
ognuno può andare oltre, a piacimento personale.
Qui si vuole condurre lo
spettatore ad una visione separata che include tre strati di un unico corpo.
Il primo è il supporto che in
origine conteneva le immagini e consentiva, in proiezione, la visione. Per
farla breve, il suo deterioramento permette oggi un ulteriore azione, se
volete, movimento, all’interno delle scene cui si assiste.
Il secondo sta nel viraggio che
salda il primo strato con il terzo: l’irruente presenza scenica di Pina
Menichelli. Dire che la Menichelli recita è come schernirla. Essa vive in
eterno per mezzo dello schermo.
Ora il cinema dopo un lasso di
tempo molto più breve rispetto alle altre forme visive apparse prima è
diventato terreno archeologico e molto ancora c’è da rinvenire nel buio e sotto
la polvere delle cineteche nazionali e personali.
domenica 17 aprile 2016
Vivere e morire con Lardani
Inutile dire che per questo film del 1972, sia il buon Lardani come il buon Valerii si siano rifatti ai buoni, brutti e cattivi del Leone d'oro del 1966. Il lavoro di Lardani è di qualità anche pur dovendo incamerare quel fusto di kerosene, a terra o sul cavallo, che era Bud Pedersoli. Fate presto a vederlo, visto che molti filmati mi vengono reclamati per violazione e di conseguenza bannati.
giovedì 14 aprile 2016
Hitchcockiana seconda
- Il mio amore per il cinema è più forte per me di qualsiasi
morale.
- Sogno una macchina IBM nella quale inserire la sceneggiatura
da una parte e vedere uscire il film dall’altra. Finito e a colori.
- Mi hanno chiesto recentemente se ero democratico o
repubblicano; ho risposto che ero democratico, ma quando si tratta del denaro
divento repubblicano. Non sono un ipocrita.
- Ho dunque l’impressione di essere un direttore d’orchestra;
uno squillo di tromba corrisponde a un primissimo piano e un campo lungo evoca
tutta un’orchestra che suona in sordina. Di fronte a dei bei paesaggi, usando
luci e colori, sono come un pittore. Diffido invece della letteratura: da un
buon libro non si ottiene necessariamente un buon film.
mercoledì 13 aprile 2016
Senza sipario
Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina non ha sempre avuto i fasti odierni, come neanche i direttori artistici. Fino ai primi anni ottanta del XX secolo si presentava sotto queste forme:
lunedì 11 aprile 2016
domenica 10 aprile 2016
Ewald André Dupont, cenere e oblio
Il secondo
capolavoro, Dupont lo girò in Inghilterra, ma con interpreti tedeschi:
l’affascinante Tala Birell, e gli eccellenti Conrad Veidt, Fritz Koetner ed
Heinrich George. Un naufrago chiede rifugio agli abitanti di un faro solitario
che fa fronte all’oceano perpetuamente infuriato. La donna è una ex-mondana, raccolta
dal grosso orso mansueto che è il guardiano del faro; il secondo guardiano;
insinuante e volpino, è l’amante della femmina. Con l’autorità che gli deriva
da un passato misterioso e da una più alta posizione sociale, il naufrago
conquista a sua volta la donna. Scoppia, violentissimo, il dramma: la polizia
viene a prendersi il naufrago, un uomo d’affari che aveva fatto bancarotta, la
donna riprende la via degli angiporti fangosi da cui è risalita.
Ora che Dupont ci ha lasciato (ma come non ricordare le
altre mirabili opere sue, Salto mortale,
Piccadilly, Atlantic ?), si palesa sempre più amaro il destino dei film che
abbiamo amato: caratterizzano una serie di anni, ci confidano il senso di
un’epoca. Ma non resta nulla di essi; sono diventati cenere e oblio.
I957
Pietro Bianchi, Maestri del cinema, 1972
Fortunale
sulla scogliera è uno
dei primi film parlati europei. L’autorità con la quale Dupont si è subito
impadronito del nuovo mezzo espressivo stupisce anche oggi i conoscitori. Tutta
l’opera e corsa da un contrappunto sonoro-visivo di allucinante potenza. Negli
ultimi venticinque anni non si è più fatto di meglio. Anche nel Fortunale, la donna, come in Variété, è una sorta di animale
selvatico e lascivo, che semina morti lungo il proprio cammino. Dupont sentiva
profondamente l’argomento della donna-disastro, e la scelta sua delle attrici
appare infallibile.
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