All’interno dell’Unione dei marxisti-leninisti lavorai come regista nel
settore della stampa e propaganda. Ho collaborato a due film: Paola, la storia di un’occupazione di
case popolari organizzata e guidata da militanti Uci nella città di Paola in
Calabria; e Viva il primo maggio rosso,
documentario sulla manifestazione trionfalistica organizzata dall’Unione in
varie città d’Italia il primo maggio.
Paola fu progettato da
compagni artisti assieme a membri del partito (dirigenti centrali). Fu girato
secondo un’idea che in teoria era giusta: protagonista del film doveva essere
il popolo di Paola. Il popolo ha le idee giuste e dunque è il popolo che le
deve esprimere. I membri del partito non devono parlare per il popolo, devono
limitarsi a organizzare le idee per il popolo, a sintetizzarle, lo devono
aiutare a risolvere le sue contraddizioni, ecc. ecc. Questi i propositi, che la
realtà in parte contraddisse: nell’inchiesta che conducemmo nei quartieri più
poveri di Paola documentammo soprattutto una grande sfiducia, nessun ottimismo,
un fatalismo disperato nel presente e nel futuro, una scarsa coscienza
politica.
Durante il montaggio, le immagini che rappresentavano i vecchi
abbandonati, i malati, che indagavano, soffermandovisi, sugli aspetti più
ripugnanti e disperati della miseria, vennero in gran parte tagliate, proprio
perché il partito le considerava dei compiacimenti decadenti e perché,
soprattutto, voleva dare un idea del popolo sfruttato e sofferente, ma attivo,
ottimista, rivoluzionario. Tutti i discorsi disfattisti vennero mutilati,
conservando per esempio quei punti in cui l’intervistato si scagliava contro i
politicanti, i partiti, i parlamentari, in cui manifestava un odio attivo
contro i suoi sfruttatori. E si mettevano
nella massima evidenza quei discorsi frammentari, e neppure
completamente spontanei, di coloro che avevano già occupato le case popolari e
decantavano lo stile proletario e altruistico che si era instaurato tra gli
occupanti. (Marco Bellocchio)
Una volta siamo andati a girare un film sulla Sila per l’Unione! Con
Franco Angeli, Marco, Lou Castel … Un continuo processo: no, questo fotogramma
no, discussioni continue … Mi guardavo
intorno, e nonostante tutto mi divertivo, mi dicevo: guardiamo chi ci può
cascare: io, per primo, Marco Bellocchio con quell’aria un po’ da prete, Lou
Castel, Franco Angeli che è a ridosso di tutti, i quattro più predisposti!
Marco, essendo la persona più nota, era quella più corteggiata. Ma loro poi al
partito gli hanno dato due lire, l’unico che ha dato veramente i soldi sono
stato io. Con la Sila ho raggiunto il mio culmine e ho lasciato perdere. Così
me ne sono andato a Venezia a presentare Umano
non umano. E a Venezia c’era un ricco dell’Unione, uno molto ricco che in
Sardegna aveva motoscafi che si chiamavano Mao 1 e Mao 2, non scherzo. Mi
affrontò e mi disse: “ Tu sei qui? “. E
io “ E tu, dove sei? “.(Mario Schifano)