Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
mercoledì 19 febbraio 2014
martedì 18 febbraio 2014
Un sincero suddito di Francesco II Borbone
Renato Terra ne Il brigante di Tacca del Lupo di Pietro Germi
con alle spalle le Rocche di Prastarà presso Montebello Ionico, e Pentedattilo
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La cineteca del Bruzio
lunedì 17 febbraio 2014
L'assedio
Incredibile ma vero. Ubaldino,
quel che fu il capo, confessato da tutti, del Cineforum “ Peppuccio Tornatore “ dal suo ritiro
presso l’oratorio Don Orione, raccogliendo un pugno di apostoli a lui fedeli,
tra tutti abbiamo notato il fido Trupianoi, non ascoltando Cicco Pino la voce,
amica, che cercava di frenare un ardore mai visto in lui, ha sferrato un
attacco al cuore del Circolo di Cultura di Cinematografica “ Yasujiro Ozu “.
Dopo un primo sgomento Caratozzoli, chiamato d’urgenza a lasciare la
cellula del Partito dove presiedeva una riunione della commissione cultura e
spettacolo, precipitatosi alla sede del Circolo sopra menzionato, indossato un
elmetto ed afferrato un mitra, vedendolo
a molti ha ricordato l’eroe cileno Salvador Allende, anche per il grido di
battaglia lanciato dai suo partigiani, “ el pueblo unido jamàs serà vencido “,
ha difeso strenuamente e sbarrata la via a Ubaldino ed i suoi apostoli.
Ubaldino costretto alla fuga ha rilasciato un comunicato in cui afferma
la nuova amara sconfitta e la volontà di ritirarsi sul colle Ignatianum, dentro
l’istituto gesuita onde far ritiro spirituale per almeno due anni dopo il quale
scrivere un saggio su “ La fede contadina nell’opera di Augusto Genina Cielo sulla palude “.
Presso il Circolo di Cultura Cinematografica “ Yasujiro Ozu “ dopo l’acclamata vittoria il
comitato centrale ha deciso di proiettare per due giorni, gratuitamente, Il sole sorge ancora di Aldo Vergano,
allargando l’invito a tutta la cittadinanza zanclea.
domenica 16 febbraio 2014
undici mesi in Calabria, seimila comparse, 200.000 metri di pellicola
Il film che per me è il piú importante e che la gente conosce meno è Il brigante. Nasceva da una proposta di
Rizzoli. Il libro era di Berto. Sono
stato quattro mesi in Calabria a vedere e a parlare con la gente. Non contento di questo ho portato con me
Berto perché mi mostrasse i posti che
aveva de- scritto e ho caricato in
macchina anche Antonello Trombadori, perché è una persona straordinaria per parlare con la gente. Ho fatto un'inchiesta a fondo sulla gente
del crotonese. Quando sono tornato ho
detto a Rizzoli che volevo fare un'altra
storia, quel- la di un uomo che avevo
conosciuto in Calabria, uno che viveva con due mogli e tanti bambini, in una serenità straordinaria,
uno che aveva partecipato
all'occupazione delle terre. Lui fece un
sacco di storie e io ebbi l'ingenuità di
pensare di mettere il mio film nel film
di Rizzoli, cosí venne troppo lungo.
Malgrado questo è stato il migliore film che ho fatto. C'era anche il racconto storico
del- la grande speranza che il mondo
cambiasse in cinque o anche quindici
anni, che è un'i- dea sciocca, perché il
mondo cambia in cento, duecento anni, è una questione di evoluzione di
generazioni. Il film raccontava tutte
queste grandi speranze che a poco a poco si sono infossate come nelle sabbie mobili. L'ho girato in assoluta libertà, perché non mi ha posto limiti: sono stato
undici mesi in Calabria ed ho
amministrato personalmente il film. Il brigante è stato fatto nel 1960 ed è costato 98 milioni. Nelle
scene dell'occupazione delle terre ci
sono 6.000 comparse. Non farò piú
un'impresa del genere perché sono diventato matto. Ho girato 200.000 metri di pellicola, però avevo
una troupe piccolissima, questa volta
con il sonoro, con tutta gente presa sul posto. Quando è finito, il film ha
fatto impressione, la gente stava lí tre
ore e mezzo a vederlo. Poi i
distributori hanno cominciato con le loro richieste di tagli e anche
Chiarini, che lo voleva per Venezia, mi ha chiesto di tagliarlo un po'. È andata via quasi un'ora e il film si
è un po' squilibrato. A Venezia, appena
si è spenta la luce ed è cominciato il
film (c'era un pubblico molto elegante,
era il boom), si è sentita una signora
lagnarsi di vedere ancora un film di straccioni. Questa era l'atmosfera. Mi era
costato anni di fatica. A volte la gente si crede in diritto di liquidare tutto con due parole. Io Il brigante lo difendo:
c'è dentro un tale amore al lavoro, una
tale quantità di fatica. Tre anni interi! Ai critici Il
brigante non piacque. Lo trovarono
démodé. Nel clima del miracolo economico
certe istanze erano démodées. Ai critici del miracolo andavano bene i film nebulosi, sfuggenti, i famosi film con “la passeggiata”.
(Renato Castellani)
L’avventurosa storia del cinema
italiano raccontata dai suoi protagonisti a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi,
Feltrinelli op. cit.
giovedì 13 febbraio 2014
C'era una volta in Calabria
Con tutti i difetti che derivano dalla sceneggiatura, dello stesso
regista, e dai tagli subiti nelle corso delle prime proiezioni, in origine
superava le tre ore abbondanti, rimane ancora oggi il film più importante
girato in Calabria. I temi che affronta, il brigantaggio e le lotte contadine
finite con l’occupazione delle terre, lo collocano tra le poche pellicole che
affrontano il meridionalismo con ardore.
La storia riprende quella che fu del Musolino di Mario Camerini innestandola con le rivolte agrarie nel
crotonese ed a Melissa in particolare, insanguinate da parte della celere
statale che uccise tre poveri braccianti i cui nomi qui si vuole ricordare: Angelina
Mauro, Francesco Nigro e Giovanni Zito.
L’opera rievoca quanto accadde nella Calabria a partire dagli anni fascisti, anni di
ruberie da parte di chi rappresentava il potere centrale a spese di chi
lavorava la terra; al ritiro dei soldati tedeschi in fuga verso il nord; all’arrivo
degli americani, che instillarono un barlume di speranza tra quanti subivano,
inermi, lo strapotere dei latifondisti; sino al ritorno sotto nuove divise,
questa volta bianche, degli stessi uomini con nuove promesse mai mantenute. Il film è una favola, in cui tutto resta
uguale malgrado gli sforzi degli uomini ( Sergio Trasatti).
Oggi la pellicola ricorda i futuri Novecento
di Bernardo Bertolucci, I cancelli del
cielo di Michael Cimino e per certi aspetti della storia del ragazzo in
crescita, spettatore di quanto accade, Malena
di Giuseppe Tornatore.
Renato Castellani è saggio nel servirsi delle luci di Armando Nannuzzi,
operatore Giuseppe Ruzzolini ; delle forbici di Jolanda Benvenuti e della
partitura di Nino Rota che a tratti riecheggia quella composta per Il Padrino di Francis Ford Coppola dieci
anni più tardi.
Il regista girando il film tra Santo Stefano d’Aspromonte ed il
crotonese tenta di recuperare gli stilemi, ormai abbandonati, neorealisti, per
l’uso che ne fa degli attori quasi tutti non professionisti: ora si menzionano
Giovanni Basile, l’appuntato Fimiani, e Mario Jerard che interpreta Pataro,
uomo di molte donne e di molti figli la cui storia era l’origine del film.
Ancora una volta, non si comprende bene perché, in un film di
ambientazione squisitamente calabra, si fanno doppiare gli attori in
ispanico-siciliano ,e, a livello più basso, si mette in bocca ad uno dei
protagonisti maschili Ciuri ciuri,
canzone sicula più che mai. Lasciamo da parte Calabrisella mia che in quanto a testo e musica sono quel che sono,
che Mino Reitano era ancora un infante ed il Boss di là da venire con Bad Lands, ma a livello popolare qualche
refrain verdiano doveva pur sempre serpeggiare. Cade così, infine,
quell’adesione al neorealismo che abbiamo citato prima. Del resto Castellani
era stato accusato, ai suoi tempi, di aver reso quel movimento cinematografico,
di color rosa.
giovedì 23 gennaio 2014
Quando il giovane cede al vecchio
Uno scossone di natura tellurica ha sovvertito dalle fondamenta il
comitato centrale del Cineforum “
Peppuccio Tornatore “ provocando lacerazioni e crisi di coscienza se non di
identità. Una frattura insanabile ha diviso in due opposte rive quello che è
stato il nucleo dirigenziale e come sempre i giovani hanno allontanato i
vecchi. I vincitori per mezzo di un
comunicato molto reticente hanno annunciato che dalle ceneri ancora
calde dell’ex Cineforum è nato il Circolo
di Cultura Cinematografica “ Yasujiro Ozu “. Ubaldino ancora ieri
presidente del Cineforum, sgomento,
chiedendo asilo al vicino oratorio non ha voluto rilasciare nessuna
dichiarazione. Caratozzoli dalla cellula del Partito dove stabilmente staziona
ha affermato che una linfa nuova dilaga tra i suoi soci e collaboratori.
A questo punto c’è da chiedersi com’è che questi sedicenti giovani
trascendano da Tornatore, simbolo in questi ultimi anni di un cinema esuberante
e vigoroso , a Ozu eroe del cinema del passato e geograficamente lontano, solo
recentemente scoperto alla visione occidentale!
mercoledì 18 dicembre 2013
a Messina Natale era il cinema
Cinema Teatro Mastroeni 1910 - 1930
la via non è identificata
Cinema Teatro Peloro 1932 - 1959
era in via dei Mille, ang. via Tommaso Cannizzaro
Cienema Teatro Savoia 1944 - 1970
era in via XXVII Luglio, ang. via Natoli
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