lunedì 10 settembre 2012

Film maledetto

Je t’aime, je t’aime  di Alain Resnais
  continuerà ad essere accompagnato da bisbigli se non dal silenzio, come si conviene al film maledetto di un autore che tutti più o meno dichiarano di ammirare.





venerdì 7 settembre 2012

Bresson, il mite

 



Questa nuova retrospettiva dedicata al francese Robert Bresson comprende le sue opere tratte da due racconti brevi di Dostoevskij - La Mite e  Le notti bianche - uno di Tolstoi – La cedola falsa o Denaro falso - e due romanzi – Diario di un curato di campagna e Mouchette - Georges Bernanos. Tutta questa letteratura è accomunata dalla nuova scrittura che ne fece con le immagini Bresson. A vederli con un gusto particolare che non a niente a che vedere con le immagini di un qualsiasi Cameron o Moretti, si potrebbero prendere per dei film muti, la parola conta poco rispetto ai dialoghi originali degli scrittori sopra citati. E’ cinema scarno, sobrio che ha affascinato due uomini diversi ome Anderj Tarkovskij e Paul Schrader.
Forse, certo, mi ripeto, ma devo aggiungere che oggi l’unico regista da accostare a Bresson è Clint Eastwood, lui solo riesce a fare una cinematografia morale.



mercoledì 5 settembre 2012

Bresson, Dostoevskij, Tolstoi e Bernanos

Robert Bresson
25/09/1901 - 18/12/1999
il più morale dei registi morali

martedì 4 settembre 2012

La melodia e la mano sinistra




Quello che Nick sta cercando di dirti, giovanotto, è che la melodia è negli occhi, mentre le parole sono solo la mano sinistra
Nick Ray, op. cit.

lunedì 3 settembre 2012

Diabolicamente servo

OGGI
AL CINEFORUM PEPPUCCIO TORNATORE



In una invernale swinging London prima maniera, folgorata dalle luci di Douglas Slocombe e tinteggiata dalle musiche raffinatissime di John Dankworth si muovono ( mi viene da scrivere danzano) Dirk Bogarde, Jame Fox, Sarah Miles e Wendy Craig nella prima collaborazione tra Joseph Losey e Harold Pinter che è poi un adattamento di uno sconosciuto romanzo di Robin Maughan. La vicenda è a dir poco umana: la presa del potere di un servo contro il padrone. Questa esperienza servirà al grande Dirk per tratteggiare, dieci anni dopo,  Il portiere di notte. In questo film si muove diabolicamente in un appartamento locato dal giovane, biondo, sessualmente ambiguo, e ricco Tony: ecco ancora una lettura diversa, il  povero contro il ricco.
L’arma di cui si serve Hugo Barrett è la psicologia, con quella frantuma lo status, anche sociale, di Tony, avendone afferrata la natura debole e corrotta.
Non so con quali agganci accosto questo film a quelli successivi di Pier Paolo Pasolini, Teorema del 1968 e Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci del 1972, non credo però di prendere abbaglio.
Un ultima annotazione: Joseph Losey, assieme ad un altro eccellente immigrato, Stanley Kubrick, portò nel Regno Unito una ventata di rinnovamento in quella cinematografia, che sboccerà con le opere dei giovani del free cinema.



domenica 2 settembre 2012

The Big Easy

Jim McBride a Taormina (polaroid Mittiga)

mercoledì 29 agosto 2012

Bianco e Nero





Questo filmuni di John Ford in bianco e nero era nel listino dell’Angelicus dell’avvocato Mongiardo di Messina. Forse al Cinema di Loreto di Platì - il cui vero ed unico gestore è stato il mitico Mimmo Addabbo -  l’ho visto nella primissima tenera età assieme allo zio Peppino.
Le giornate di proiezioni settimanali erano tre: il martedì alle 19,30, il sabato alle 19,30 e la domenica alle 14,30 e alle 19,30. Lo spettacolo domenicale delle 14,30 era solo intasato di bambini, poche bambine, anzi non ne ricordo neanche una, comparivano solo durante le ore di catechismo, gli altri spettacoli erano frequentati dai grandi. Sabato e domenica il film era lo stesso, a colori e generalmente in cinemascope. Il martedì vi si proiettavano film per grandi e quasi sempre in bianco e nero come questo Fort Apache o Catene di Raffaello Matarazzo. I piccoli potevano immaginare quanto accadeva sullo schermo solo vedendo i manifesti e le foto che incollate su un supporto incorniciato di legno, protetti da una rete per non essere danneggiati, venivano appoggiati nella via XXIV maggio, di fronte il bar di papà, sulla parete della casa dove allora c’era l’ufficio postale, e ritirati la sera. Noi piccoli sapendo l’orario di uscita dei manifesti aspettavamo con impazienza l’arrivo dei cartelloni, portati da altri ragazzi più grandi che li sorreggevano agli angoli.
Finita questa piccola visione tutta immaginaria si tornava alla vera occupazione di quei pomeriggi:la merenda con fette di pane ed olio, correre per le strade, giocare nei casalini o nella fiumara, aspettando il cartellone del sabato per sapere a cosa si sarebbe assistito la domenica alle 14,30.