Mimmo Addabbo - Lolli,Ubaldo Vinci, Gianni Parlagreco,Catalfamo,Fabris, Valentino,Margareci,Crimi,Fano e i Sigilli
martedì 25 maggio 2021
Sperduti nel buio - A Drama in Nine Acts
domenica 16 maggio 2021
Lilia, Irasema & Carla: Violette nei capelli
Tratto dal romanzo omonimo di Luciana Peverelli, Violette nei capelli ha conservato tutta la fresca e tenere poesia che il titolo stesso promette. Mai più forseci sarà dato di vedere in uno stesso film un complesso così completo di gioventù, di grazia e di talento come è quello rappresentato da Lilia Silvi, Irasema Dilian e Carla del Poggio, le tre attrici più giovani e più celebri del nostro Cinema, tanto diverse per temperamento e personalità artistica, ma così vicine al cuore del pubblico che ha già imparato ad apprezzarle ed amarle! A questo trio di freschezza,
vanno aggiunti nomi non meno simpatici e cari come Roberto Villa, Carlo Campanini, Aristide Baghetti, Enzo Biliotti, la Giglio ecc. che completano degnamente la indovinata distribuzione artistica del film. Non bisogna dimenticare anche una brillante macchietta di Steno che fa una fugace per quanto divertente apparizione, oltre che l'Aiuto Regista del film insieme a Cattozzo*.
Violette nei capelli ha tutti i caratteri per essere veramente il successo dell'annata cinematografica: scene comiche e brillanti si alternano a quelle sentimentali e toccanti, di profonda umanità e sensibilità.
Dalla prima inquadratura, che ci presenta una stranissima situazione di Lilia Silvi, al finale, nuovo e commovente, lo spettatore è avvinto e interessato come poche volte lo è stato e lo sarà.
Il film è ora già montato e nei prossimi giorni passerà in programmazione nei principali cinema per la distribuzione della «Lux Film».
venerdì 14 maggio 2021
3 survival pandemic books
JESSIE L. WESTON, FROM RITUAL TO RAMANCE (Indagine sul Santo Graal), 1920
SIR JAMES G. FRAZER, THE GOLDEN BOUGH (Il ramo d'oro), 1915
We are the hollow men
We are the stuffed men
Leaning together
Headpiece filled with straw. Alas!
Our dried voices, when
We whisper together
Are quiet and meaningless
As wind in dry grass
Or rats' feet over broken glass
In our dry cellar
THOMAS STEARNS ELIOT, THE HOLLOW MEN (Gli uomini vuoti), 1925
Francis F. Coppola, Apocalypse Now, 1979
lunedì 10 maggio 2021
Michelangelo Antonioni: Why and for whom did Mr. Hays speak?
LA LEGGEREZZA e
l'ingenuità con cui gli americani trattano e risolvono talvolta le più grosse
questioni restano, e resteranno sempre per fortuna, fuori della logica europea.
Ce ne giunge l'eco a quando a quando ed è come di fatti che ci spingono
dapprima al sorriso e poi ci fanno meditare; perché tutto ciò che è fatto dai
nostri simili di ogni latitudine e longitudine ha sempre fatto meditare gli
europei. La qual cosa, se è sintomo di una superiore intelligenza o per lo meno
di una più robusta preparazione intellettuale, è anche dimostrazione chiara e
lampante di una maggiore serietà.
Pare invece che agli
americani questa parola non susciti alcuna soggezione a giudicare appunto dalla
leggerezza, dall'avventatezza, dalla vacuità di certe loro asserzioni. Tanto
che ormai risulta perfettamente inutile esprimere giudizi, fare valutazioni,
eccetera, troppo essendo diversa la nostra unità di misura dalla loro. Conviene
limitarsi a constatazioni le quali molto spesso hanno tanta evidenza che si
commentano da sé.
Cosi quando
apprendiamo che il senatore Borah per impedire che fosse approvata dal
Congresso una legge che lo seccava, ha preso a parlare all'apertura della
sessione e, approfittando del fatto che nessuno aveva il diritto di togliergli la
parola, ha continuato fino alla chiusura della sessione stessa, interrompendosi
solo per mangiare e dormire, è superfluo fare considerazioni.
Ed è inutile
lambiccarsi il cervello per tentare di capire gli americani quando accettano
ascoltandole attentamente e in buona fede relazioni come quella pronunciata da
Will H. Hays alla radio. Tre ore filate ha parlato Will H. Hays, Presidente
dell'Associazione Produttori e Distributori della cinematografia americana.
Evidentemente la situazione europea preoccupa i cinematografari d'oltreoceano
se il loro capo si è preso tanto disturbo. Di che cosa sia fatta poi codesta preoccupazione
vedremo in seguito; intanto riconosciamo che il discorso del Presidente può
benissimo riassumersi in poche righe.
«Oggi — ha detto Will
Hays — che il mondo è impazzito per la guerra, l'America rappresenta più che
mai un grande ideale. Essa ha il dovere di custodire la civiltà politica
culturale e spirituale della razza umana: per questo non può entrare in guerra.
Donne e uomini di tutti i partiti politici devono compiere ogni sforzo per
mantener il paese fuori della guerra, perché solo in tal modo noi potremo
adempiere il nostro più grande dovere, quello di custodi della civiltà, della
libertà umana e della pace. I rappresentanti del cinema americano faranno bene
a ritenere questa la più grande delle loro responsabilità in tale momento».
Veramente, quale sia
il compito specifico del cinema in rapporto alla situazione, Hays non dice; ma
è facile intendere che anch'esso dovrebbe svolgere quella propaganda intesa a
preservare l'America dalla guerra.
«Malgrado l’handicap
della perdita di molti mercati — ha concluso Hays — l'industria cinematografica
americana riuscirà nel suo intento».
Ora, questa potrebbe
anche essere una bellissima chiacchierata se non avesse un difetto
fondamentale: quello di non convincere. Hays prima di tutto, così parlando,
dimostra di essere in mala fede. E stupisce com'egli pensi di darla a bere agli
industriali del cinema americano, gente astuta e tutt'altro che moraleggiante.
Ma forse codesti industriali sanno che il loro presidente ha indirizzato ad
altri le sue parole. A loro aveva già parlato in precedenza. E forse in questi
tempi ha ripreso un discorso cominciato nel settembre dello scorso anno, quando
le cose politiche d'Europa cominciarono a ingarbugliarsi. Fin da allora Hays
aveva chiamato a rapporto i pezzi grossi dell'industria cinematografica
americana e li aveva esortati a tenersi pronti per qualsiasi evenienza. Il che
significava — e Will Hays era stato chiarissimo, tanto che poco dopo poteva contare
su scenari già pronti per essere girati, come li voleva lui — preparare
pellicole adatte ai tempi. Viene la guerra? Produrre pellicole per la guerra.
Non vi è momento migliore per invadere i mercati. Né è da credere che oggi Hays
abbia parlato diversamente. Non ci immaginiamo i Fox, i Goldwyn o i Warner
preoccupati di salvaguardare la pace prima del loro interesse finanziario.
Comunque, venga
dall'alto il consiglio o no, un fatto è certo: che l'America sta preparando
pellicole di guerra. Il che è logico. L'America ha sempre avuto in determinate
circostanze un fiuto particolare che le ha permesso di volgere a suo favore il
corso degli eventi. Così quando l'Inghilterra tentò di sfondare le barriere
americane per farvi passare i propri film, Hollywood rispose con una serie di
ottimi lavori esaltanti l'imperialismo britannico, grazie ai quali il tentativo
andò a vuoto. Si ricordano IL CONQUISTATORE DELL’INDIA, I LANCERI DEL BENGALA,
LA CARICA DEI SEICENTO e altri. Per cui non meraviglierebbe, domani, la notizia
che un film di propaganda nazista sta per essere varato nei cantieri
hollywoodiani, e questo dopo LE CONFESSIONI DI UNA SPIA NAZISTA. Oppure una
pellicola sul valore polacco. Il torto sarebbe nostro a mostrare sorpresa, entrando
un fatto di tal genere nella logica americana.
Ma allora, viene da
chiedersi, perché e per chi ha parlato il signor Hays?
MICHELANGELO
ANTONIONI
CINEMA, 1 ottobre 1939, XVII
mercoledì 5 maggio 2021
To find out what is inside a face
"A man does not try to find out what is inside (a face). He does not try to scratch the surface. If he did, he might find something much more beautiful than the shape of a nose or the color of an eye."
"Un uomo non cerca di scoprire cosa c'è dentro (un volto). Non cerca di graffiare la superficie. Se lo facesse, potrebbe trovare qualcosa di molto più bello della forma di un naso o del colore di un occhio".