lunedì 29 agosto 2016

Cinema Nazionale Italiano

Superfilms
“ Gli ultimi giorni di Pompei “
Gli “Ultimi giorni di Pompei “ è uno di quei film che fa onore alla cinematografia del mondo intero, ed è bene che quest’onore l’Italia detenga; i nostri artisti e i nostri direttori di scena mantengono nella fedeltà della ricostruzione storica, un primato indiscutibile e ciò è già molto in un periodo di abulìa e di rinuncia per la cinematografia italiana. In questo films hanno profuso la valentìa, l’abilità grande artisti come Rina de Liguoro e Maria Corda, Emilio Ghione, Victor Varkony e Bernard Goetzke e ne sono stati metteurs-en scene Amleto Palermi e Carmine Gallone.
Al Cinema Reale di Milano questo films – come in altri lussuosi locali d’Italia – ha ottenuto un successo senza pari; ne diamo un brevissimo riassunto per chi non avesse avuto la fortuna di vederlo. Le patrti sono così distribuite: Jone (contessa Rina de Liguoro), Nydia (Maria Corda), Glauco (Victor Varkony), Arbace (Bernard Goetzke). Calemus (Emilio Ghione).
Ed ecco ora la trama della superba ricostruzione storica:
Nel ’79 dopo Cristo, dolcemente distesa nella lussureggiante pianura Campana, Pompei, città di delizia di Roma imperiale, viveva la sua vita di ozi e di piaceri, ignara della sorte tremenda a cui era destinata dal fato.
Nelle terme stabiane …
Con “Gli ultimi giorni di Pompei “, di cui abbiamo dato un succinto riassunto, la cinematografia italiana – industria e arte – rimerita quel posto d’onore che la famosa annosa crisi le aveva precluso. Noi ci auguriamo di poter salutare da queste colonne, la completa resurrezione di un’attività nazionale che fu vanto ed onore dell’Italia, che fu – per l’Italia – nobile primato nel mondo.
Spectator

Cine-Cinema Anno II -N. 7, Aprile 1926


mercoledì 27 luglio 2016

Strada senza fine






Mikio Naruse,  限りなき舗道 (Kagirinaki Hodo), 1934

lunedì 4 luglio 2016

Like a thunderbolt


Michael Cimino (1939 - 2016)
al tempo di Thunderbolt and Lightfoot -1974
Sette film, Seven masterpieces, come Andrej Arsen'evič Tarkovskij e Sergio Leone

martedì 28 giugno 2016

Erano donne






il mio video l'hanno bannato ma lo potete vedere qui:

domenica 26 giugno 2016

ARES di Rodi



Mimmo Palmara
1928 - 2016
in
Il Colosso di Rodi (1961)

mercoledì 22 giugno 2016

Cinecittà al Quadrato



Ed eccoci ormai giunti ai teatri di posa, in numero complessivo di nove. Non ideati tutti con una dimensione standard e neanche diversi l’uno dall’altro, presentano tipi (3. 6, 7. 10) che possono corrispondere a lavorazione di scene dalle dimensioni modeste e sono stati studiati perla percezione dei rumori e dei suoni più delicati e difficilmente riproducibili; altri, più vasti e con i primi collegati (4. 5. 8. 9), corrispondono bene alla lavorazione di scene di complesso abbastanza importanti; mentre l’immenso teatro centrale [11] è riservato alle riprese che richiedano un imponente complesso di masse, ovvero importanti movimenti da eseguirsi al coperto. Dimensioni rispettive dei tre tipi: 15 x 30, 20 x 40, 36 X 60.
La costruzione dei teatri è stata prevista, sotto I'aspetto tecnico, non con la comune intravatura metallica dei soliti studii cinematografici - e che trasmette le vibrazioni daIl'uno all'altro estremo -, ma con tre materiali costruttivi diversi, in maniera da isolare e spezzare ogni e qualsiasi vibrazione; mentre la struttura delle coperture, in base ai medesimo principio,risulterà di ben cinque diversi materiali antifonici: un aereo potrà passare rombando a soli 5 metri di distanza dal letto senza che la minima vibrazione sia avvertita all'interno. Tutti i teatri saranno provvisti di modernissimi servizi di ventilazione, raffreddamento e riscaldamento: servizi non solo centrali ma particolari ai singoli teatri; anche per evitare le costose dispersioni, inevitabili con lunghe condutture. Opportune passerelle entreranno in funzione per il completamento minuto del lavoro, divenendo – mercé speciali argani elettrici - più rapida, ed economica la parte più pesante, tanto per il trasporto e il montaggio del materiale scenico quanto per lo spostamento delle singoli lampade o dei complessi di lampade per l'illuminazione delle scene dall'alto.

Lungo i fianchi dei teatri corrono paralleli due caseggiati (12, 13) a due piani: nell’inferiore si troveranno fondali e materiale standardizzato e i laboratorii di allestimento scene; nel superiore i camerini degli attori, suddivisi in reparto maschile e femminile. Così per via sotterranea o livello-terra affluirà al teatro di posa tutto quanto deve esservi condotto per arredamento, costruzioni sceniche, ecc.: dal di sopra affluiranno direttamente ai teatri gli artisti principali.
Il teatro maggiore è aperto verso la campagna, dove vi sarà una larga piscina capace di 2.500 mc. di acqua, così da permettere qualsiasi ripresa che richieda uno specchio d'acqua notevole. La piscina rappresenta altresì un mezzo ausiliario di sicurezza, consentendo l’uso immediato, mediante appositi congegni, di una imponente massa d'acqua in caso di incendio. Tutti i servizii, del resto, sono muniti di sistemi d’idranti comandabili con estrema agevolezza.
E giacché parliamo di elementi sussidiarii, val la pena di dare un'occhiata alla serra [20), destinata ad accogliere le più svariate qualità di piante nostrane ed esotiche; a una bella vasca d’acqua a cristallo per le prese subacquee (23); anche, perché no, ad un angolo caratteristico del terreno, lasciato selvaggio e arricchito di grandi grotte naturali di tufo e pozzolana. Atte a servire per ogni figurazione di terreno, specialmente montagnoso.
Ma riprendiamo il giro degli edifici. Sulla destra, dei teatri, e in prossimità dell'ingresso secondario, si scorgono i caseggiati (14) per falegnameria, scenografi, formatori; e i magazzini generali. Attiguo ['I6) è il reparto ingrandimenti fotografici.
Passando ora sulla sinistra degli studiì, cioè a dire dalla parte opposta rispetto all'asse principale della Città, vediamo subìto innalzarsi verso il cielo (17) una grande torre-pozzo, che per gli impianti di raffreddamento e per ì casi d'incendio possa fornire la considerevole massa d'acqua necessaria con una pressione di 3-4 atmosfere. Alla sommità della torre è una piattaforma girante per grandiose prese dall’alto, verso il vasto terreno libero circostante.
Retrocediamo verso l'ingresso principale; ecco apparirci, in posizione appartata e protetta per le particolari condizioni ed esigenze di lavoro, cinti da mura come una vera torre d'acciaio sottratta ad ogni curiosità e ad ogni intervento di estranei, i fabbricati contenenti gli impianti di sviluppo e stampa (18) e i laboratorii di montaggio [19], i più moderni c completi d'Europa. Anche qui, come d’ovunque, separazione e coordinamento delle lavorazioni, secondo un criterio logico e rigoroso.
Tornando verso il centro del parco-giardino, s'incontra l’edificio tecnico del suono e della proiezione; la parte essenziale cioè, il cuore stesso di tutto il complesso degli impianti, e che richiede in conseguenza lo studio più attento e la cura più delicata. L'edificio (21) consiste di quattro studii, con cabine ed impianti fissi Il più importante verrà eseguito con originale struttura interna 'a campana', a perfetta tenuta acustica, e servirà per le registrazioni sonore speciali ce per il missaggio. Altri due saranno adibiti alla sincronizzazione (con pareti mobili onde permettere la variazione delle riverberazioni e raggiungere le diverse tonalità richieste): e l'ultimo, il più vasto, sarà dedicato alle grandi orchestre.
In prossimità di questo padiglione quadripartito si erge, costruito secondo le più perfette regole dell'acustica, un bel fabbricato modernissimo (22)., una  sala di proiezione modello: cioè un cinematografo non diverso sostanzialmente da quelli destinati al pubblico, ma concepito e realizzato in guisa da consentire una riproduzione sonora assolutamente perfetta e quindi da dar modo di giudicare con decisione assoluta sul valore conclusivo del film realizzato, dal duplice punto di vista del rendimento fotografico e sonoro.
Altri edifici degni di rilievo, e coi quali concluderemo il nostro troppo rapido giro, quello (24) destinato alla Direzione Generale ed agli uffici dei reparti costruzione, lavorazione, approvvigionamenti e personale; il ristorante principale (25}; il fabbricato (26) per operatori, macchinario speciale da presa, trucks sonori per esterni, ecc.
A vantaggio dei curiosi si può aggiungere che sono inoltre previsti: un reparto con teatro miniature-trucchi e cartoni animali, dotato di piattaforma girevole per film a corto metraggio di propaganda e pubblicità; nonché un teatro di ripresa speciale dei trucchi per la riproduzione senza scenografia.
Come si vede, lo strumento è pronto.
Auguriamo che altrettanto pronto ed adeguato sia lo spirito, a renderci anche in questo campo un primato che fu nostro.
Frattanto dobbiamo segnalare, ad onore e ad auspicio della grande iniziativa, il provvido ausilio della Direzione Generale della Cinematografia, che mostra, ancora una volta, di essere all’altezza dei tempi e del suo compito, e la salda intraprendenza dell’on. Roncoroni, che reca in questo non facile e non semplice mondo cinematografico la presenza operante e la garenzia di un industriale serio ed esperto. (Fine)
G. PAOLUCCI DI CALBOLI, in CINEMA, Anno I,Luglio Dicembre 1936, XV



lunedì 20 giugno 2016

Cinecittà al Quadrato

Sono ormai lontanissimi i tempi, da noi e altrove, nei quali il problema dell’impianto di uno stabilimento per riprese cinematografiche si esauriva nella semplice costruzione di uno o più studi con servizi annessi. Tutti ricordano l'epoca in cui nelle principali città italiane, a Roma, Milano, Torino. Firenze ecc. sorsero qua e là, senza un piano prestabilito, senza collegamento alcuno tra di loro, senza un esame accurato del terreno e dell’ubicazione, i tipici capannoni dell’età d'oro della nostra cinematografia tra l’anteguerra e il dopoguerra.
In Europa, gli stabilimenti dell’Ufa a Neubabelsberg; in America, i tantissimi di Hollywood e Los Angeles, vennero poi a dare il senso delle molteplici necessità d'ogni ordine che un centro di produzione cinematografica deve tenere presenti, se vuol conciliare - come è necessario - le ragioni sottili dell’arte con quelle imperiose ed estremamente complesse della vitalità industriale, nonché con le esigenze sempre crescenti della tecnica.
Mettendo mano ai nuovi grandiosi stabilimenti della Cines - ideati dall’architetto Peresutti - e che saranno pronti nel giorno del Natale di Roma dell'Anno XV - l' Italia può dirsi certa di aver soddisfatto con visione organica e totalitaria all'insieme di codeste esigenze. E' lecito anzi dire che il progetto è stato concepito con tale larghezza di vedute e modernità di criteri da porre la Città del Cinema, dal lato dell’attrezzatura industriale, all’avanguardia degli stabilimenti maggiori del mondo.
Pensiamo che possa riuscire interessante per il vasto pubblico amante dello schermo, ma ignaro generalmente dei formidabili quesiti d'ogni genere connessi alla produzione filmistica, compiere in nostra compagnia un rapido giro per il sonante cantiere del Quadrato.
Ma ecco subito la prima domanda del lettore: “ Perché il Quadrato? “ E un secondo chiederà: « Non sarebbe stata più comoda una località più prossima al centro? ›› Ma un terzo: Non era meglio, allora, andare anche più lontani, staccarsi completamente dal traffico e dal rumore di Roma? “
A questi interrogativi conviene rispondere con un interrogativo: “Perché è stata scelta una zona proprio al limite del piano regolatore? “
Bisogna tenere presente che ben ideato e ben situato e prima di tutto quel centro cinematografico che può provvedere senza il minimo impaccio a|l'approvvigionamento rapido, semplice, economico di mezzi e di uomini. Coloro che hanno qualche pratica della lavorazione e ne conoscono i mille continui svariati bisogni, ci possono dire come sia essenziale potersi procurare nel più breve tempo ce senza soverchia spesa di trasporto i materiali occorrenti, e far giungere fresco e riposalo sul posto il “ materiale umano “ (attori, tecnici, maestranze. ecc.). Se questo punto di vista, consiglierebbe la scelta di un luogo centrale in una grande città, la gente del mestiere sa d'altra parte tutti gli inconvenienti insormontabili di una simile scelta (i vecchi stabilimenti Cines di via Vejo, benché non centralissimi, soffrivano molto di questo difetto). La Città del Cinema al Quadrato, posta proprio al limite del piano regolatore della Grande Roma, consente i più agevoli e fulminei trasporti di masse dal centro in pochi minuti e con dispendio minimo. E si capisce cosa significa avere alle spalle una grande città come Roma: serbatoio inesauribile per tutto ciò che possa occorrere, da un contorsionista a un pappagallo ammaestrato, da una colubrina a un competente di storia del Rinascimento, da uno strabico a un cassone intagliato: per tutto quanto riguarda, in due parole, arredamento, tipi, masse, artigiani specializzati, mezzi tecnici, ausiliari e via dicendo. Non ultimo vantaggio. quello di consentire ad artisti, tecnici, comparse, operai, di raggiungere immediatamente, e in qualunque ora del giorno e della notte, il posto di lavoro senza per questo restar estraniati totalmente dall’ambiente familiare, come accade fatalmente là dove la distanza dalla città sia di 30, 40 o 50 chilometri. Si pensi infine, per fare un esempio significativo, alle possibilità che offre una Città come la Capitale, nel campo musicale, d'impiego collettivo e singolo per lavori cinematografici, senza che i vari esecutori debbano interrompere od annullare i loro contratti o le loro posizioni di impiego. In due ore essi possono raggiungere la località, compiere la parte, tornar liberi per le loro normali attività. Concludendo, i nuovi stabilimenti Cines sono dentro la città, e in pari tempo totalmente isolati da essa; sono alle porte di Roma, ed hanno intorno un immenso respiro di terreni, cosi da consentire qualunque possibilità in fatto di “esterni“.
Il centro sorge sulla via Tuscolana al settimo chilometro e copre un'area di circa 600.000 metri quadrati. ll complesso degli stabilimenti ed edifici collegati e giardini occuperà a sua volta un'area di circa 120.000 mq., rimanendo cosi circa 480.000 mq. di terreno a disposizione per costruzioni di esterni e movimento di grandi masse. Queste semplici cifre bastano a suggerire la grandiosità dell'opera. (continua)
G. PAOLUCCI DI CALBOLI, in CINEMA, Anno I,Luglio Dicembre 1936, XV